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Bancarotta documentale: dolo specifico e onere prova

La Corte di Cassazione annulla con rinvio la condanna per bancarotta documentale fraudolenta di un’amministratrice, chiarendo che la semplice omissione delle scritture contabili non basta. È necessario provare il dolo specifico, ovvero l’intenzione di creare pregiudizio ai creditori o trarre un profitto ingiusto. La Corte conferma invece la condanna per bancarotta per distrazione, ribadendo che spetta all’amministratore dimostrare la destinazione dei beni aziendali mancanti.

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Pubblicato il 14 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale

Bancarotta Documentale: La Cassazione Chiarisce il Dolo Specifico

Una recente sentenza della Corte di Cassazione interviene su un tema cruciale del diritto fallimentare: la bancarotta documentale fraudolenta. La decisione, che ha portato all’annullamento parziale di una condanna, offre importanti chiarimenti sulla necessità di dimostrare il ‘dolo specifico’ dell’amministratore, distinguendolo dalla mera omissione o irregolarità nella tenuta delle scritture contabili. Questo principio è fondamentale per tracciare il confine tra la bancarotta fraudolenta e quella semplice.

Il Caso in Esame

La vicenda riguarda l’amministratrice di una società, dichiarata fallita, condannata in appello per due distinti reati: bancarotta fraudolenta documentale e bancarotta fraudolenta per distrazione. La prima accusa (capo A) si basava sulla mancata tenuta delle scritture contabili per gli anni 2017-2018. La seconda (capo B) era legata alla presunta appropriazione dei proventi derivanti dalla vendita di un impianto fotovoltaico e di un’imbarcazione di proprietà dell’azienda.

L’amministratrice ha presentato ricorso in Cassazione, contestando entrambe le condanne con tre motivi principali:
1. Sulla bancarotta documentale, sosteneva che l’obbligo di tenuta delle scritture contabili era venuto meno, poiché la società era inattiva e cancellata dal Registro delle Imprese. Inoltre, contestava la sussistenza dell’elemento psicologico del reato (il dolo specifico).
2. In subordine, chiedeva la riqualificazione del reato in bancarotta semplice documentale, attribuendo l’omissione a trascuratezza dovuta all’inattività.
3. Sulla bancarotta per distrazione, affermava che i proventi delle vendite erano stati utilizzati per ripianare i debiti societari e non per scopi personali.

L’Analisi della Corte sulla Bancarotta Documentale

La Cassazione ha ritenuto parzialmente fondato il primo motivo di ricorso, specificamente per quanto riguarda l’elemento soggettivo. La Corte ha chiarito che il reato di bancarotta fraudolenta documentale, nella forma dell’omessa tenuta dei libri contabili, richiede il ‘dolo specifico’. Ciò significa che non è sufficiente provare la semplice omissione; l’accusa deve dimostrare che l’amministratore ha agito con lo scopo preciso di procurare a sé o ad altri un ingiusto profitto o di arrecare un danno ai creditori.

Nel caso di specie, la Corte d’Appello aveva dedotto la sussistenza di tale dolo in modo apodittico, basandosi unicamente sulla condotta omissiva, senza ricercare ulteriori indici concreti di fraudolenza. Questa motivazione è stata giudicata apparente e insufficiente. La Cassazione ha ribadito che l’elemento della frode è ciò che distingue la fattispecie più grave (fraudolenta) da quella meno grave di bancarotta semplice, che punisce l’omessa o irregolare tenuta dei libri contabili anche se dovuta a mera negligenza. Di conseguenza, ha annullato la sentenza su questo punto, rinviando il caso a un’altra sezione della Corte d’Appello per una nuova valutazione.

La Conferma della Bancarotta per Distrazione

Di diverso avviso è stata la Corte riguardo al terzo motivo, relativo alla bancarotta per distrazione. Il ricorso è stato giudicato infondato e generico. La Cassazione ha riaffermato un principio consolidato: in caso di mancato rinvenimento di beni aziendali o del loro ricavato, spetta all’amministratore fornire la prova della loro destinazione. Una generica affermazione secondo cui le somme sono state usate per coprire i costi gestionali non è sufficiente se non supportata da documentazione precisa.

Inoltre, per questo reato è sufficiente il ‘dolo generico’, ovvero la consapevolezza e la volontà di dare al patrimonio sociale una destinazione diversa da quella di garanzia per i creditori. Tale dolo è stato correttamente desunto dai giudici di merito dalla grave situazione debitoria della società al momento delle vendite, che rendeva la condotta dell’amministratrice concretamente pericolosa per gli interessi dei creditori.

Le Motivazioni

La decisione della Suprema Corte si fonda su una netta distinzione tra gli elementi soggettivi richiesti per le diverse forme di bancarotta. Per la bancarotta documentale fraudolenta (art. 216 l. fall.), quando la condotta consiste nell’omettere la tenuta delle scritture, è indispensabile il dolo specifico. La finalità fraudolenta non può essere presunta ma deve emergere da circostanze concrete che colorano la condotta omissiva.

Al contrario, per la bancarotta per distrazione, è sufficiente il dolo generico. La consapevolezza di sottrarre beni alla garanzia dei creditori integra il reato, senza necessità di provare un fine di danno specifico. L’onere della prova sulla destinazione dei beni ricade sull’amministratore, in virtù del suo obbligo di conservazione del patrimonio aziendale.

Le Conclusioni

La sentenza rappresenta un importante monito per i giudici di merito e un punto di riferimento per gli amministratori. Per una condanna per bancarotta fraudolenta documentale non basta la constatazione di un’irregolarità contabile; è necessario un accertamento rigoroso dell’intento fraudolento. La mancanza di prove su tale finalità deve portare, al più, a una condanna per il meno grave reato di bancarotta semplice. Al contempo, viene confermata la severità dell’ordinamento nei confronti degli atti di distrazione, dove l’amministratore è chiamato a rispondere pienamente della gestione del patrimonio sociale, con un onere probatorio a suo carico in caso di ammanchi.

Qual è la differenza tra bancarotta documentale fraudolenta e semplice?
La differenza fondamentale risiede nell’elemento psicologico. Per la bancarotta fraudolenta documentale per omessa tenuta dei libri contabili è richiesto il ‘dolo specifico’, ovvero l’intenzione di trarre un profitto ingiusto o danneggiare i creditori. Per la bancarotta semplice documentale, invece, è sufficiente che l’omessa o irregolare tenuta sia volontaria o dovuta a mera negligenza, senza uno scopo fraudolento.

Cosa deve dimostrare un amministratore accusato di bancarotta per distrazione?
L’amministratore ha l’onere di dimostrare la destinazione dei beni aziendali che non vengono trovati dopo il fallimento. Secondo la sentenza, non è sufficiente una generica asserzione che siano stati usati per coprire i costi gestionali; è necessaria una prova documentale e precisa del loro impiego a favore della società.

La cancellazione di una società dal Registro delle Imprese elimina l’obbligo di tenere le scritture contabili?
No. La sentenza chiarisce che l’obbligo di tenere le scritture contabili non cessa con la semplice inattività o con la cancellazione formale, specialmente se, come nel caso di specie, alla cancellazione da un registro è seguita l’iscrizione in un altro. L’obbligo permane finché l’attività commerciale non è effettivamente e formalmente cessata in modo definitivo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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