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Bancarotta fraudolenta: dolo specifico per occultamento

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 13614/2024, ha dichiarato inammissibile il ricorso di un amministratore condannato per bancarotta fraudolenta documentale. La Corte ha stabilito che la sottrazione delle scritture contabili, tale da impedire la ricostruzione del patrimonio, integra il dolo specifico di pregiudicare i creditori, escludendo la derubricazione a bancarotta semplice. La volontà di danneggiare il Fisco, unico grande creditore, è stata considerata prova del ‘disegno’ criminoso.

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Pubblicato il 10 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale

Bancarotta Fraudolenta: Quando l’Occultamento delle Scritture Rivela il Dolo

La recente sentenza della Corte di Cassazione, n. 13614 del 2024, offre un’importante lezione sulla bancarotta fraudolenta documentale, delineando con precisione i confini tra la condotta dolosa e quella meramente colposa. Il caso riguarda un amministratore unico condannato per aver sottratto le scritture contabili della sua società, poi fallita, rendendo impossibile la ricostruzione del patrimonio a danno dei creditori. La Suprema Corte ha confermato la condanna, chiarendo come la prova del dolo specifico possa essere desunta dal comportamento dell’imputato.

I Fatti del Caso

Un amministratore unico di una S.r.l., dichiarata fallita nel marzo 2013, veniva condannato sia in primo grado che in appello per il reato di bancarotta fraudolenta documentale. L’accusa specifica era quella di aver sottratto o distrutto i libri e le scritture contabili della società, impedendo di fatto al curatore fallimentare di ricostruire l’attivo e il passivo dell’impresa.

L’imputato ha presentato ricorso in Cassazione, sostenendo che la sua condotta dovesse essere riqualificata come bancarotta documentale semplice, un reato meno grave. A suo dire, mancava la prova del ‘dolo specifico’, ovvero dell’intenzione mirata a procurare un ingiusto profitto a sé o ad altri e a danneggiare i creditori. La difesa lamentava un’assoluta carenza di motivazione su questo punto, evidenziando l’assenza di atti di distrazione patrimoniale e sostenendo che il comportamento dell’amministratore fosse al più riconducibile a un ‘volontario disinteresse’ o a negligenza.

La Decisione della Corte di Cassazione e la Bancarotta Fraudolenta

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, dichiarandolo inammissibile e confermando la condanna per bancarotta fraudolenta. La decisione si fonda su un’attenta analisi della condotta dell’amministratore e dell’elemento psicologico del reato.

La Distinzione tra Bancarotta Documentale Specifica e Generica

I giudici hanno innanzitutto chiarito un punto cruciale: il caso in esame non riguardava una generica irregolarità nella tenuta delle scritture (che presuppone che queste siano state consegnate al curatore, seppur mal tenute), bensì una condotta di sottrazione o occultamento. Si tratta di una fattispecie autonoma e alternativa prevista dall’art. 216 della Legge Fallimentare, che si concretizza nella fisica indisponibilità dei documenti per gli organi della procedura fallimentare.

Il Dolo Specifico nella Bancarotta Fraudolenta Documentale

Il cuore della sentenza riguarda la prova del dolo specifico. La difesa sosteneva che senza atti di distrazione di beni, non si potesse presumere l’intento fraudolento. La Cassazione ha respinto questa tesi, affermando che la finalità dell’incriminazione per omessa tenuta o sottrazione della contabilità è proprio quella di prevenire la dissimulazione di atti di depauperamento del patrimonio. La condotta stessa di occultare le scritture è funzionale a nascondere tali atti.

Le Motivazioni della Sentenza

La Corte ha ritenuto che le argomentazioni dei giudici di merito fossero corrette e non illogiche. La prova del dolo specifico è stata tratta da due elementi principali:

1. La Condotta di Occultamento: Le scritture contabili esistevano (erano state usate anche per un tentativo di concordato), ma non sono mai state consegnate al curatore. Questo comportamento attivo ha impedito la ricostruzione del patrimonio e dei movimenti finanziari, rendendo impossibile rintracciare eventuali beni aziendali o crediti. L’assenza di beni al momento del fallimento, pur non essendo contestata una distrazione diretta, ha rafforzato l’ipotesi che l’occultamento servisse a coprire tali operazioni.

2. Il ‘Disegno’ a Danno dell’Erario: Un dato determinante è stato che il passivo fallimentare, pari a circa 5,5 milioni di euro, era quasi interamente costituito da debiti nei confronti del Fisco. La Corte ha visto in ciò la prova di un ‘disegno’ specifico dell’imputato, volto a danneggiare in modo mirato il creditore pubblico. Questo ha escluso la possibilità di derubricare il fatto a bancarotta semplice, che è caratterizzata da un atteggiamento di mera superficialità o da un dolo generico.

La Corte ha inoltre sottolineato che l’obbligo di regolare tenuta e consegna delle scritture è un dovere personale dell’amministratore, che non può essere trasferito a terzi per esimersi da responsabilità.

Le Conclusioni

Questa sentenza ribadisce un principio fondamentale in materia di reati fallimentari: la sottrazione deliberata delle scritture contabili non è una semplice negligenza, ma una condotta che, di per sé, può essere sufficiente a dimostrare l’intento fraudolento richiesto per la bancarotta fraudolenta. Quando l’occultamento rende impossibile la ricostruzione del patrimonio e sembra finalizzato a proteggere interessi specifici a danno dei creditori (in particolare, come in questo caso, l’Erario), la sussistenza del dolo specifico diventa una deduzione logica difficilmente contestabile.

Quando l’omessa consegna delle scritture contabili costituisce bancarotta fraudolenta e non semplice?
Costituisce bancarotta fraudolenta quando la condotta non è frutto di negligenza, ma di un atto deliberato di sottrazione o occultamento che impedisce la ricostruzione del patrimonio aziendale. Secondo la sentenza, tale condotta è di per sé indicativa della volontà di arrecare un pregiudizio ai creditori (dolo specifico), escludendo la fattispecie meno grave della bancarotta semplice.

Come si dimostra il dolo specifico dell’amministratore nella bancarotta documentale?
Il dolo specifico può essere provato attraverso elementi presuntivi e logici. Nel caso di specie, la Corte lo ha desunto dalla circostanza che l’occultamento ha reso impossibile rintracciare beni e crediti, e dal fatto che la quasi totalità del passivo era verso un unico creditore (il Fisco), rivelando un ‘disegno’ mirato a danneggiare quest’ultimo.

L’amministratore è responsabile anche se affida la contabilità a un’altra persona?
Sì. La sentenza ribadisce che l’obbligo di tenere regolarmente le scritture contabili e di consegnarle al curatore in caso di fallimento è un dovere che la legge pone a carico dell’amministratore. Tale obbligo non può essere trasferito a terzi al punto da escludere la propria responsabilità penale in caso di sottrazione o distruzione dei documenti.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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