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Bancarotta documentale: dolo generico o specifico?

Un imprenditore è stato condannato per bancarotta documentale fraudolenta per l’omessa tenuta della contabilità. La Corte di Cassazione ha annullato la sentenza, sottolineando la necessità di distinguere correttamente tra le due forme di reato: quella che richiede il dolo specifico (intento di nuocere ai creditori) e quella che si accontenta del dolo generico. La mancata distinzione ha portato al rinvio del caso per un nuovo esame.

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Pubblicato il 10 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale

Bancarotta Documentale: La Sottile Linea tra Dolo Generico e Specifico

La corretta qualificazione del reato di bancarotta documentale dipende strettamente dall’elemento soggettivo dell’agente. È sufficiente la semplice volontà di non tenere le scritture contabili (dolo generico) o è necessaria l’intenzione specifica di arrecare un danno ai creditori (dolo specifico)? Con la sentenza n. 13193/2024, la Corte di Cassazione torna su questo tema cruciale, annullando una condanna e chiarendo i presupposti per le diverse fattispecie di reato.

Il Caso in Esame

Un imprenditore veniva condannato in primo e secondo grado per bancarotta fraudolenta documentale. La Corte d’Appello, pur escludendo l’aggravante del danno patrimoniale di rilevante gravità, confermava la responsabilità penale per aver omesso di tenere la contabilità della società, impedendo così la ricostruzione del volume d’affari e del patrimonio aziendale. L’imputato, tramite il suo difensore, proponeva ricorso in Cassazione lamentando, tra le altre cose, un errore nella valutazione dell’elemento psicologico del reato. Secondo la difesa, i giudici di merito avevano erroneamente ritenuto sufficiente il dolo generico, mentre la condotta contestata avrebbe dovuto richiedere il dolo specifico.

L’Analisi della Cassazione sulla Bancarotta Documentale

La Suprema Corte ha ritenuto fondato il motivo di ricorso, centrando la sua analisi sulla distinzione, all’interno dell’art. 216 della legge fallimentare, tra due diverse ipotesi di bancarotta documentale fraudolenta.

1. Bancarotta Documentale Specifica: Questa fattispecie si configura quando l’imprenditore sottrae, distrugge, falsifica o occulta, in tutto o in parte, i libri e le altre scritture contabili. Per questa condotta, la legge richiede il dolo specifico, ovvero la precisa intenzione di procurare a sé o ad altri un ingiusto profitto o di recare pregiudizio ai creditori.

2. Bancarotta Documentale Generica: Questa ipotesi si verifica quando la contabilità è tenuta in modo tale da rendere impossibile la ricostruzione del patrimonio o del movimento degli affari. In questo caso, è sufficiente il dolo generico, cioè la coscienza e la volontà di tenere la contabilità in maniera irregolare e caotica.

Il punto critico evidenziato dalla Cassazione è che anche l’omessa tenuta parziale della contabilità può integrare la prima fattispecie (specifica), se finalizzata a danneggiare i creditori.

Le Motivazioni della Decisione

I giudici di legittimità hanno osservato come la Corte d’Appello avesse qualificato il fatto come bancarotta documentale generica, ritenendo sufficiente il dolo generico, basandosi sull’affermazione del curatore fallimentare circa una “totale assenza di contabilità” a partire da un certo anno. Tuttavia, la stessa sentenza d’appello menzionava “tali lacune contabili” come causa dell’impossibilità di ricostruire il patrimonio, suggerendo quindi un’omissione non totale, ma parziale. Questa ambiguità è decisiva. Se l’omissione è solo parziale, essa rientra nella fattispecie della bancarotta specifica, che, come detto, richiede la prova del dolo specifico. La Corte territoriale non ha adeguatamente indagato su questo aspetto, limitandosi a una qualificazione che non teneva conto della possibile necessità di accertare il fine specifico dell’imputato. Di conseguenza, la sentenza è stata ritenuta viziata perché non ha chiarito se la condotta rientrasse in una delle due fattispecie alternative previste dalla norma, ciascuna caratterizzata da un diverso elemento soggettivo.

Le Conclusioni

La Corte di Cassazione ha annullato la sentenza impugnata, rinviando il caso a un’altra sezione della Corte d’Appello di Torino per un nuovo giudizio. Il nuovo giudice dovrà procedere a una più accurata ricostruzione dei fatti per stabilire se l’omissione contabile sia stata totale o parziale. In base a questa valutazione, dovrà determinare la corretta qualificazione giuridica del reato di bancarotta documentale e, di conseguenza, accertare la sussistenza dell’elemento psicologico richiesto, sia esso il dolo generico o quello specifico. Questa pronuncia ribadisce l’importanza di un’analisi rigorosa dell’elemento soggettivo nei reati fallimentari, evitando automatismi e garantendo che la condanna sia fondata su una precisa corrispondenza tra il fatto concreto e la norma incriminatrice.

Quali sono le due forme di bancarotta fraudolenta documentale previste dalla legge?
La legge prevede due forme: la bancarotta documentale “specifica” (sottrazione, distruzione, falsificazione od occultamento delle scritture contabili) e quella “generica” (tenuta della contabilità in modo da rendere impossibile la ricostruzione del patrimonio).

Che differenza c’è tra dolo generico e dolo specifico in questo contesto?
Per la bancarotta documentale “generica” è sufficiente il dolo generico, ossia la consapevolezza di tenere la contabilità in modo irregolare. Per quella “specifica”, invece, è richiesto il dolo specifico, cioè l’intenzione di trarre un profitto per sé o altri o di arrecare un danno ai creditori.

Perché la Corte di Cassazione ha annullato la sentenza?
La Corte ha annullato la sentenza perché i giudici di merito non hanno chiarito se l’omissione contabile fosse totale o parziale. Questa distinzione è fondamentale per stabilire quale delle due forme di reato fosse applicabile e, di conseguenza, se fosse necessario provare il dolo generico o quello specifico, cosa che non è stata fatta correttamente.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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