LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Bancarotta fraudolenta: dolo generico è sufficiente

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un amministratore condannato per bancarotta fraudolenta patrimoniale. La Corte ha ribadito che per configurare il reato è sufficiente il dolo generico, ossia la consapevolezza di distrarre beni dal patrimonio sociale, senza che sia necessario l’intento specifico di danneggiare i creditori. Inoltre, è stata respinta la tesi difensiva del ‘vantaggio compensativo’ all’interno di un gruppo societario, poiché tale vantaggio non era né concreto né fondatamente prevedibile.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 6 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale

Bancarotta Fraudolenta: Per la Cassazione Basta il Dolo Generico

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione torna a fare luce su un tema cruciale del diritto penale commerciale: la bancarotta fraudolenta per distrazione. Con la pronuncia in esame, la Suprema Corte ha confermato un principio consolidato, specificando che per la configurazione del reato non è richiesto l’intento specifico di danneggiare i creditori, essendo sufficiente il cosiddetto ‘dolo generico’. Analizziamo insieme i dettagli di questa importante decisione.

I Fatti del Caso

Il caso riguarda l’amministratore di una società a responsabilità limitata, la ‘Società Alfa S.r.l.’, successivamente dichiarata fallita. L’amministratore era stato condannato in primo e secondo grado per aver disposto un bonifico di 220.000 euro a favore di un’altra azienda, la ‘Società Gamma S.r.l.’. Quest’ultima, a sua volta, aveva trasferito la medesima somma a una terza società, la ‘Società Beta Sas.’, riconducibile allo stesso gruppo dell’imputato.

La difesa dell’amministratore sosteneva che l’operazione dovesse essere letta nell’ambito di una logica di gruppo societario. Secondo questa tesi, il trasferimento di fondi, sebbene apparentemente svantaggioso per la Società Alfa, sarebbe stato giustificato da ‘vantaggi compensativi’ derivanti dall’appartenenza al gruppo, come previsto dall’articolo 2634 del codice civile.

La Decisione della Cassazione sulla Bancarotta Fraudolenta

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, ritenendolo generico e manifestamente infondato. La decisione si basa su due pilastri argomentativi fondamentali, che demoliscono le tesi difensive.

Il Rigetto della Tesi del ‘Vantaggio Compensativo’

In primo luogo, i giudici hanno smontato l’argomento del vantaggio di gruppo. La Corte ha sottolineato che, per poter invocare tale esimente, il vantaggio compensativo per la società che compie l’atto svantaggioso deve essere ‘concreto’ e ‘fondatamente prevedibile’. Nel caso specifico, invece, non solo non è stata fornita prova di un simile vantaggio, ma i fatti dimostravano il contrario: a soli due mesi dal trasferimento, i fondi erano già considerati inesigibili. Pertanto, l’operazione è stata qualificata come una mera e ingiustificata operazione di spostamento di fondi tra entità distinte, a danno della società fallita e dei suoi creditori.

La Conferma del Dolo Generico per la Bancarotta Fraudolenta

In secondo luogo, e questo è il punto di maggior rilievo, la Cassazione ha rigettato la tesi difensiva sulla mancanza dell’elemento soggettivo del reato. L’imputato sosteneva di non aver agito con ‘l’intenzione di procurare un danno ai creditori’.

La Corte ha ribadito un principio cardine, già sancito dalle Sezioni Unite: il delitto di bancarotta fraudolenta per distrazione è sorretto dal dolo generico. Ciò significa che per la condanna è sufficiente la consapevole volontà di dare al patrimonio sociale una destinazione diversa da quella di garanzia delle obbligazioni contratte. Non è necessaria la consapevolezza dello stato di insolvenza dell’impresa, né lo scopo specifico di recare pregiudizio ai creditori. L’atto di distrarre un bene dal suo scopo naturale di garanzia patrimoniale integra, di per sé, l’elemento soggettivo richiesto dalla norma.

Le Motivazioni

Le motivazioni della Corte Suprema sono chiare e dirette. Il ricorso è stato giudicato generico perché non ha aggredito specificamente le rationes decidendi delle sentenze di merito con elementi concreti e decisivi emersi nel processo. La Corte ha stabilito che la difesa basata sul vantaggio di gruppo non può essere una formula vuota, ma deve poggiare su prove concrete di un beneficio reale e prevedibile per la società che subisce il pregiudizio. Sul piano del dolo, la Corte ha semplicemente applicato un orientamento giurisprudenziale consolidato e autorevole, secondo cui la volontà consapevole di distrarre un bene dal patrimonio aziendale esaurisce l’elemento psicologico del reato di bancarotta fraudolenta.

Conclusioni

Questa ordinanza rafforza un importante monito per amministratori e imprenditori. La gestione del patrimonio sociale deve essere sempre improntata alla massima correttezza, specialmente in situazioni di difficoltà economica. La giurisprudenza sulla bancarotta fraudolenta è rigorosa: qualsiasi operazione che distolga risorse dalla loro funzione di garanzia per i creditori è potenzialmente un reato, a prescindere dalle intenzioni soggettive dell’agente. La scusante del ‘vantaggio di gruppo’ è una via stretta e percorribile solo a fronte di prove inoppugnabili di un reale e tangibile ritorno per la società sacrificata, un onere probatorio che, come dimostra questo caso, è molto difficile da soddisfare.

Per commettere il reato di bancarotta fraudolenta per distrazione è necessario avere l’intenzione specifica di danneggiare i creditori?
No, secondo la Corte di Cassazione è sufficiente il dolo generico. Basta la consapevolezza e la volontà di dare al patrimonio sociale una destinazione diversa da quella di garanzia per le obbligazioni contratte, senza che sia necessario lo scopo di recare pregiudizio ai creditori.

Un’operazione svantaggiosa per una società può essere giustificata se fa parte di un gruppo di imprese?
In teoria sì, ma solo se il sacrificio è compensato da un vantaggio concreto e fondatamente prevedibile per la stessa società, derivante dal suo collegamento al gruppo. Nel caso esaminato, la Corte ha ritenuto che tale vantaggio non esistesse, rendendo l’operazione illecita.

Perché il ricorso dell’amministratore è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché ritenuto generico e manifestamente infondato. L’imputato non ha fornito elementi specifici e decisivi per contestare la decisione dei giudici di merito, e le sue argomentazioni sulla mancanza di dolo e sulla legittimità dell’operazione nell’ambito del gruppo non hanno trovato fondamento nel diritto vigente e nella giurisprudenza consolidata.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati