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Bancarotta fraudolenta documentale: dolo specifico

La Corte di Cassazione annulla una condanna per bancarotta fraudolenta documentale, specificando che per il reato di sottrazione delle scritture contabili è indispensabile provare il dolo specifico, ovvero l’intenzione di arrecare un danno ai creditori. La mera tenuta irregolare o parziale della contabilità non è sufficiente. La sentenza sottolinea l’errore del giudice di merito nel non aver adeguatamente motivato l’elemento psicologico del reato, rinviando il caso per un nuovo esame.

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Pubblicato il 6 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale

Bancarotta Fraudolenta Documentale: La Cassazione Chiarisce il Ruolo del Dolo Specifico

La recente sentenza della Corte di Cassazione n. 13296/2025 offre un’importante lezione sulla bancarotta fraudolenta documentale, tracciando una linea netta tra le diverse condotte previste dalla legge. La Suprema Corte ha annullato una condanna, sottolineando come, in caso di accusa di sottrazione o distruzione dei libri contabili, sia fondamentale provare il ‘dolo specifico’ dell’imprenditore, ossia la sua precisa intenzione di danneggiare i creditori o di trarre un profitto ingiusto.

Il Caso: Dalla Tenuta Incompleta delle Scritture all’Accusa di Sottrazione

Il caso riguardava un amministratore di una società di ricevimenti, dichiarata fallita nel 2015. L’imputato era accusato di aver sottratto la documentazione contabile, impedendo così la ricostruzione del patrimonio e del volume d’affari dell’azienda, in particolare per il periodo successivo all’anno 2011. La Corte di Appello, pur dichiarando prescritto un reato minore di bancarotta semplice, aveva confermato la condanna per bancarotta fraudolenta documentale ai sensi dell’art. 216, comma 1, n. 2 della legge fallimentare. La difesa ha presentato ricorso in Cassazione, sostenendo che la condotta dell’amministratore, che aveva comunque consegnato parte della documentazione, non integrava gli estremi della frode, mancando la prova del dolo specifico.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha accolto il ricorso, annullando la sentenza impugnata con rinvio ad un’altra sezione della Corte di Appello. Il fulcro della decisione risiede nella netta distinzione tra le diverse ipotesi di bancarotta fraudolenta documentale e nel rigore richiesto per la prova dell’elemento psicologico del reato.

Le Motivazioni: La Cruciale Differenza nella Bancarotta Fraudolenta Documentale

La Corte di Cassazione ha ribadito un principio fondamentale del diritto penale fallimentare, distinguendo due diverse tipologie di reato all’interno della stessa norma.

Dolo Specifico vs. Dolo Generico

L’art. 216, comma 1, n. 2 della legge fallimentare punisce due condotte ben distinte:

1. Sottrazione, distruzione o falsificazione dei libri contabili: Questa fattispecie, che include anche l’omessa tenuta totale delle scritture, richiede il dolo specifico. L’accusa deve dimostrare che l’imprenditore ha agito con lo scopo preciso di procurare a sé o ad altri un ingiusto profitto o di recare pregiudizio ai creditori.
2. Tenuta irregolare o incompleta: Questa ipotesi si configura quando la contabilità è tenuta in modo tale da non rendere possibile la ricostruzione del patrimonio o del movimento degli affari. Per questo reato è sufficiente il dolo generico, ossia la semplice coscienza e volontà di tenere le scritture in modo non conforme alla legge.

L’Onere della Prova e il Reato di Bancarotta Fraudolenta Documentale

Nel caso di specie, l’accusa contestata era quella di sottrazione dei documenti, una condotta che rientra nella prima categoria e che, pertanto, necessita della prova del dolo specifico. La Corte di Cassazione ha censurato la sentenza di secondo grado per non aver adeguatamente motivato su questo punto. I giudici di merito avevano dato per scontato l’elemento soggettivo basandosi sulla presunta competenza dell’amministratore, un ragionamento ritenuto insufficiente. Non è possibile, secondo la Corte, confondere le due fattispecie: se si contesta la sottrazione, non si può condannare sulla base di una semplice tenuta irregolare. La motivazione sul dolo specifico deve essere particolarmente rigorosa, specialmente quando, come in questo caso, non sono contestati altri reati distrattivi che potrebbero fungere da indizio della volontà fraudolenta.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

La sentenza rappresenta un importante monito per l’accusa e per i giudici di merito. Non basta l’oggettiva mancanza o incompletezza delle scritture contabili per affermare la responsabilità per la più grave ipotesi di bancarotta fraudolenta documentale. È necessario un accertamento puntuale e rigoroso dell’elemento psicologico. La Corte ha stabilito che, a fronte di una contestazione di sottrazione, il giudice deve cercare le prove del fine specifico di frode. In assenza di tale prova, la condotta potrebbe essere riqualificata in un reato meno grave, come la bancarotta semplice, o portare all’assoluzione. Questa decisione rafforza le garanzie difensive e impone una maggiore precisione nella formulazione delle accuse e nella valutazione delle prove nei processi per reati fallimentari.

Qual è la differenza tra sottrazione di scritture contabili e tenuta irregolare ai fini della bancarotta fraudolenta documentale?
La sottrazione (o distruzione/falsificazione) dei libri contabili è un reato che richiede il ‘dolo specifico’, cioè l’intenzione di danneggiare i creditori o trarre un profitto ingiusto. La tenuta irregolare o incompleta, invece, è un reato che richiede solo il ‘dolo generico’, ovvero la consapevolezza di tenere la contabilità in modo non corretto, tale da non permettere la ricostruzione del patrimonio.

Per condannare per bancarotta fraudolenta documentale per sottrazione dei libri contabili è sufficiente provare che le scritture mancano?
No, non è sufficiente. Secondo la Corte, una volta contestata la condotta di sottrazione, il giudice deve accertare la sussistenza del dolo specifico, ovvero la prova che l’imprenditore ha agito con lo scopo di recare pregiudizio ai creditori. La sola oggettiva mancanza delle scritture non basta per integrare questo specifico reato.

Cosa succede se un tribunale non motiva adeguatamente la sussistenza del dolo specifico nel reato di bancarotta fraudolenta documentale?
Se la motivazione sul dolo specifico è assente o insufficiente, la sentenza è viziata e può essere annullata dalla Corte di Cassazione, come accaduto in questo caso. La causa viene quindi rinviata a un altro giudice per un nuovo esame che si concentri specificamente sulla prova dell’elemento psicologico richiesto dalla norma.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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