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Atto abnorme: quando un atto del giudice è nullo?

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 42862/2024, ha dichiarato inammissibile un ricorso che definiva come atto abnorme l’ordinanza di un G.I.P. che aveva riaperto la discussione dell’udienza preliminare per consentire una tardiva costituzione di parte civile. La Corte ha ribadito che un atto abnorme si configura solo quando è totalmente estraneo al sistema processuale o causa una stasi irrimediabile del procedimento, condizioni non riscontrate nel caso di specie, poiché la regressione è avvenuta all’interno della stessa fase processuale e l’eventuale nullità poteva essere eccepita con gli strumenti ordinari.

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Pubblicato il 10 dicembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Atto Abnorme: la Cassazione Definisce i Confini dell’Impugnabilità

Nel complesso panorama della procedura penale, la nozione di atto abnorme rappresenta una categoria eccezionale, che consente di impugnare immediatamente un provvedimento del giudice altrimenti non contestabile. Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 42862 del 2024) offre un’importante occasione per approfondire questo concetto, chiarendo quando la decisione di un giudice può essere considerata abnorme e quando, invece, rientra in una mera illegittimità da far valere con gli strumenti ordinari.

I fatti del caso: la riapertura inattesa dell’udienza preliminare

Il caso trae origine da un’ordinanza emessa dal Giudice per le Indagini Preliminari (G.I.P.) del Tribunale di Patti. Durante un’udienza preliminare, il giudice, dopo aver dichiarato chiusa la discussione alle 9:50 del mattino, disponeva a sorpresa, alle 12:27 dello stesso giorno, la riapertura del verbale. Questa decisione era finalizzata a consentire, tramite una rimessione in termini, la costituzione di parte civile del Fallimento di una società e di un’altra persona danneggiata dal reato. In sostanza, il giudice ha fatto ‘tornare indietro’ il procedimento a una fase che si era già formalmente conclusa poche ore prima.

Il ricorso per cassazione: la tesi dell’atto abnorme

Contro questa ordinanza, la difesa degli imputati proponeva immediatamente ricorso per cassazione. La tesi difensiva sosteneva che il provvedimento fosse affetto da un’abnormità strutturale. Secondo i ricorrenti, il G.U.P., una volta terminata la discussione, non avrebbe potuto riaprirla per permettere una costituzione di parte civile, per di più in assenza dei difensori. Un’azione del genere, a loro avviso, si configurava come un atto abnorme, ovvero un atto talmente anomalo da non trovare collocazione nel sistema processuale.

La nozione di atto abnorme secondo la Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, cogliendo l’occasione per ricostruire con precisione i confini della categoria dell’atto abnorme. Gli Ermellini hanno richiamato l’insegnamento consolidato delle Sezioni Unite, secondo cui l’abnormità si manifesta in due sole ipotesi:

1. Abnormità strutturale: quando l’atto è ‘avulso dal sistema’, cioè completamente estraneo alle norme processuali e ai poteri riconosciuti al giudice.
2. Abnormità funzionale: quando l’atto, pur essendo previsto dalla legge, determina un’indebita regressione del procedimento a una fase precedente e già conclusa, causando una stasi processuale irrimediabile.

La differenza tra illegittimità e abnormità

Il punto cruciale della decisione è la distinzione tra un atto semplicemente illegittimo e un atto abnorme. Non ogni violazione di legge commessa dal giudice dà vita a un atto abnorme. Se il provvedimento, sebbene viziato, è espressione dei poteri che l’ordinamento attribuisce al giudice e non blocca irreparabilmente il processo, esso potrà essere nullo o annullabile, ma non abnorme. Di conseguenza, i vizi dovranno essere fatti valere attraverso i mezzi di impugnazione ordinari previsti dal codice (ad esempio, eccezioni preliminari nel dibattimento) e non con un ricorso immediato per cassazione.

Le motivazioni della decisione

La Corte ha ritenuto che l’ordinanza del G.I.P. non rientrasse in nessuna delle due categorie di abnormità. La decisione di riaprire la discussione, pur comportando una regressione, è stata adottata all’interno della medesima sequenza procedimentale, ovvero l’udienza preliminare. Non si è trattato di un ritorno a una fase precedente e già esaurita (come le indagini preliminari), ma di una ‘pausa e ripartenza’ all’interno della stessa udienza. Pertanto, secondo la Cassazione, non si è verificata né una stasi irrimediabile né un’azione totalmente estranea al sistema. La Corte ha inoltre specificato che eventuali vizi, come la tardività della costituzione di parte civile o l’assenza dei difensori al momento della decisione, avrebbero potuto e dovuto essere eccepiti dalla difesa sia alla ripresa dell’udienza davanti allo stesso G.U.P., sia successivamente, nella fase degli atti preliminari al dibattimento, ai sensi dell’art. 491 c.p.p.

Le conclusioni

In conclusione, la sentenza ribadisce un principio fondamentale: il ricorso per atto abnorme è uno strumento eccezionale, da utilizzare solo in situazioni di palese e insanabile anomalia processuale. Una semplice illegittimità, anche se grave, non è sufficiente per qualificare un provvedimento come abnorme se il sistema offre altri rimedi per contestarla. La decisione del G.I.P., per quanto discutibile, non ha creato un cortocircuito insanabile nel procedimento, ma un vizio che poteva essere dedotto e sanato attraverso i canali procedurali ordinari. Di conseguenza, il ricorso è stato dichiarato inammissibile, con condanna dei ricorrenti al pagamento delle spese processuali e di un’ammenda.

Quando un provvedimento del giudice può essere definito ‘atto abnorme’?
Un provvedimento è un atto abnorme solo in due casi: se è strutturalmente estraneo al sistema legale (cioè non previsto da alcuna norma) o se, pur essendo previsto, causa funzionalmente un’indebita regressione del procedimento a una fase già conclusa, determinando una stasi processuale irrimediabile.

La riapertura della discussione in udienza preliminare per consentire la costituzione di parte civile è un atto abnorme?
No, secondo la Corte di Cassazione non è un atto abnorme. Sebbene comporti una regressione, questa avviene all’interno della stessa fase processuale (l’udienza preliminare) e non determina una stasi irreparabile. Pertanto, non giustifica un ricorso immediato per cassazione.

Come si può contestare un provvedimento del giudice ritenuto illegittimo ma non abnorme?
Un provvedimento illegittimo ma non abnorme, come quello del caso di specie, deve essere contestato attraverso gli strumenti processuali ordinari. La difesa può sollevare la questione di nullità alla ripresa dell’udienza davanti allo stesso giudice o, successivamente, nella fase degli atti preliminari al dibattimento, come previsto dall’art. 491 del codice di procedura penale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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