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Bancarotta fraudolenta: dolo e stato di insolvenza

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 18867/2025, affronta un caso di bancarotta fraudolenta, distinguendo tra l’ipotesi distrattiva e quella documentale. L’amministratrice di una società di autotrasporti era stata condannata per aver ceduto gratuitamente l’intera flotta di veicoli. La Corte ha dichiarato inammissibile il ricorso sulla bancarotta distrattiva, ribadendo che lo stato di insolvenza dell’impresa è irrilevante: è sufficiente la consapevolezza di diminuire la garanzia patrimoniale per i creditori (dolo generico). Ha invece annullato con rinvio la condanna per bancarotta documentale, poiché la Corte d’Appello non ha provato il necessario dolo specifico, ovvero l’intenzione precisa di recare pregiudizio ai creditori, che è richiesto per l’omessa tenuta delle scritture contabili.

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Pubblicato il 3 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale

Bancarotta Fraudolenta: Quando l’Intento Conta più dello Stato di Crisi

Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 18867 del 2025, offre importanti chiarimenti sul reato di bancarotta fraudolenta, delineando con precisione i confini tra la forma ‘distrattiva’ e quella ‘documentale’. Il caso riguarda un’amministratrice che aveva privato la propria società dell’intero parco veicoli, portandola di fatto al fallimento. La decisione della Suprema Corte è cruciale perché ribadisce un principio fondamentale: per la bancarotta distrattiva non è necessario che l’impresa sia già in crisi, ma è sufficiente la consapevolezza di danneggiare i creditori. Al contempo, la sentenza fa luce sulla diversa natura dell’intento richiesto per la bancarotta documentale.

I Fatti del Caso: La Cessione Gratuita della Flotta Aziendale

Il caso ha origine dalla condanna di un’amministratrice di una società di autotrasporti. Le corti di merito l’avevano ritenuta colpevole di bancarotta fraudolenta sia distrattiva che documentale. L’atto principale contestato era la cessione a titolo gratuito dell’intero parco automezzi della società, composto da ben quindici veicoli, a un’altra entità imprenditoriale. Questa operazione aveva di fatto svuotato la società di ogni bene strumentale, condannandola all’inattività e, successivamente, al fallimento, dichiarato nel novembre 2017.

Il Ricorso in Cassazione: Due Tipi di Bancarotta a Confronto

L’imputata ha presentato ricorso in Cassazione basando le sue difese su due motivi principali, uno per ciascun tipo di reato contestato.

La Difesa sulla Bancarotta Distrattiva: L’Assenza di Dissesto

Per quanto riguarda la bancarotta distrattiva, la difesa sosteneva che mancasse l’elemento soggettivo del reato, ovvero il dolo. Secondo la ricorrente, le attività di depauperamento erano avvenute in una fase in cui la società non si trovava ancora in una condizione di dissesto economico. La successiva inattività sarebbe stata dovuta a vicende personali dell’amministratrice e non a un’intenzione fraudolenta.

La Censura sulla Bancarotta Documentale: Il Dolo Indimostrato

Sul fronte della bancarotta documentale, il ricorso denunciava la violazione di legge riguardo al coefficiente soggettivo. Si contestava che non fosse stata fornita la prova del dolo generico richiesto per questo tipo di reato, rendendo la condanna illegittima.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione sulla bancarotta fraudolenta

La Suprema Corte ha analizzato separatamente i due motivi, giungendo a conclusioni opposte. Ha confermato la condanna per la bancarotta distrattiva, ma ha annullato quella per la bancarotta documentale.

La Bancarotta Distrattiva: Irrilevanza dello Stato di Insolvenza

La Corte ha dichiarato inammissibile il ricorso relativo alla bancarotta distrattiva, definendo la tesi difensiva ‘manifestamente infondata’. Gli Ermellini hanno ribadito un principio consolidato nella giurisprudenza: ai fini della configurabilità del reato, è del tutto irrilevante la condizione di decozione dell’impresa al momento della condotta. Non è necessario un nesso causale tra l’atto di distrazione e il fallimento.

