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Bancarotta fraudolenta affitto azienda: la Cassazione

La Corte di Cassazione ha confermato la condanna per bancarotta fraudolenta patrimoniale a carico degli amministratori di due società. Il caso riguarda la stipula di un contratto di affitto di ramo d’azienda da una società, poi fallita, a un’altra, per un canone irrisorio e mai corrisposto. La Corte ha stabilito che tale operazione costituisce un atto distrattivo che integra il reato di bancarotta fraudolenta affitto azienda, a prescindere dallo stato di decozione preesistente della società cedente. La sentenza chiarisce che la finalità di sottrarre beni alla garanzia dei creditori è sufficiente per configurare il reato, che è di pericolo e non richiede la prova di un danno effettivo.

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Pubblicato il 19 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale

Bancarotta fraudolenta affitto azienda: l’analisi della Cassazione

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 20729/2024, si è pronunciata su un caso di bancarotta fraudolenta affitto azienda, confermando che anche un contratto di affitto con canone irrisorio può integrare un atto distrattivo penalmente rilevante. Questa decisione ribadisce principi fondamentali sulla tutela dei creditori e sulla responsabilità degli amministratori, anche di quelli che ricoprono la carica solo per un breve periodo.

I Fatti di Causa

La vicenda riguarda due società. La prima, operante nel settore edile e delle verniciature, entra in una fase di difficoltà economica. L’amministratore della seconda società, operante nello stesso settore, stipula con la prima un contratto di affitto di ramo d’azienda. L’accordo prevede la cessione dell’intero compendio aziendale della prima società – incluse attrezzature, impianti, contratti di appalto e rapporti di lavoro – a fronte di un canone annuo di soli 6.000 euro, che peraltro non verrà mai corrisposto. Contestualmente, il valore delle attrezzature cedute viene compensato con l’accollo del TFR dei dipendenti trasferiti.

Pochi mesi dopo la stipula, la prima società viene dichiarata fallita. Gli amministratori di entrambe le società vengono condannati in primo e secondo grado per bancarotta fraudolenta patrimoniale. Essi ricorrono in Cassazione, sostenendo che il canone era adeguato allo stato di decozione dell’azienda e che l’operazione non aveva causato un danno effettivo ai creditori.

La Decisione della Corte sulla Bancarotta Fraudolenta

La Corte di Cassazione ha rigettato entrambi i ricorsi, ritenendoli infondati. I giudici hanno chiarito che il reato di bancarotta fraudolenta si concretizza con il distacco di un bene dal patrimonio dell’imprenditore poi fallito, con conseguente danno per i creditori. Questo può avvenire in qualsiasi forma, inclusa la stipula di un contratto di affitto d’azienda per un canone incongruo.

La Corte ha specificato che lo stato di crisi finanziaria della società cedente non è una giustificazione valida. Tale stato, infatti, riguarda la capacità dell’impresa di far fronte ai propri debiti, ma non incide sul valore oggettivo di liquidazione del complesso dei beni aziendali. Spogliare la società dei suoi asset, anche se in difficoltà, costituisce un atto distrattivo che ne compromette ulteriormente la capacità di soddisfare i creditori.

Le Motivazioni della Sentenza

Le motivazioni della Suprema Corte si fondano su alcuni pilastri giuridici essenziali. In primo luogo, la bancarotta fraudolenta per distrazione è un reato di pericolo. Ciò significa che per la sua configurazione non è necessaria la prova di un danno effettivo e concreto per i creditori, ma è sufficiente la condotta che mette a rischio la garanzia patrimoniale. L’affitto dell’intero compendio aziendale per un canone irrisorio e mai pagato è una condotta intrinsecamente idonea a creare tale pericolo.

In secondo luogo, la Corte ha affrontato la posizione dell’amministratrice di diritto della società fallita, rimasta in carica per poco più di un mese, giusto il tempo di firmare il contratto di affitto. Secondo i giudici, la finalizzazione dell’assunzione della carica gestoria proprio alla stipulazione dell’atto depauperativo denota la sua piena e consapevole partecipazione all’operazione distrattiva. Non si tratta quindi di una mera “testa di legno” inconsapevole, ma di un soggetto che ha contribuito attivamente alla realizzazione del disegno criminoso.

Conclusioni

La sentenza in esame rafforza un principio cardine del diritto penale fallimentare: qualsiasi operazione che svuoti il patrimonio di una società a un passo dal fallimento, anche se mascherata da un atto formalmente lecito come un contratto di affitto, può integrare il grave reato di bancarotta fraudolenta. La valutazione non si ferma alla forma, ma guarda alla sostanza dell’operazione e al suo effetto pregiudizievole per i creditori. La responsabilità penale ricade su tutti coloro che, a vario titolo, partecipano consapevolmente a tali atti, compresi gli amministratori di diritto la cui nomina sia funzionale alla realizzazione del piano illecito.

L’affitto di un’azienda per un canone molto basso può essere considerato bancarotta fraudolenta?
Sì. La Corte di Cassazione ha stabilito che l’affitto dei beni aziendali per un canone incongruo costituisce una condotta idonea a integrare il fatto distrattivo riconducibile al reato di bancarotta fraudolenta patrimoniale.

Lo stato di crisi di un’azienda prima dell’affitto giustifica la cessione a un prezzo irrisorio?
No. Secondo la Corte, l’asserito stato di decozione in cui versava la società non incide sul valore oggettivo del complesso aziendale e non giustifica un’operazione che depaupera ulteriormente il patrimonio a danno dei creditori.

L’amministratore di diritto che ha firmato l’atto distrattivo pur essendo in carica per poco tempo è responsabile?
Sì. La sentenza afferma che l’assunzione delle funzioni amministrative, anche per un breve periodo, proprio in coincidenza con la stipula di un atto depauperativo, denota la consapevole partecipazione alle operazioni distrattive e quindi la responsabilità penale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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