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Bancarotta Fraudolenta: dolo generico e specifico

La Corte di Cassazione conferma la condanna per bancarotta fraudolenta di un’imprenditrice che aveva trasferito i beni della sua società fallita a una nuova impresa individuale. La sentenza chiarisce l’essenziale distinzione tra dolo generico, sufficiente per la bancarotta documentale per irregolare tenuta delle scritture, e dolo specifico, necessario solo in caso di occultamento o distruzione.

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Pubblicato il 27 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale

Bancarotta Fraudolenta: La Cassazione chiarisce il dolo documentale

Una recente sentenza della Corte di Cassazione fornisce importanti chiarimenti in materia di bancarotta fraudolenta, distinguendo nettamente le condotte distrattive da quelle documentali e precisando la natura dell’elemento psicologico richiesto per la loro configurazione. Il caso riguarda un’imprenditrice condannata per aver svuotato la propria società, ormai prossima al fallimento, trasferendone i beni a una nuova impresa individuale creata ad hoc, e per aver tenuto in modo irregolare la contabilità.

I Fatti: Dalla Crisi Aziendale al Trasferimento dei Beni

L’amministratrice di fatto di una S.r.l., dichiarata fallita nel 2017, veniva accusata di due distinti reati di bancarotta. In primo luogo, le veniva contestata la bancarotta per distrazione, poiché aveva trasferito l’intero patrimonio aziendale – inclusi avviamento, dipendenti e beni strumentali – a una sua nuova impresa individuale, senza versare alcun corrispettivo alla società originaria. In particolare, una parte rilevante della merce in magazzino, del valore di centinaia di migliaia di euro, non veniva ritrovata.

In secondo luogo, le veniva imputata la bancarotta documentale. Le scritture contabili, regolarmente tenute fino al 2015, risultavano parzialmente compilate per il 2016 e completamente assenti per i dieci mesi precedenti la dichiarazione di fallimento nel 2017.

La Difesa e i Motivi del Ricorso

L’imputata ha presentato ricorso in Cassazione sostenendo che le sue azioni non fossero dettate da un intento fraudolento. Secondo la difesa:

1. Il trasferimento dei beni era una necessità logistica dovuta alla risoluzione del contratto di locazione dei locali aziendali e non un’operazione fraudolenta. Inoltre, i beni trasferiti erano obsoleti e di scarso valore.
2. La condotta doveva essere al più riqualificata come bancarotta semplice, derivante da inettitudine professionale e non da un disegno criminoso.
3. Anche la bancarotta documentale doveva essere derubricata a semplice, in quanto la mancata tenuta della contabilità era dovuta a difficoltà economiche che le avevano impedito di rivolgersi a un commercialista, escludendo quindi il dolo specifico di recare pregiudizio ai creditori.

La Decisione sulla Bancarotta Fraudolenta Distrattiva

La Corte di Cassazione ha rigettato in toto le argomentazioni difensive. Per quanto riguarda la distrazione, i giudici hanno confermato che il trasferimento dell’intero complesso aziendale a una nuova impresa individuale, senza alcun corrispettivo, costituisce una palese condotta distrattiva. La giustificazione del ‘semplice spostamento’ è stata ritenuta infondata, poiché l’operazione ha comportato una vera e propria trasformazione giuridica, svuotando la società originaria a danno dei creditori. Anche l’argomento del modesto valore è stato respinto, in quanto dagli atti risultava la sparizione di numerosi altri beni.

Bancarotta Fraudolenta Documentale: La Differenza tra Dolo Generico e Specifico

Il punto centrale della sentenza riguarda la bancarotta fraudolenta documentale. La Corte ha ribadito un principio fondamentale: la natura del dolo richiesto cambia a seconda della condotta contestata.

Quando è richiesto il Dolo Specifico

Il dolo specifico, ovvero l’intenzione di procurare a sé o ad altri un ingiusto profitto o di recare pregiudizio ai creditori, è necessario solo per le condotte di sottrazione, distruzione o occultamento delle scritture contabili.