Ciò che conta, per la Corte, è che la condotta abbia creato un pericolo concreto per la garanzia patrimoniale dei creditori. L’elemento psicologico richiesto è il dolo generico: è sufficiente la consapevole volontà di dare al patrimonio sociale una destinazione diversa da quella aziendale, con la consapevolezza della pericolosità di tale atto per gli interessi dei creditori. La cessione gratuita dell’intera flotta aziendale è stata considerata un palese ‘indice di fraudolenza’, una scelta eccentrica rispetto a qualsiasi logica imprenditoriale, che di per sé dimostra l’intento illecito.

La Bancarotta Documentale: La Necessità del Dolo Specifico

Il motivo di ricorso sulla bancarotta documentale è stato invece accolto. La Corte ha riscontrato un vizio fondamentale nella sentenza d’appello. I giudici di secondo grado avevano modificato l’accusa da bancarotta documentale ‘generale’ (aver tenuto le scritture in modo da non rendere possibile la ricostruzione del patrimonio) a bancarotta documentale ‘specifica’ per omessa tenuta della contabilità.

Questa modifica è sostanziale. La Corte di Cassazione ha chiarito che, mentre la bancarotta documentale ‘generale’ richiede un dolo generico, l’ipotesi specifica di omessa tenuta dei libri contabili integra il reato di bancarotta fraudolenta (e non semplice) solo se sorretta da dolo specifico. L’autore deve, cioè, agire con lo scopo preciso di recare pregiudizio ai creditori. La sentenza impugnata non aveva fornito alcuna motivazione su questo punto, confundendo i due diversi regimi di dolo e creando una ‘insuperabile falla argomentativa’.

Le Conclusioni: Un Principio Ribadito e una Distinzione Cruciale

La sentenza annulla quindi la condanna per la bancarotta documentale, con rinvio alla Corte d’Appello per un nuovo giudizio che dovrà accertare la sussistenza del dolo specifico. Per il resto, il ricorso viene rigettato. Questa decisione è di grande importanza pratica: da un lato, consolida il principio per cui qualsiasi atto di depauperamento ingiustificato è pericoloso e penalmente rilevante, indipendentemente dalla salute finanziaria dell’azienda in quel momento. Dall’altro, traccia una linea netta sulla prova dell’intento criminale nella gestione delle scritture contabili, richiedendo un accertamento più rigoroso quando si contesta la loro totale omissione a fini fraudolenti.

Per commettere il reato di bancarotta fraudolenta distrattiva, l’impresa deve già essere in stato di insolvenza?
No. La Corte di Cassazione ha ribadito che la condizione di decozione o dissesto dell’impresa è irrilevante per configurare il reato. Ciò che conta è che la condotta di depauperamento abbia creato un pericolo concreto per la garanzia patrimoniale dei creditori.

Che tipo di dolo è richiesto per la bancarotta fraudolenta per distrazione di beni?
È sufficiente il dolo generico. Questo significa che l’amministratore deve avere la consapevolezza e la volontà di destinare i beni sociali a finalità estranee a quelle dell’impresa, rappresentandosi la pericolosità di tale condotta per gli interessi dei creditori, senza che sia necessario lo scopo specifico di danneggiarli.

Qual è la differenza fondamentale, in termini di dolo, tra la bancarotta documentale generale e quella specifica per omessa tenuta delle scritture contabili?
La bancarotta documentale ‘generale’ (tenuta delle scritture in modo da non rendere possibile la ricostruzione del patrimonio) richiede un dolo generico. L’ipotesi ‘specifica’ di totale omissione della tenuta delle scritture contabili, per essere considerata fraudolenta, richiede invece un dolo specifico, ovvero la prova che l’omissione sia avvenuta con lo scopo preciso di recare pregiudizio ai creditori.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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