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Bancarotta fraudolenta documentale: la responsabilità

La Cassazione conferma la condanna per bancarotta fraudolenta documentale a carico del liquidatore di una società fallita. L’omessa tenuta delle scritture contabili, anche in assenza di partecipazione diretta all’appropriazione dei beni, integra il reato, dato il suo ruolo e la consapevolezza della situazione.

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Pubblicato il 25 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale

Bancarotta Fraudolenta Documentale: La Responsabilità del Liquidatore

La recente sentenza della Corte di Cassazione n. 22537/2024 offre un’importante lezione sulla bancarotta fraudolenta documentale e sulla responsabilità penale del liquidatore di una società. Anche l’omissione e il disinteresse nella gestione contabile possono costare una condanna, a prescindere da un coinvolgimento diretto negli atti di distrazione patrimoniale. Analizziamo insieme questo caso per capire i doveri specifici di questa figura professionale e i confini del dolo in questo tipo di reato.

I Fatti del Caso

Il caso riguarda il liquidatore di una S.r.l., dichiarata fallita, che è stato condannato in primo e secondo grado per concorso in bancarotta fraudolenta documentale ‘generica’. Secondo l’accusa, confermata dai giudici di merito, l’imputato aveva omesso di tenere e aggiornare le scritture contabili della società durante il suo mandato, durato circa un anno. Questa condotta ha di fatto impedito la ricostruzione del patrimonio e del movimento degli affari della società fallita.

L’imputato ha presentato ricorso in Cassazione, contestando la sussistenza dell’elemento soggettivo del reato e chiedendo una riqualificazione del fatto in bancarotta semplice, oltre a lamentare un trattamento sanzionatorio eccessivo.

Le Argomentazioni Difensive e la Bancarotta Fraudolenta Documentale

La difesa ha basato il ricorso su due motivi principali:

1. Mancanza di Dolo: L’imputato sosteneva che la Corte d’Appello non avesse motivato adeguatamente la sussistenza del dolo. A suo dire, non vi era stata la volontà di impedire la ricostruzione della vita societaria o di recare danno ai creditori. La sua condotta era stata, secondo la difesa, meramente omissiva e non finalizzata a coprire atti illeciti.
2. Trattamento Sanzionatorio: Si contestava la severità della pena, ritenuta sproporzionata rispetto a quella inflitta al coimputato (l’amministratore di diritto) e si lamentava il mancato riconoscimento di un’attenuante.

L’obiettivo della difesa era dimostrare che la condotta del liquidatore, pur negligente, non integrasse la più grave fattispecie della bancarotta fraudolenta documentale, ma al massimo quella della bancarotta semplice.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando integralmente la decisione della Corte d’Appello con motivazioni nette e precise.

La Responsabilità Qualificata del Liquidatore

I giudici hanno sottolineato che la qualifica professionale del liquidatore rende inscusabile il suo totale disinteresse verso i suoi obblighi fondamentali. Tra questi, vi sono il dovere di ricevere le scritture contabili dal precedente organo gestorio e l’obbligo di tenerle e aggiornarle correttamente durante il proprio mandato. Aver omesso entrambi questi passaggi per un intero anno è stato considerato un comportamento grave e consapevole.

La Corte ha ritenuto che, in un contesto di palese spoliazione dei beni societari da parte del coimputato e di accumulo di un’ingente esposizione debitoria verso l’Erario, il ruolo del liquidatore non potesse che essere quello di garantire la massima trasparenza per dimostrare la propria estraneità a gestioni precedenti. L’omissione contabile, al contrario, è stata vista come una condotta che oggettivamente ha reso impossibile tale ricostruzione, integrando così pienamente il reato contestato.

L’Elemento Soggettivo nella Bancarotta Documentale

La Cassazione ha ribadito che per la bancarotta fraudolenta documentale è sufficiente il dolo generico. Questo consiste nella coscienza e volontà di tenere le scritture in modo tale da rendere impossibile la ricostruzione del patrimonio o del movimento degli affari, senza che sia necessario provare un fine di lucro specifico per l’agente. La Corte ha ritenuto del tutto inverosimile che il liquidatore, data la sua posizione e il contesto, potesse essere all’oscuro delle attività di spoliazione condotte dall’amministratore. La sua omissione, quindi, non è stata interpretata come semplice negligenza, ma come una scelta consapevole che ha oggettivamente favorito l’occultamento delle operazioni fraudolente.

Il Rigetto della Derubricazione e del Motivo sulla Pena

La richiesta di derubricare il reato in bancarotta semplice è stata respinta a causa della gravità e diffusività della condotta omissiva, inserita in un quadro di totale spoliazione patrimoniale. Per quanto riguarda il secondo motivo, relativo alla pena, la Corte lo ha dichiarato inammissibile perché ‘inedito’, ovvero sollevato per la prima volta in Cassazione. La richiesta di riduzione della pena nell’appello di merito era infatti legata esclusivamente alla derubricazione, che è stata respinta.

Le Conclusioni della Suprema Corte

Questa sentenza ribadisce un principio fondamentale: il liquidatore di una società ha doveri specifici e inderogabili in materia contabile. La sua passività e il suo disinteresse non sono scusabili e possono integrare il grave reato di bancarotta fraudolenta documentale. La consapevolezza di operare in un contesto societario critico, anziché essere una scusante, aggrava la sua posizione, poiché avrebbe dovuto agire con ancora maggiore diligenza per assicurare la trasparenza e la tracciabilità delle operazioni. La decisione conferma che, per la legge, chi omette i propri doveri di controllo e documentazione in un contesto fallimentare può essere ritenuto pienamente corresponsabile, anche senza aver messo direttamente le mani nel patrimonio sociale.

Un liquidatore può essere condannato per bancarotta fraudolenta documentale se non ha partecipato direttamente alla distrazione dei beni aziendali?
Sì. La sentenza chiarisce che la condotta omissiva del liquidatore, consistente nel non ricevere, tenere e aggiornare le scritture contabili, è sufficiente a integrare il reato se rende impossibile la ricostruzione del patrimonio, a prescindere da un suo coinvolgimento attivo negli atti di distrazione compiuti da altri.

Cosa si intende per ‘dolo generico’ nella bancarotta fraudolenta documentale?
Si intende la coscienza e la volontà di tenere le scritture contabili in maniera tale da ostacolare la ricostruzione della situazione patrimoniale e finanziaria della società. Non è necessario dimostrare che l’agente avesse lo scopo specifico di ottenere un profitto personale, essendo sufficiente la consapevolezza di impedire tale ricostruzione.

Perché la Corte ha dichiarato inammissibile il motivo di ricorso relativo alla pena?
Il motivo è stato dichiarato inammissibile perché considerato ‘inedito’. L’imputato non aveva richiesto una generica riduzione della pena o il riconoscimento di un’attenuante nel precedente grado di giudizio (l’appello), ma aveva legato la richiesta di una pena più mite solo all’eventuale derubricazione del reato, che è stata respinta. Pertanto, la questione non poteva essere sollevata per la prima volta in Cassazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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