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Bancarotta documentale: prestanome responsabile?

La Corte di Cassazione ha confermato la condanna per bancarotta documentale fraudolenta a carico di un amministratore, anche se mero prestanome. La sentenza stabilisce che l’obbligo di conservare le scritture contabili grava personalmente sull’amministratore di diritto, il quale non può sottrarsi alle proprie responsabilità adducendo di essere un semplice prestanome. La Corte ha ritenuto che la sottrazione o distruzione dei documenti contabili, finalizzata a pregiudicare i creditori, integra il dolo specifico del reato, escludendo la possibilità di derubricazione a bancarotta semplice.

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Pubblicato il 8 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale

Bancarotta Documentale: la Cassazione conferma la responsabilità del Prestanome

La recente sentenza della Corte di Cassazione, n. 15851/2025, affronta un tema cruciale nel diritto penale fallimentare: la responsabilità dell’amministratore di diritto, anche quando agisce come semplice “prestanome”, per il reato di bancarotta documentale. Questa pronuncia ribadisce principi fondamentali sull’obbligo di corretta tenuta delle scritture contabili e sulla sussistenza dell’elemento soggettivo del reato, anche in capo a chi formalmente ricopre una carica senza esercitarne i poteri gestionali.

I fatti del caso

La vicenda riguarda l’amministratore di una S.r.l., dichiarata fallita, condannato in primo e secondo grado per bancarotta documentale fraudolenta. L’accusa era quella di aver sottratto o distrutto, in concorso con il precedente amministratore, i libri contabili della società relativi a un arco temporale di sei anni. L’obiettivo, secondo l’accusa, era quello di arrecare pregiudizio ai creditori, rendendo impossibile la ricostruzione del patrimonio e del movimento degli affari.

L’imputato ha presentato ricorso in Cassazione, basandolo su tre motivi principali:
1. Mancanza di prove: sosteneva non vi fosse prova certa dell’esistenza stessa delle scritture contabili prima del suo insediamento.
2. Assenza di dolo: affermava di essere stato un mero prestanome, all’oscuro della gestione effettiva della società e quindi privo del dolo specifico richiesto dal reato.
3. Errata qualificazione giuridica: chiedeva di derubricare il reato a bancarotta semplice, data la sua presunta estraneità alle vicende societarie.

Le motivazioni della Corte sulla bancarotta documentale

La Corte di Cassazione ha rigettato integralmente il ricorso, fornendo importanti chiarimenti sulla natura del reato di bancarotta documentale. I giudici hanno sottolineato che questo reato si perfeziona con la sola condotta di sottrazione od occultamento delle scritture contabili, rendendole indisponibili agli organi fallimentari. Tale condotta è di per sé sufficiente a creare un pericolo per gli interessi dei creditori, a prescindere dalla concreta impossibilità di ricostruire il patrimonio aziendale.

Un punto chiave della sentenza riguarda gli obblighi del nuovo amministratore. La Corte ha stabilito che, al momento dell’assunzione della carica, su quest’ultimo incombe un autonomo obbligo di verificare l’operato del predecessore e, se necessario, di ricostruire la documentazione mancante o irregolare. Pertanto, l’amministratore non può semplicemente giustificarsi affermando che le scritture non gli sono state consegnate. È suo onere dimostrare che la mancata disponibilità dei documenti contabili dipende da cause a lui non imputabili.

La responsabilità dell’amministratore prestanome

La difesa basata sul ruolo di “prestanome” è stata nettamente respinta. La Cassazione ha ribadito un principio consolidato: l’accettazione della carica di amministratore, anche se puramente formale, comporta l’assunzione di tutti i doveri e le responsabilità legali connesse, tra cui quello primario di tenere e conservare le scritture contabili.

Per quanto riguarda l’elemento soggettivo, la Corte ha specificato che il dolo specifico della bancarotta fraudolenta – ossia lo scopo di recare pregiudizio ai creditori – può essere desunto da una serie di elementi fattuali. Nel caso di specie, la volontaria e consapevole distruzione della documentazione ricevuta, unita alla ricezione di un compenso per il ruolo di amministratore, sono stati considerati elementi sufficienti a dimostrare l’intento fraudolento.

Le conclusioni della Suprema Corte

La sentenza in esame consolida un orientamento giurisprudenziale rigoroso nei confronti degli amministratori di società, anche di quelli che si limitano a fungere da prestanome. La Corte di Cassazione ha escluso la possibilità di riqualificare il fatto come bancarotta semplice, poiché la finalità fraudolenta della condotta era stata accertata. L’accettazione di una carica amministrativa non è mai un atto privo di conseguenze: comporta l’assunzione di precisi obblighi giuridici la cui violazione può portare a gravi responsabilità penali. Questa decisione serve da monito per chiunque accetti di ricoprire ruoli formali in società senza l’intenzione di esercitare i relativi poteri di gestione e controllo, evidenziando che la legge non ammette scorciatoie per eludere le proprie responsabilità.

Un amministratore appena nominato è responsabile per le scritture contabili mancanti del periodo precedente?
Sì. Secondo la Corte, sul nuovo amministratore incombe l’obbligo autonomo di verificare l’esatto adempimento del precedente amministratore e, se necessario, di ricostruire la documentazione contabile mancante o inidonea, ripristinare i libri e regolarizzare le scritture.

Essere un ‘prestanome’ esclude la responsabilità per bancarotta documentale?
No. La Corte ha stabilito che l’accettazione del ruolo di amministratore, anche se solo formale, non esclude il diretto e personale obbligo di tenere e conservare le scritture contabili. La responsabilità penale sussiste perché la carica comporta l’assunzione dei doveri previsti dalla legge.

Qual è la differenza tra bancarotta documentale fraudolenta e semplice secondo questa sentenza?
La differenza fondamentale risiede nell’elemento soggettivo. La bancarotta fraudolenta documentale richiede il dolo specifico, cioè lo scopo di recare pregiudizio ai creditori. La bancarotta semplice, invece, può derivare anche da una condotta meramente omissiva o negligente. L’accertata finalizzazione della condotta a occultare le vicende gestionali esclude la possibilità di qualificare il fatto come bancarotta semplice.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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