Quando è sufficiente il Dolo Generico

Per la condotta di irregolare o incompleta tenuta della contabilità, è sufficiente il dolo generico. Questo consiste nella consapevolezza e volontà di tenere le scritture in un modo talmente disordinato da impedire la ricostruzione del patrimonio e del movimento degli affari, senza che sia necessario provare un fine ulteriore. Nel caso di specie, la Corte ha ritenuto che la tenuta parziale per un anno e l’omessa tenuta per quasi tutto l’anno successivo integrassero pienamente questa fattispecie.

Le Motivazioni

La Corte ha valorizzato diversi elementi per ritenere provato il dolo dell’imputata. In primo luogo, la sua esperienza pregressa come amministratrice di altre tre società la rendeva ben consapevole dell’importanza di una regolare tenuta contabile. Non poteva, quindi, invocare una semplice incapacità o negligenza.

In secondo luogo, la condotta documentale è stata letta in combinato disposto con quella distrattiva: l’irregolarità contabile appariva funzionale a mascherare lo svuotamento del patrimonio aziendale. Inoltre, convocata dal curatore fallimentare, l’imputata non aveva riferito di aver trasferito i beni per continuare l’attività, ma aveva dichiarato di averli semplicemente stoccati presso l’abitazione della suocera e nel furgone aziendale, una versione smentita dai fatti. Questo comportamento è stato interpretato come un ulteriore indice della sua volontà fraudolenta.

Infine, la Corte ha respinto la richiesta di concessione dell’attenuante per il danno di speciale tenuità, sottolineando la sproporzione tra l’ingente passivo fallimentare (circa 400.000 euro) e le distrazioni operate (circa 250.000 euro) e ricordando che la valutazione della tenuità va fatta in relazione al valore della distrazione, non all’entità complessiva del passivo.

Le Conclusioni

Questa sentenza ribadisce con forza che il trasferimento di un’azienda a un’altra entità riconducibile allo stesso imprenditore, senza un adeguato corrispettivo, è un atto di bancarotta fraudolenta distrattiva. Soprattutto, consolida l’interpretazione giurisprudenziale sul dolo nella bancarotta documentale: se un imprenditore esperto tiene la contabilità in modo da renderla incomprensibile, si presume che lo faccia volontariamente (dolo generico), e non è necessario che l’accusa provi il suo specifico intento di frodare i creditori. Un monito per tutti gli amministratori sulla necessità di una gestione trasparente, soprattutto nei momenti di crisi.

Trasferire i beni di una società in crisi a una nuova impresa individuale costituisce bancarotta fraudolenta?
Sì. Secondo la sentenza, il trasferimento dell’intero patrimonio aziendale (beni, avviamento, dipendenti) a una nuova impresa riconducibile allo stesso soggetto, senza il pagamento di un corrispettivo, integra il reato di bancarotta fraudolenta per distrazione, in quanto sottrae tali beni alla garanzia dei creditori della società fallita.

Per la bancarotta fraudolenta documentale è sempre richiesto l’intento specifico di danneggiare i creditori?
No. La Corte chiarisce che il dolo specifico (il fine di recare pregiudizio ai creditori o di ottenere un ingiusto profitto) è richiesto solo per le condotte di occultamento o distruzione dei libri contabili. Per la loro irregolare o omessa tenuta, è sufficiente il dolo generico, cioè la coscienza e volontà di tenere la contabilità in modo da non permettere la ricostruzione del patrimonio.

Come si valuta l’attenuante del danno di speciale tenuità nella bancarotta?
L’attenuante del danno di speciale tenuità deve essere valutata in relazione all’importo della distrazione, ovvero alla diminuzione patrimoniale causata dalla condotta illecita dell’imputato. Non va invece rapportata all’entità totale del passivo fallimentare.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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