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Avvio procedimento: omessa comunicazione e urgenza

Un soggetto impugna in Cassazione un’ordinanza di divieto di accesso a locali pubblici emessa dal Questore, lamentando la mancata comunicazione di avvio del procedimento. La Corte Suprema dichiara il ricorso inammissibile, stabilendo che per i provvedimenti di pubblica sicurezza, caratterizzati da urgenza, l’amministrazione non è tenuta alla comunicazione preventiva, in deroga alla regola generale.

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Pubblicato il 26 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Omessa Comunicazione di Avvio Procedimento: Legittima per Urgenza

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 27732 del 2025, affronta un tema cruciale nel rapporto tra cittadino e Pubblica Amministrazione: la legittimità dell’omissione della comunicazione di avvio del procedimento in presenza di ragioni di urgenza. Il caso esaminato riguarda un provvedimento del Questore che imponeva un divieto di accesso a esercizi pubblici per motivi di sicurezza, confermando come la necessità di un’azione rapida possa prevalere sulle garanzie partecipative.

I Fatti del Caso

Un cittadino si è visto notificare un provvedimento emesso dal Questore con cui gli veniva imposto il divieto di accesso a pubblici esercizi e locali di pubblico trattenimento per la durata di due anni, oltre all’obbligo di presentazione all’autorità di polizia. Tale misura, di natura preventiva, era stata successivamente convalidata dal Giudice per le Indagini Preliminari (GIP) del Tribunale competente.

Ritenendo lesi i propri diritti, il soggetto ha presentato ricorso per Cassazione contro l’ordinanza di convalida.

I Motivi del Ricorso: La Violazione del Diritto di Difesa

Il ricorrente ha basato la sua impugnazione su due motivi principali:

1. Violazione delle norme sul procedimento amministrativo: Si sosteneva che l’omessa comunicazione di avvio del procedimento amministrativo, giustificata dall’amministrazione con generiche “ragioni di urgenza”, avesse violato le prerogative difensive del destinatario. Secondo la difesa, tale omissione avrebbe reso nullo sia il provvedimento del Questore sia la successiva ordinanza di convalida del GIP.
2. Difetto di motivazione: Il ricorrente lamentava che il giudice della convalida non avesse adeguatamente risposto alle specifiche doglianze sollevate, limitandosi a utilizzare formule di stile generiche.

Il Procuratore Generale presso la Corte di Cassazione ha concluso chiedendo che il ricorso fosse dichiarato inammissibile.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha accolto la richiesta del Procuratore Generale, dichiarando il ricorso inammissibile. Di conseguenza, ha condannato il ricorrente al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma a favore della Cassa delle ammende.

Le Motivazioni della Sentenza

Il cuore della decisione risiede nell’interpretazione dell’articolo 7 della Legge n. 241/1990. Questa norma, pur sancendo l’obbligo generale di comunicare l’avvio del procedimento ai destinatari, prevede espressamente una deroga “ove non sussistano ragioni di impedimento derivanti da particolari esigenze di celerità del procedimento”.

La Corte ha ribadito un principio consolidato: l’obbligo di comunicazione preventiva non si applica a quei provvedimenti, come quelli emessi dal Questore per ragioni di pubblica sicurezza, che sono intrinsecamente caratterizzati da urgenza. La necessità di intervenire immediatamente per prevenire pericoli per la sicurezza pubblica costituisce quella “particolare esigenza di celerità” che la legge stessa contempla come eccezione alla regola generale.

Il Collegio ha implicitamente equiparato la misura in esame (divieto di accesso a locali pubblici) ad altre misure preventive urgenti, come il DASPO per le manifestazioni sportive, per le quali la giurisprudenza ha già ampiamente riconosciuto la non applicabilità dell’obbligo di comunicazione preventiva. La natura cautelare e la finalità preventiva del provvedimento giustificano, secondo la Corte, un’azione immediata da parte dell’autorità, senza il preavviso che potrebbe vanificarne l’efficacia.

Le Conclusioni

La sentenza in commento consolida l’orientamento secondo cui le garanzie di partecipazione al procedimento amministrativo possono essere legittimamente compresse quando entrano in gioco superiori esigenze di tutela della collettività e della sicurezza pubblica. La Corte di Cassazione chiarisce che la valutazione dell’urgenza è insita nella natura stessa di determinate misure preventive, esonerando l’amministrazione dall’onere della comunicazione di avvio del procedimento. La tutela del destinatario non viene eliminata, ma posticipata alla fase successiva della convalida giudiziaria, durante la quale il soggetto ha piena facoltà di far valere le proprie ragioni davanti a un giudice.

È sempre obbligatorio comunicare l’avvio di un procedimento amministrativo che impone una misura restrittiva?
No. La legge (art. 7, L. 241/1990) prevede un’eccezione quando sussistono particolari esigenze di celerità che impediscono la comunicazione. I provvedimenti urgenti di pubblica sicurezza rientrano in questa categoria.

Perché in questo caso specifico l’omessa comunicazione di avvio del procedimento è stata ritenuta legittima?
Perché il provvedimento del Questore, finalizzato a garantire la sicurezza pubblica, è per sua natura caratterizzato da esigenze di urgenza. Secondo la Corte, la necessità di un intervento immediato per prevenire pericoli giustifica la deroga all’obbligo di comunicazione preventiva.

Qual è la conseguenza pratica della dichiarazione di inammissibilità del ricorso da parte della Cassazione?
La dichiarazione di inammissibilità rende definitiva l’ordinanza di convalida del GIP. Di conseguenza, il provvedimento del Questore, che vieta l’accesso ai locali pubblici per due anni, rimane valido ed efficace. Il ricorrente è stato inoltre condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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