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Bancarotta fraudolenta: confini con il traffico rifiuti

Una recente sentenza della Corte di Cassazione affronta un complesso caso di traffico illecito di rifiuti e bancarotta fraudolenta che coinvolge una madre e un figlio. La Corte ha confermato in larga parte le responsabilità penali, ma ha annullato parzialmente la condanna del figlio per una delle ipotesi di bancarotta, applicando il principio del ‘ne bis in idem’ sostanziale. Secondo i giudici, le stesse condotte di spoliazione patrimoniale non possono essere punite due volte, nemmeno sotto diverse qualificazioni giuridiche. La sentenza è stata inoltre rinviata alla Corte d’Appello per la rideterminazione della pena e della confisca.

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Pubblicato il 9 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale

Bancarotta Fraudolenta: la Cassazione sui Limiti con il Traffico di Rifiuti

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 12722 del 2024, si è pronunciata su un complesso caso che intreccia reati ambientali e reati fallimentari. La decisione offre importanti chiarimenti sui confini tra diverse fattispecie di bancarotta fraudolenta e sulla corretta applicazione del principio del ne bis in idem, secondo cui nessuno può essere giudicato due volte per lo stesso fatto. La vicenda riguarda una gestione familiare di un’attività di traffico organizzato di rifiuti che ha portato al dissesto di una società.

I Fatti: Dal Traffico di Rifiuti al Dissesto Societario

Il caso ha origine da un’attività di traffico organizzato di rifiuti gestita da un nucleo familiare, in particolare da una madre e un figlio. Utilizzando la struttura di una prima società, gli imputati gestivano in modo continuativo e abusivo un sito di lavorazione di rifiuti, provenienti principalmente da demolizioni, che venivano poi rivenduti come materiali da costruzione senza alcuna certificazione.

Successivamente, i beni della prima società venivano ceduti a una seconda società, sempre riconducibile al nucleo familiare e amministrata dal figlio, che proseguiva l’attività. Questa operazione di spoliazione patrimoniale, unita ad altre condotte distrattive, portava al fallimento della prima società. La Corte d’Appello aveva confermato la condanna per entrambi gli imputati per il traffico illecito di rifiuti e per il solo figlio anche per i reati di bancarotta fraudolenta per distrazione e bancarotta da operazioni dolose.

L’Analisi della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha esaminato i ricorsi presentati da entrambi gli imputati, giungendo a conclusioni diverse per le rispettive posizioni.

La Posizione della Prima Ricorrente

Per quanto riguarda la madre, i giudici hanno rigettato gran parte delle sue censure. La difesa sosteneva che il suo ruolo fosse meramente contabile e marginale, ma la Corte ha confermato la sua piena partecipazione al reato di traffico di rifiuti. È stato evidenziato come la sua attività non fosse quella di una mera dipendente, ma contribuisse attivamente a dare una parvenza di legalità a un’operazione illecita, gestendo la documentazione e tenendo la contabilità di un’attività priva di autorizzazioni. Inoltre, la Corte ha ribadito un principio importante: per il concorso in tale reato non è necessario che ogni singolo partecipante agisca per conseguire un proprio ingiusto profitto, ma è sufficiente la consapevolezza di contribuire al profitto illecito perseguito da altri correi.

La Responsabilità per Bancarotta Fraudolenta del Secondo Ricorrente

La posizione del figlio è stata oggetto di un’analisi più complessa, soprattutto per quanto riguarda il concorso tra le diverse ipotesi di bancarotta. La difesa lamentava una violazione del principio del ne bis in idem, sostenendo che le stesse condotte distrattive erano state punite sia come bancarotta per distrazione (art. 216 Legge Fallimentare) sia come bancarotta da operazioni dolose che avevano causato il fallimento (art. 223, comma 2, n. 2 Legge Fallimentare).

Le Motivazioni: Il Principio del “Ne Bis in Idem” Sostanziale

La Corte di Cassazione ha accolto questa specifica doglianza, ritenendola fondata. I giudici hanno chiarito che, sebbene sia possibile un concorso formale tra le due fattispecie, ciò può avvenire solo in presenza di comportamenti autonomi e distinti. Nel caso di specie, la Corte d’Appello aveva erroneamente individuato l’elemento aggiuntivo (il quid pluris) per la seconda condanna non in una condotta ulteriore, ma nell’effetto stesso della distrazione, ovvero la privazione dei mezzi necessari alla società per continuare ad operare.

In pratica, la stessa azione di spoliazione dei beni aziendali era stata usata per fondare entrambe le accuse. Questo costituisce una violazione del divieto di doppia punizione per il medesimo fatto. La Corte ha quindi annullato senza rinvio la condanna per bancarotta da operazioni dolose, ritenendo tale reato assorbito nella più grave fattispecie di bancarotta fraudolenta per distrazione.

Le Conclusioni: Annullamento Parziale e Rinvio

In conclusione, la Suprema Corte ha annullato la sentenza impugnata senza rinvio per il figlio, limitatamente al reato di bancarotta da operazioni dolose, perché il fatto non sussiste in quanto assorbito. Di conseguenza, ha rinviato il caso ad un’altra sezione della Corte d’Appello per la rideterminazione della pena complessiva.

Inoltre, sia per il figlio che per la madre, la Corte ha annullato la sentenza con rinvio per quanto riguarda la quantificazione della confisca del profitto. I giudici di merito, infatti, non avevano fornito una risposta adeguata alle censure difensive che contestavano il calcolo dell’importo confiscabile. La Corte d’Appello dovrà quindi procedere a una nuova e più motivata valutazione sul punto.

Quando le stesse condotte di distrazione patrimoniale possono integrare sia la bancarotta fraudolenta che la bancarotta da operazioni dolose?
Secondo la Corte di Cassazione, non è possibile condannare per entrambi i reati sulla base delle medesime condotte di distrazione. Il concorso di reati è possibile solo se, oltre alle azioni di distrazione, si verificano comportamenti dolosi differenti e autonomi che hanno causato il fallimento. In caso contrario, il reato di bancarotta da operazioni dolose viene assorbito in quello di bancarotta fraudolenta per distrazione, per evitare una doppia punizione per lo stesso fatto (ne bis in idem).

Per il concorso nel reato di traffico organizzato di rifiuti è necessario che ogni concorrente persegua un profitto personale?
No. La sentenza chiarisce che per la configurabilità del concorso nel reato di attività organizzata per il traffico illecito di rifiuti, non è necessario che il singolo concorrente agisca al fine di conseguire un ingiusto profitto personale. È sufficiente che egli abbia la consapevolezza di contribuire, con la propria azione, al conseguimento del profitto ingiusto perseguito dagli altri correi.

In caso di condanna per reati ambientali, è sempre obbligatorio ordinare sia il recupero che il ripristino dello stato dei luoghi?
La normativa distingue tra ‘recupero’ e ‘ripristino’. Mentre l’ordine di recupero non è condizionato, il ‘ripristino dello stato dell’ambiente’ deve essere ordinato solo ‘ove tecnicamente possibile’. La Corte ha ritenuto logica la distinzione operata dai giudici di merito, che hanno escluso il ripristino ma confermato l’ordine di recupero, inteso come un’attività meno complessa (un minus) finalizzata alla sola rimozione degli elementi che alterano l’ambiente.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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