LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Bancarotta fraudolenta: delocalizzazione e distrazione

La Corte di Cassazione conferma la condanna per bancarotta fraudolenta patrimoniale a carico degli amministratori di una società fallita. Essi avevano trasferito l’intero compendio mobiliare a una società polacca, per poi cedere la partecipazione a un prezzo irrisorio e non interamente corrisposto a un’altra entità estera a loro riconducibile. La Corte ha ritenuto l’operazione una distrazione di beni ai danni dei creditori, respingendo la tesi difensiva di una legittima cessione di ramo d’azienda, data l’incongruità del prezzo e la finalità di svuotare la società italiana.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 16 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale

Bancarotta Fraudolenta Patrimoniale: la Sottile Linea tra Delocalizzazione e Distrazione

La recente sentenza della Corte di Cassazione, n. 33718 del 2024, offre un’importante analisi sul reato di bancarotta fraudolenta patrimoniale, delineando i confini tra una legittima operazione di delocalizzazione aziendale e una illecita distrazione di beni a danno dei creditori. La vicenda esaminata evidenzia come complesse operazioni societarie, anche se formalmente lecite, possano nascondere finalità distrattive sanzionate penalmente.

I fatti del caso: una complessa operazione estera

Gli amministratori di una società italiana, poi dichiarata fallita, avevano orchestrato un’operazione di trasferimento di tutti i macchinari e le attrezzature aziendali in Polonia. L’operazione si è svolta in due fasi principali:

1. Conferimento in natura: Nel 2012, viene costituita una società controllata in Polonia. La società italiana conferisce tutti i propri macchinari per acquisire il 70% delle quote della nuova entità, per un valore periziato inizialmente in circa 2 milioni di euro, poi rivalutato a bilancio per circa 1,1 milioni.
2. Cessione della partecipazione: L’anno successivo, la società italiana cede la sua intera partecipazione nella controllata polacca a un’altra società di diritto polacco, sempre riconducibile agli stessi amministratori. Il prezzo di vendita pattuito è di soli 290.000 euro, peraltro non integralmente versato.

Pochi mesi dopo, la società italiana viene dichiarata fallita. Secondo l’accusa, questa sequenza di operazioni non rappresentava una strategia industriale, ma un piano preordinato a svuotare la società del suo patrimonio, sottraendolo alla garanzia dei creditori.

La difesa e la tesi della cessione di ramo d’azienda

La difesa degli imputati ha sostenuto che l’operazione dovesse essere qualificata come una cessione di ramo d’azienda, un’operazione lecita e finalizzata a una riorganizzazione produttiva. Secondo questa tesi, i beni, considerati obsoleti in Italia, avrebbero acquisito un valore maggiore all’estero, e il prezzo ottenuto, seppur basso, avrebbe costituito una plusvalenza inaspettata, migliorando la situazione patrimoniale e non danneggiando i creditori.

La valutazione sulla bancarotta fraudolenta patrimoniale

La Corte di Cassazione, confermando le decisioni dei giudici di merito, ha respinto categoricamente la tesi difensiva. I giudici hanno evidenziato la manifesta incongruità tra il valore dei beni conferiti (oltre 1 milione di euro) e il prezzo di cessione della partecipazione (290.000 euro, per di più non pagato per intero). Questa sproporzione è stata considerata un chiaro ‘indice di fraudolenza’, rivelatore dell’intento distrattivo.

Le motivazioni della Corte di Cassazione

La ratio decidendi della Suprema Corte si fonda su principi consolidati in materia di bancarotta fraudolenta patrimoniale. Innanzitutto, viene ribadito che anche la dismissione di beni strumentali obsoleti o di valore esiguo può integrare il reato di distrazione se avviene in assenza di un corrispettivo adeguato, poiché anche beni di modesto valore costituiscono una garanzia per i creditori. Nel caso di specie, il valore dei beni era tutt’altro che esiguo.

In secondo luogo, la Corte sottolinea che, per accertare la natura fraudolenta di un’operazione, è necessario analizzare il contesto complessivo: la condizione finanziaria dell’azienda, le cointeressenze degli amministratori con le società acquirenti (in questo caso, le società polacche erano riconducibili agli stessi imputati) e l’irragionevolezza imprenditoriale dell’operazione. L’intera manovra è apparsa funzionale a un unico scopo: svuotare la società italiana prima del fallimento.

Infine, la Corte ha chiarito che la forma giuridica dell’atto (cessione di quote anziché di beni, o presunta cessione di ramo d’azienda) è irrilevante. Ciò che conta è l’effetto concreto: il distacco di un bene dal patrimonio dell’imprenditore senza un adeguato corrispettivo, a prescindere dalle modalità con cui tale distacco avviene.

Le conclusioni

La sentenza in esame rappresenta un monito per gli amministratori di società in crisi. Le operazioni di riorganizzazione o delocalizzazione, sebbene astrattamente lecite, vengono scrutinate attentamente dalla magistratura per verificare che non celino intenti fraudolenti. La vendita di asset societari, specialmente a parti correlate, a un prezzo incongruo e sproporzionato rispetto al loro valore reale, integra pienamente il reato di bancarotta fraudolenta patrimoniale per distrazione, con tutte le conseguenze penali che ne derivano. La tutela del ceto creditorio rimane un principio cardine dell’ordinamento, che non può essere eluso attraverso architetture societarie finalizzate a spogliare l’impresa del suo patrimonio.

Il trasferimento di beni aziendali all’estero a un prezzo molto inferiore al loro valore costituisce bancarotta fraudolenta?
Sì. La sentenza afferma che la cessione di beni (o della partecipazione che li rappresenta) a un prezzo incongruo, neanche interamente corrisposto, a società estere riconducibili agli stessi amministratori, integra pienamente il reato di bancarotta fraudolenta patrimoniale per distrazione, in quanto svuota il patrimonio aziendale a danno dei creditori.

La dismissione di beni aziendali considerati obsoleti può integrare il reato di bancarotta per distrazione?
Sì. La Corte ribadisce il principio secondo cui anche la dismissione di beni strumentali obsoleti o di valore ridotto integra il delitto di bancarotta fraudolenta se avviene senza un utile o un corrispettivo adeguato. Anche beni di consistenza economica minima sono idonei a costituire una garanzia per i creditori.

La qualificazione di un’operazione come ‘cessione di ramo d’azienda’ è sufficiente a escludere la bancarotta fraudolenta?
No. La Corte ha specificato che la qualificazione formale dell’atto è irrilevante. Ciò che conta è l’effetto sostanziale dell’operazione. Se l’operazione, al di là del nome, comporta il distacco di beni dal patrimonio senza un corrispettivo congruo, si configura il reato di distrazione, indipendentemente dalla forma negoziale utilizzata.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati