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Atto abnorme: quando un provvedimento è impugnabile?

La Corte di Cassazione ha stabilito che la restituzione di una richiesta di archiviazione al Pubblico Ministero da parte del GIP non costituisce un atto abnorme, e quindi non è impugnabile, se non provoca una stasi processuale insuperabile. Il ricorso del PM è stato dichiarato inammissibile perché l’atto, pur se anomalo, non impediva la riproposizione della richiesta.

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Pubblicato il 12 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Atto abnorme nel processo penale: la Cassazione chiarisce i limiti dell’impugnazione

Nel complesso mondo della procedura penale, non tutti i provvedimenti del giudice sono soggetti a impugnazione. Esiste un principio di tassatività dei mezzi di impugnazione, secondo cui un atto può essere contestato solo nei casi e con le forme espressamente previste dalla legge. Tuttavia, la giurisprudenza ha creato una valvola di sfogo per situazioni estreme: il concetto di atto abnorme. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ci offre l’occasione per approfondire quando un provvedimento può essere definito tale e, di conseguenza, diventare ricorribile in Cassazione.

I Fatti del Caso

La vicenda trae origine da una richiesta di archiviazione presentata dal Pubblico Ministero (PM) nell’ambito di un procedimento contro ignoti. Il Giudice per le Indagini Preliminari (GIP), anziché decidere nel merito della richiesta, la respingeva, restituendo gli atti al PM e dichiarandola ‘inammissibile’. La ragione di tale restituzione, pur non esplicitata nel dettaglio, sembrava legata a un problema procedurale, forse connesso a un malfunzionamento temporaneo dei sistemi informatici del processo telematico.

Ritenendo questo provvedimento anomalo e lesivo delle proprie prerogative, il PM proponeva ricorso per Cassazione, sostenendo che l’ordine di restituzione costituisse un atto abnorme, in quanto non previsto dalla legge e idoneo a creare una situazione di stallo processuale.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 3828 del 2025, ha dichiarato il ricorso del Pubblico Ministero inammissibile. Secondo i giudici supremi, il provvedimento del GIP, sebbene potesse essere considerato anomalo o irrituale, non possedeva le caratteristiche dell’abnormità che ne avrebbero consentito l’impugnazione.

Le motivazioni: la nozione di atto abnorme

La Corte ha colto l’occasione per ribadire i confini consolidati della nozione di atto abnorme. Un provvedimento può essere classificato come tale solo in due specifiche ipotesi:

1. Abnormità Strutturale: Si verifica quando l’atto è completamente estraneo al sistema processuale, cioè quando il giudice esercita un potere che l’ordinamento non gli conferisce in alcun modo (carenza di potere in astratto) o lo esercita in una situazione processuale radicalmente diversa da quella prevista dalla legge (carenza di potere in concreto).

2. Abnormità Funzionale: Si configura quando il provvedimento, pur rientrando in astratto nei poteri del giudice, determina una stasi insuperabile del processo, costringendo una delle parti a compiere un atto nullo o impedendo di fatto la prosecuzione del procedimento.

Nel caso di specie, la Cassazione ha escluso entrambe le forme di abnormità. Sotto il profilo strutturale, la restituzione degli atti al PM è una prassi che, seppur non sempre codificata, non è del tutto estranea al sistema. Sotto il profilo funzionale, e questo è il punto cruciale, la decisione del GIP non creava alcun blocco insuperabile. Il PM, infatti, non era impossibilitato a proseguire: poteva semplicemente correggere il vizio formale e ripresentare la richiesta di archiviazione. La restituzione degli atti, quindi, non ha causato una paralisi del procedimento, ma solo un rallentamento.

Le conclusioni: le implicazioni pratiche

La sentenza ribadisce un principio fondamentale: il ricorso per cassazione per abnormità è un rimedio eccezionale, da utilizzare solo quando ci si trova di fronte a una deviazione radicale dal modello legale che pregiudica irrimediabilmente lo sviluppo del processo. Un provvedimento semplicemente ‘sgradito’, ‘inopportuno’ o persino illegittimo non è automaticamente abnorme. Se esiste la possibilità per la parte di superare l’ostacolo creato dal giudice, ad esempio riproponendo l’atto in modo corretto, non si può parlare di stasi processuale e, di conseguenza, l’atto non può essere considerato un atto abnorme impugnabile.

Quando un provvedimento giudiziario può essere definito un atto abnorme?
Un atto è considerato abnorme quando si pone completamente al di fuori del sistema processuale (abnormità strutturale) oppure quando, pur essendo previsto dalla legge, provoca un’insuperabile stasi del procedimento, impedendone la prosecuzione (abnormità funzionale).

La restituzione degli atti al Pubblico Ministero da parte del GIP è sempre un atto abnorme?
No. Secondo la Corte, la restituzione degli atti al PM non è un atto abnorme se non determina una stasi processuale insuperabile. Se il PM può superare l’ostacolo semplicemente riproponendo la sua richiesta in modo corretto, il provvedimento del GIP non è impugnabile per abnormità.

Cosa succede se un provvedimento giudiziario è illegittimo ma non abnorme?
Se un provvedimento è illegittimo ma non rientra nelle categorie dell’abnormità (strutturale o funzionale) e la legge non prevede uno specifico mezzo di impugnazione, esso non è ricorribile per cassazione. La parte è tenuta a conformarsi alla decisione, a meno che non sia previsto un altro rimedio processuale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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