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Bancarotta fraudolenta: dolo generico e scritture

La Cassazione conferma la condanna per bancarotta fraudolenta documentale a un amministratore. La Corte chiarisce che per integrare il reato è sufficiente il dolo generico, ossia la consapevolezza di tenere le scritture contabili in modo tale da non rendere possibile la ricostruzione del patrimonio, non essendo necessario provare il dolo specifico di recare pregiudizio ai creditori, richiesto solo per la sottrazione o distruzione dei libri contabili. Viene inoltre negata l’applicazione delle attenuanti generiche in assenza di elementi positivi.

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Pubblicato il 26 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale

Bancarotta Fraudolenta Documentale: Dolo Generico vs. Dolo Specifico secondo la Cassazione

Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 2507/2024) torna a fare luce su un tema cruciale del diritto penale fallimentare: la bancarotta fraudolenta documentale. La pronuncia offre importanti chiarimenti sulla distinzione tra dolo generico e dolo specifico, delineando con precisione quando la semplice tenuta irregolare della contabilità sia sufficiente per una condanna. Analizziamo insieme i dettagli di questa decisione e le sue implicazioni pratiche per amministratori e imprenditori.

I Fatti di Causa

Il caso riguarda un amministratore di una società in nome collettivo, dichiarata fallita nel 2011, condannato in primo e secondo grado per bancarotta fraudolenta documentale. L’imputato, socio amministratore dal 1996, aveva proposto ricorso in Cassazione sostenendo, tra le altre cose, di essersi occupato solo di un ramo d’azienda nell’ultimo periodo di vita della società e che la responsabilità della contabilità irregolare fosse da attribuire ad altri. In particolare, contestava la sussistenza del dolo, affermando che la Corte d’Appello lo avesse desunto dalla mera irregolarità contabile, senza provare la specifica intenzione di arrecare un danno ai creditori.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha rigettato il ricorso, ritenendolo infondato. I giudici hanno colto l’occasione per ribadire i principi consolidati in materia, distinguendo nettamente le due diverse ipotesi di reato previste dall’art. 216 della legge fallimentare.

L’analisi della bancarotta fraudolenta documentale

La Cassazione ha chiarito che il reato di bancarotta fraudolenta documentale si articola in due fattispecie alternative:

1. Sottrazione, distruzione o falsificazione dei libri contabili: Questa condotta richiede il dolo specifico, ovvero la precisa intenzione di procurare a sé o ad altri un ingiusto profitto o di recare pregiudizio ai creditori.
2. Tenuta della contabilità in modo da rendere impossibile la ricostruzione del patrimonio o del movimento degli affari: Per questa ipotesi è sufficiente il dolo generico, che consiste nella consapevolezza e volontà di tenere la contabilità in maniera confusa, incompleta o irregolare, anche per omissione.

La Corte ha specificato che anche l’omessa o parziale tenuta dei libri contabili rientra in questa seconda categoria, poiché la norma mira a punire qualsiasi condotta che impedisca o renda eccessivamente difficoltosa la ricostruzione delle vicende economiche dell’impresa da parte degli organi fallimentari.

Il Dolo nel reato di bancarotta fraudolenta documentale

Il punto centrale della sentenza riguarda proprio la prova dell’elemento soggettivo. L’imputato sosteneva che, soprattutto per la mancata consegna del libro inventari, si dovesse provare il dolo specifico di danneggiare i creditori. La Cassazione ha smontato questa tesi, precisando che la Corte d’Appello aveva correttamente inquadrato tutte le condotte contestate (consegna di libri incompleti, lacunosi, con dati falsi come crediti inesistenti o saldi di cassa negativi) nell’alveo della bancarotta documentale ‘generica’.

In questi casi, il dolo è rappresentato dalla coscienza e volontà di creare un’opacità contabile. Il danno per i creditori è in re ipsa, un “pregiudizio conoscitivo” che impedisce loro di verificare la consistenza del patrimonio su cui rivalersi. Pertanto, una volta accertato che la contabilità è stata tenuta in modo da rendere impossibile la ricostruzione, diventa superfluo indagare sul dolo specifico, essendo sufficiente quello generico.

Le Circostanze Attenuanti Generiche

Infine, la Corte ha confermato il diniego delle attenuanti generiche. I giudici hanno ribadito un principio fondamentale: l’incensuratezza non è, di per sé, un elemento sufficiente per ottenere una riduzione di pena. Le attenuanti generiche richiedono la presenza di “elementi positivi” che dimostrino una minore meritevolezza di pena. Nel caso di specie, non solo tali elementi erano assenti, ma la stessa condotta dell’imputato, che aveva consegnato al curatore scritture incomplete e inattendibili, è stata considerata parte integrante del reato e non un fattore a suo favore.

le motivazioni
La sentenza ribadisce che la bancarotta fraudolenta documentale è una norma a tutela della trasparenza e della facile ricostruibilità delle vicende societarie. La distinzione tra dolo generico e specifico è netta: se un imprenditore distrugge i libri con lo scopo di frodare i creditori, commette una bancarotta che richiede il dolo specifico. Se, invece, tiene la contabilità in modo caotico e incomprensibile, la sua consapevolezza di tale condotta è sufficiente a integrare il reato (dolo generico), perché l’impedimento alla ricostruzione è già di per sé un danno per la procedura fallimentare.

le conclusioni
Questa pronuncia rappresenta un monito per tutti gli amministratori e imprenditori sull’importanza di una corretta e trasparente tenuta delle scritture contabili. Dimostra come il sistema giudiziario consideri la contabilità non un mero onere formale, ma uno strumento essenziale a garanzia dei terzi. L’irregolarità contabile non è una semplice negligenza, ma può configurare un grave reato penale per il quale la soglia della prova dell’intento colpevole è rappresentata dalla mera consapevolezza di creare confusione, senza necessità di dimostrare un fine fraudolento specifico.

Per il reato di bancarotta fraudolenta documentale è sempre necessario provare l’intenzione di danneggiare i creditori?
No. Secondo la sentenza, è necessario provare il dolo specifico di recare pregiudizio ai creditori (o di procurare un ingiusto profitto) solo nel caso di sottrazione o distruzione dei libri contabili. Per la tenuta della contabilità in modo da rendere impossibile la ricostruzione del patrimonio, è sufficiente il dolo generico, ossia la consapevolezza di tale condotta irregolare.

Tenere la contabilità in modo incompleto o confuso è sufficiente per essere condannati per bancarotta fraudolenta documentale?
Sì. La sentenza chiarisce che la tenuta di una contabilità incompleta, confusa o con dati falsificati, tale da rendere impossibile o estremamente difficile la ricostruzione del patrimonio e del movimento degli affari, integra pienamente il reato di bancarotta fraudolenta documentale, per il quale è sufficiente la consapevolezza di tale condotta (dolo generico).

L’assenza di precedenti penali garantisce l’applicazione delle attenuanti generiche?
No. La Corte ribadisce che la mera incensuratezza non è di per sé sufficiente per il riconoscimento delle attenuanti generiche. È necessaria la presenza di elementi positivi e concreti che giustifichino una diminuzione della pena, elementi che nel caso di specie non sono stati riscontrati.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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