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Bancarotta documentale: condanna anche senza distrazione

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un imprenditore condannato per bancarotta documentale. La Corte ha stabilito che il reato sussiste anche quando la contabilità, pur gravemente carente, permette una ricostruzione del patrimonio solo grazie all’acquisizione di documenti esterni (es. bancari) da parte della curatela, poiché la condotta dell’imputato ha comunque reso più difficoltosa tale operazione. La prescrizione del concorrente reato di bancarotta preferenziale ha comportato solo l’eliminazione del relativo aumento di pena, senza intaccare la sanzione per il reato documentale.

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Pubblicato il 15 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale

Bancarotta Documentale: Condanna Confermata per Contabilità Incompleta

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 19308 del 2024, torna a pronunciarsi sul reato di bancarotta documentale, confermando un principio fondamentale: la condanna può scattare anche se il curatore fallimentare riesce, con difficoltà, a ricostruire il patrimonio della società. Ciò che conta è la condotta dell’imprenditore che ha reso tale ricostruzione più complessa e incerta.

Il Percorso Giudiziario del Caso

La vicenda processuale ha origine dalla condanna di un imprenditore in primo grado per i reati di bancarotta fraudolenta documentale e bancarotta preferenziale. La Corte d’Appello, in un secondo momento, ha riformato parzialmente la sentenza: pur confermando la responsabilità per la bancarotta documentale, ha dichiarato estinto per prescrizione il reato di bancarotta preferenziale.

Di conseguenza, è stata esclusa l’aggravante della pluralità dei fatti di bancarotta, con una rimodulazione della pena. Nonostante ciò, l’imprenditore ha deciso di ricorrere in Cassazione, sollevando due principali motivi di doglianza:

1. L’insussistenza del reato documentale, poiché a suo dire il curatore avrebbe potuto ricostruire facilmente il volume d’affari e il patrimonio della società fallita.
2. Un’errata determinazione della pena residua, che a suo avviso non teneva sufficientemente conto dell’esclusione dell’aggravante.

La Decisione della Cassazione sulla Bancarotta Documentale

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, ritenendo entrambi i motivi manifestamente infondati e generici. Analizziamo nel dettaglio le motivazioni della decisione.

Le Motivazioni

Con riferimento al primo motivo, i giudici hanno ribadito un orientamento consolidato. Il reato di bancarotta documentale “generica” si configura non solo quando la ricostruzione del patrimonio è resa impossibile, ma anche quando è semplicemente più difficoltosa a causa delle modalità di tenuta della contabilità.

Nel caso specifico, la sentenza di merito aveva evidenziato non solo le gravi carenze contabili, ma anche il fatto che la curatela era stata costretta ad acquisire la documentazione necessaria direttamente dagli istituti bancari per poter sanare tali lacune. Questo sforzo aggiuntivo, imposto alla curatela dalla condotta omissiva e confusionaria dell’imputato, è stato ritenuto sufficiente a integrare il reato. Le argomentazioni del ricorrente sono state liquidate come “meramente assertive”, in quanto non si sono confrontate con il nucleo centrale della motivazione della Corte d’Appello.

Anche il secondo motivo, relativo alla pena, è stato respinto. La Cassazione ha chiarito che, una volta venuto meno il reato di bancarotta preferenziale e, con esso, l’aggravante della pluralità dei fatti, la Corte d’Appello aveva correttamente eliminato l’aumento di pena corrispondente. La sanzione residua era, quindi, da riferirsi unicamente al reato di bancarotta documentale, e non era necessaria alcuna ulteriore diminuzione.

Le Conclusioni

L’ordinanza in esame rafforza un principio cardine in materia di reati fallimentari: la corretta tenuta delle scritture contabili è un obbligo posto a tutela della trasparenza e della possibilità, per i creditori e per gli organi della procedura, di avere un quadro chiaro e immediato della situazione patrimoniale dell’impresa. Il reato di bancarotta documentale punisce la condotta pericolosa per questi interessi, a prescindere dal fatto che, con un lavoro supplementare e complesso, si riesca a rimediare ex post alle mancanze dell’imprenditore. La decisione si conclude con la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle ammende, conseguenza tipica della declaratoria di inammissibilità del ricorso.

Perché si configura il reato di bancarotta documentale anche se il curatore riesce a ricostruire il patrimonio?
Perché il reato punisce la condotta dell’imprenditore che ha reso più difficoltosa la ricostruzione del volume d’affari e del patrimonio. Il fatto che il curatore sia riuscito nell’intento, ad esempio acquisendo documenti da fonti esterne come le banche, non elimina l’illiceità del comportamento originario che ha ostacolato tale processo.

Cosa significa che un ricorso in Cassazione è dichiarato inammissibile?
Significa che il ricorso è manifestamente infondato, generico o privo dei requisiti richiesti dalla legge. La Corte non entra nel merito della questione, ma lo respinge per ragioni procedurali o per la palese inconsistenza delle censure mosse, come avvenuto in questo caso dove le critiche sono state definite ‘meramente assertive’.

Cosa succede alla pena se uno dei reati contestati si estingue per prescrizione?
Se, come nel caso di specie, un reato (bancarotta preferenziale) si estingue e con esso viene meno un’aggravante (pluralità di reati), la pena viene ricalcolata eliminando l’aumento che era stato applicato per quel reato specifico. La pena finale si riferisce esclusivamente ai reati per cui la condanna è stata confermata.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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