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Bancarotta fraudolenta e patto di riservato dominio

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 28101/2024, ha confermato una condanna per bancarotta fraudolenta a carico di un imprenditore che aveva ceduto l’unico asset aziendale prima del fallimento. Anche se i beni erano stati acquistati con patto di riservato dominio e non erano ancora di piena proprietà, la loro cessione a un prezzo irrisorio è stata considerata un atto distrattivo, dannoso per i creditori, configurando così il reato di bancarotta fraudolenta.

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Pubblicato il 5 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale

Bancarotta Fraudolenta: Anche la Cessione di Beni non Pagati è Reato

Introduzione: Il Caso e la Decisione della Cassazione

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha riaffermato un principio cruciale in materia di bancarotta fraudolenta: anche i beni non ancora interamente pagati, e quindi non di piena proprietà dell’azienda, fanno parte del patrimonio tutelato dalla legge fallimentare. La loro cessione ingiustificata prima del fallimento può integrare il reato. Analizziamo questa importante decisione per capire le sue implicazioni pratiche per gli imprenditori.

I Fatti di Causa: La Cessione Sospetta del Ramo d’Azienda

Il caso riguarda un imprenditore condannato in primo grado e in appello per bancarotta fraudolenta patrimoniale e documentale. Pochi mesi prima della dichiarazione di fallimento, egli aveva ceduto l’unico e principale bene della sua società, un supermercato comprensivo di attrezzature del valore di oltre 125.000 euro, al prezzo irrisorio di 7.500 euro. La difesa dell’imputato si basava su un punto fondamentale: le attrezzature erano state acquistate con un contratto di vendita con “patto di riservato dominio” e, non essendo state pagate tutte le rate, la proprietà non si era ancora trasferita alla società fallita. Di conseguenza, secondo la tesi difensiva, non si poteva parlare di distrazione di beni propri.

L’analisi della Corte sulla Bancarotta Fraudolenta Patrimoniale

La Suprema Corte ha respinto completamente la tesi difensiva, confermando la condanna. Il ragionamento dei giudici si è concentrato sulla nozione di “patrimonio aziendale”, che non si limita ai soli beni di cui si ha la piena proprietà.

Irrilevanza della Piena Proprietà del Bene

Il punto centrale della decisione è che il patrimonio di un’impresa è costituito dal complesso dei rapporti giuridici ed economici che ad essa fanno capo. Un bene acquistato con riserva di proprietà, pur non essendo ancora di titolarità dell’acquirente, rappresenta un valore economico tangibile. Nel caso specifico, il curatore fallimentare avrebbe avuto due possibilità:
1. Subentrare nel contratto, pagare le rate rimanenti e acquisire definitivamente i beni al patrimonio fallimentare.
2. Sciogliere il contratto, restituire i beni al venditore e ottenere indietro le rate già versate (al netto di un equo compenso per l’uso).
La cessione operata dall’imprenditore ha cancellato queste opzioni, privando di fatto i creditori di un valore economico su cui avrebbero potuto rivalersi.

Il Danno Concreto per i Creditori

L’operazione è stata ritenuta distrattiva perché ha svuotato la società del suo unico asset produttivo senza un corrispettivo adeguato e senza alcun vantaggio per l’impresa, ormai prossima al fallimento. Il carattere fraudolento, secondo la Corte, è palese data l’enorme sproporzione tra il valore dei beni (125.811 euro) e il prezzo di vendita (7.500 euro), peraltro mai effettivamente incassato dalla società. Si configura quindi una classica operazione di bancarotta fraudolenta per distrazione.

La questione della Bancarotta Fraudolenta Documentale

Oltre alla distrazione dei beni, all’imprenditore è stata contestata la bancarotta fraudolenta documentale. Egli non aveva tenuto regolarmente le scritture contabili negli ultimi due anni prima del fallimento. Questa omissione ha reso impossibile per gli organi della procedura ricostruire fedelmente il patrimonio e i movimenti economici della società. Tale condotta, oltre a costituire un reato autonomo, ha avuto l’effetto di impedire l’accertamento preciso del danno, escludendo così la possibilità di applicare l’attenuante del danno di speciale tenuità.

Le motivazioni

La Corte di Cassazione ha motivato il rigetto del ricorso sottolineando come il patrimonio aziendale tutelato dalla legge fallimentare non coincida con la nozione civilistica di proprietà. Esso include qualsiasi elemento attivo, anche un diritto personale di godimento o un’aspettativa giuridica, che abbia un valore economico per l’impresa e, di conseguenza, per i suoi creditori. La cessione di un bene acquistato con riserva di proprietà costituisce reato perché sottrae al curatore la facoltà di scegliere come gestire quel rapporto contrattuale nell’interesse della massa dei creditori. L’operazione, priva di una logica economica e dannosa, rivela la chiara intenzione di frodare le ragioni creditorie, integrando pienamente l’elemento soggettivo del dolo richiesto per la bancarotta fraudolenta.

Le conclusioni

La sentenza consolida un principio fondamentale: la responsabilità penale per bancarotta fraudolenta non dipende dalla titolarità formale dei beni, ma dalla loro effettiva appartenenza al complesso aziendale. Gli imprenditori in difficoltà devono essere consapevoli che qualsiasi atto di disposizione del patrimonio, anche relativo a beni non interamente pagati, deve essere compiuto con la massima trasparenza e non deve pregiudicare le legittime aspettative dei creditori. In caso contrario, le conseguenze penali possono essere molto gravi.

La vendita di un bene acquistato con patto di riservato dominio, ma non ancora interamente pagato, può configurare bancarotta fraudolenta?
Sì. La Corte di Cassazione ha stabilito che anche i beni non ancora di piena proprietà, ma nella disponibilità giuridica dell’impresa, fanno parte del patrimonio aziendale. La loro cessione senza un’adeguata contropartita, soprattutto in prossimità del fallimento, costituisce un atto distrattivo che danneggia i creditori e integra il reato di bancarotta fraudolenta.

Perché la Corte non ha considerato valida la difesa basata sulla mancanza di proprietà dei beni ceduti?
La Corte ha spiegato che il patrimonio di un’impresa non è composto solo dai beni di cui ha la piena proprietà, ma da tutti i rapporti giuridici economicamente valutabili. Un bene con riserva di dominio rappresenta un valore, poiché il curatore fallimentare avrebbe potuto scegliere di saldare il debito per acquisirlo o risolvere il contratto ottenendo la restituzione delle rate pagate. La cessione ha sottratto questa possibilità, impoverendo il patrimonio a disposizione dei creditori.

L’impossibilità di ricostruire la contabilità aziendale che conseguenze ha avuto nel processo?
La tenuta irregolare e l’omessa consegna delle scritture contabili degli ultimi due anni hanno integrato il reato di bancarotta fraudolenta documentale. Questa condotta ha reso impossibile determinare con esattezza l’entità del danno causato ai creditori, rendendo inapplicabile la circostanza attenuante del danno di speciale tenuità.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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