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Bancarotta documentale semplice: obblighi contabili

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 1800/2024, ha dichiarato inammissibile il ricorso di un amministratore condannato per bancarotta documentale semplice. L’imputato sosteneva che l’omessa tenuta delle scritture contabili non avesse leso alcun interesse, data l’inattività della società. La Corte ha ribadito che si tratta di un reato di pericolo presunto, che punisce la mera condotta omissiva a prescindere da un danno effettivo ai creditori. L’obbligo contabile cessa solo con la cancellazione formale della società dal registro delle imprese.

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Pubblicato il 25 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale

Bancarotta Documentale Semplice: L’Obbligo Contabile Non Si Ferma Mai

La recente sentenza della Corte di Cassazione n. 1800/2024 offre un’importante lezione sulla bancarotta documentale semplice e sugli obblighi inderogabili degli amministratori. Anche quando una società è commercialmente inattiva, l’obbligo di tenere le scritture contabili rimane in vigore fino alla sua formale cancellazione. Approfondiamo questa decisione per comprendere la logica della Corte e le sue implicazioni pratiche per gli imprenditori.

I Fatti del Caso

Un amministratore di una S.r.l., dichiarata fallita nel 2018, veniva condannato in primo e secondo grado per il reato di bancarotta documentale semplice. La contestazione riguardava l’aver omesso di tenere i libri e le scritture contabili obbligatorie per legge nei tre anni antecedenti alla dichiarazione di fallimento, ovvero dal 2012 al 2015, periodo in cui egli ricopriva la carica di amministratore unico e, successivamente, di amministratore di fatto.

Le Doglianze dell’Imprenditore

L’imprenditore, tramite il suo difensore, ha presentato ricorso in Cassazione basandosi su tre motivi principali:
1. Mancanza di offensività: Si sosteneva che la condotta non avesse leso alcun interesse dei creditori, poiché la società era rimasta completamente inattiva durante la sua gestione. L’omissione era, a suo dire, puramente formale e non aveva creato alcun pericolo concreto, rendendo il reato “impossibile” ai sensi dell’art. 49 c.p.
2. Particolare tenuità del fatto: In subordine, si chiedeva l’applicazione della causa di non punibilità di cui all’art. 131-bis c.p., evidenziando l’assenza di un danno effettivo e un atteggiamento meramente colposo.
3. Trattamento sanzionatorio: Infine, si contestava il mancato riconoscimento delle attenuanti (danno di lieve entità e generiche) e l’eccessiva severità della pena.

L’Analisi della Cassazione sulla Bancarotta Documentale Semplice

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, respingendo tutte le argomentazioni difensive con motivazioni nette e in linea con il suo consolidato orientamento giurisprudenziale. Il fulcro della decisione risiede nella natura stessa del reato di bancarotta documentale semplice.

Il Principio del Reato di Pericolo Presunto

Il punto cruciale della sentenza è la qualificazione della bancarotta documentale semplice come reato di pericolo presunto. Questo significa che la legge non richiede la prova di un danno concreto ai creditori. Il reato si perfeziona con il semplice inadempimento dell’obbligo formale di tenere le scritture contabili, imposto dall’art. 2214 del codice civile.

La finalità della norma è quella di garantire la trasparenza e la possibilità per i creditori e gli organi della procedura fallimentare di ricostruire il patrimonio aziendale e i movimenti economici. L’omessa tenuta della contabilità crea un ostacolo a questa ricostruzione, e questo ostacolo è il “pericolo” che la legge intende prevenire e punire, a prescindere dalle sue conseguenze effettive.

le motivazioni

La Corte ha specificato che l’obbligo di tenere i libri contabili non viene meno se l’azienda è inattiva o non ha passività insolute. Tale dovere cessa solo ed esclusivamente con la cancellazione formale della società dal registro delle imprese. Finché la società esiste giuridicamente, l’amministratore ha il dovere di documentarne la situazione, anche se questa consiste in una totale assenza di operazioni. Scrivere “nulla” su un registro contabile è un’informazione utile per i creditori, in quanto attesta l’inattività dell’impresa in un dato periodo.

Di conseguenza, la Corte ha rigettato la tesi della mancanza di offensività, affermando che la condotta omissiva dell’amministratore era pienamente idonea a ledere l’interesse protetto dalla norma. Anche la richiesta di applicazione dell’art. 131-bis c.p. è stata respinta, poiché la mancanza totale della documentazione per diverse annualità è stata considerata incompatibile con un pericolo di “lieve entità”. Infine, la Corte ha ritenuto corrette le decisioni dei giudici di merito sul diniego delle attenuanti, data l’impossibilità di ricostruire gli affari sociali e l’ingente passivo accertato (circa trecentomila euro).

le conclusioni

Questa sentenza ribadisce un principio fondamentale per tutti gli amministratori di società: gli obblighi contabili sono un dovere formale e sostanziale che non ammette deroghe basate sulla situazione operativa dell’azienda. L’inattività non giustifica l’inerzia documentale. La corretta tenuta delle scritture contabili è l’unico modo per tutelare i terzi e per evitare di incorrere in gravi responsabilità penali in caso di fallimento, anche quando si ritiene, erroneamente, che la propria gestione non abbia prodotto alcun movimento economico rilevante.

Un amministratore è obbligato a tenere le scritture contabili anche se la società è di fatto inattiva?
Sì. Secondo la Corte di Cassazione, l’obbligo di tenere le scritture contabili non cessa con la semplice inattività commerciale, ma persiste fino a quando la società non viene formalmente cancellata dal registro delle imprese.

Per configurare il reato di bancarotta documentale semplice è necessario un danno effettivo per i creditori?
No. Si tratta di un reato di pericolo presunto, il che significa che la condotta è punita per la sua potenziale pericolosità, a prescindere dal verificarsi di un danno concreto. La semplice omissione della tenuta dei libri contabili è sufficiente per integrare il reato.

La totale assenza di documentazione contabile può escludere l’applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto (art. 131-bis c.p.)?
Sì. La sentenza conferma che i giudici di merito hanno correttamente ritenuto la mancanza totale della documentazione contabile per più annualità come una circostanza incompatibile con la causazione di un pericolo di lieve entità, requisito necessario per l’applicazione dell’art. 131-bis del codice penale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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