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Atto abnorme: quando un decreto di archiviazione è valido

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di una persona offesa che lamentava l’abnormità di un decreto di archiviazione. La Corte ha stabilito che, in un procedimento contro ignoti, il provvedimento di archiviazione non costituisce un atto abnorme se non vengono richieste nuove indagini o l’iscrizione di un soggetto specifico nel registro degli indagati. Il dissenso sulle conclusioni del PM non è sufficiente a configurare un’anomalia procedurale.

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Pubblicato il 9 novembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Atto Abnorme e Archiviazione: La Cassazione Fissa i Paletti

Quando un provvedimento del giudice può essere considerato talmente anomalo da essere definito un atto abnorme? La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 12669/2024, offre un’importante chiave di lettura, specialmente riguardo ai decreti di archiviazione emessi nell’ambito di procedimenti contro persone ignote. La decisione sottolinea come il disaccordo con le conclusioni del Pubblico Ministero non sia sufficiente a rendere un provvedimento abnorme, delineando i corretti strumenti a disposizione della persona offesa.

I Fatti del Caso: Dalla Denuncia all’Archiviazione

Il caso ha origine dalla denuncia-querela presentata da un cittadino, parte offesa in un procedimento penale avviato contro ignoti. A seguito delle indagini, il Pubblico Ministero aveva richiesto l’archiviazione del caso. La persona offesa si era opposta a tale richiesta, ma il Giudice per le Indagini Preliminari (GIP) aveva dichiarato l’opposizione inammissibile, disponendo l’archiviazione. Contro questa decisione, la parte offesa aveva proposto un reclamo, anch’esso dichiarato inammissibile dal Tribunale. Secondo il Tribunale, la decisione del GIP era corretta poiché l’atto di opposizione non indicava investigazioni suppletive e, sulla base degli elementi raccolti, non era possibile individuare gli autori del reato.

Il Ricorso in Cassazione e la Tesi dell’Atto Abnorme

La vicenda è approdata in Corte di Cassazione. Il ricorrente sosteneva che il decreto di archiviazione fosse un atto abnorme dal punto di vista funzionale. A suo dire, vi era una totale assenza di correlazione tra la sua denuncia, che ipotizzava una truffa processuale a carico di un soggetto ben preciso, e la richiesta di archiviazione del PM, che si era concentrata su un antefatto diverso. Lamentava, in sostanza, che il GIP avesse completamente ignorato le sue argomentazioni, limitandosi a una pronuncia di inammissibilità ‘de plano’ (cioè senza udienza).

Le Motivazioni della Suprema Corte: Perché non si Tratta di Atto Abnorme

La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, giudicandolo manifestamente infondato. Il punto centrale della motivazione risiede nella natura del procedimento originario: era iscritto a carico di soggetti ignoti. In questo specifico contesto, le opzioni per la parte offesa sono limitate.

La Corte ha chiarito che il decreto di archiviazione non è affatto un atto abnorme, ma un esito tipico del potere esercitato dal giudice quando mancano elementi per proseguire. Un atto è abnorme solo quando è avulso dall’ordinamento processuale per la sua stranezza (anomalia strutturale) o quando, pur essendo legittimo, provoca una paralisi insanabile del processo o una sua inammissibile regressione (anomalia funzionale).

Nel caso specifico, nessuna di queste condizioni era presente. La Corte ha sottolineato che l’unica attività che la parte offesa avrebbe potuto efficacemente richiedere nel suo atto di opposizione era l’iscrizione di un soggetto specifico nel registro degli indagati. Tale richiesta, tuttavia, non era stata formulata. Pertanto, la pretesa di ottenere un’imputazione forzata ai sensi dell’art. 409, comma 5, c.p.p. era infondata, poiché questa norma presuppone l’esistenza di un indagato identificato.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche per la Persona Offesa

La sentenza offre un’indicazione pratica fondamentale: in un procedimento contro ignoti, l’opposizione alla richiesta di archiviazione deve essere mirata e tecnicamente corretta. Non è sufficiente contestare genericamente la ricostruzione del PM o suggerire una diversa qualificazione giuridica del fatto. Per essere efficace, l’opposizione deve:

1. Indicare specifiche e concrete indagini suppletive da compiere.
2. Oppure, chiedere formalmente che le indagini proseguano nei confronti di una persona determinata, sollecitandone l’iscrizione nel registro degli indagati.

In assenza di questi elementi, il giudice può legittimamente dichiarare l’opposizione inammissibile e archiviare il caso. Tale decisione non rappresenta un atto abnorme, ma una corretta applicazione delle regole procedurali, e come tale non è validamente contestabile in Cassazione sotto tale profilo.

Quando un decreto di archiviazione può essere considerato un atto abnorme?
Secondo la sentenza, un decreto di archiviazione non è un atto abnorme se costituisce un esito possibile e tipico del potere del giudice, specialmente in un procedimento contro ignoti. Diventa abnorme solo se è talmente anomalo da essere estraneo al sistema processuale o se provoca una paralisi o una regressione inammissibile del procedimento.

Cosa deve fare la persona offesa per opporsi efficacemente a un’archiviazione in un procedimento contro ignoti?
La persona offesa deve indicare nell’atto di opposizione delle precise e ulteriori indagini da svolgere. In alternativa, se ritiene di aver individuato un responsabile, deve chiedere esplicitamente che venga iscritto nel registro degli indagati per consentire la prosecuzione delle indagini nei suoi confronti.

È possibile chiedere l’imputazione forzata in un procedimento contro ignoti?
No. La sentenza chiarisce che la richiesta di imputazione forzata, prevista dall’art. 409, comma 5, del codice di procedura penale, non è applicabile in un procedimento a carico di ignoti, poiché tale strumento processuale presuppone che sia già stato identificato un indagato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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