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Atto abnorme: quando l’ordine del giudice è nullo?

La Corte di Cassazione ha stabilito che l’ordinanza di un Giudice che dichiara la nullità di una perizia e ne dispone la rinnovazione non costituisce un atto abnorme. Gli imputati avevano proposto ricorso sostenendo che tale decisione creasse un’indebita regressione del procedimento. La Corte ha rigettato il ricorso, chiarendo che il provvedimento rientra nei poteri del giudice e non determina una stasi processuale irrisolvibile, dichiarando quindi il ricorso inammissibile.

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Pubblicato il 25 novembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Atto abnorme: la Cassazione chiarisce quando un ordine del giudice è legittimo

Nel complesso mondo della procedura penale, il concetto di atto abnorme rappresenta una categoria eccezionale, creata dalla giurisprudenza per porre rimedio a situazioni processuali altrimenti insanabili. Ma quando un provvedimento del giudice può essere definito tale? La recente sentenza della Corte di Cassazione, n. 22308 del 2024, offre un’importante delucidazione, stabilendo che l’ordine di rinnovare una perizia, anche se contestato, non rientra in questa casistica se non provoca una stasi insuperabile del procedimento.

I Fatti del Caso

La vicenda trae origine da un’ordinanza del Giudice dell’udienza preliminare del Tribunale di Asti. Durante un giudizio abbreviato, il Giudice aveva dichiarato la nullità di una perizia precedentemente disposta, ravvisando una violazione del contraddittorio e del diritto di difesa. Nello specifico, i periti avevano omesso di compiere alcune operazioni successive alle prime, ledendo la possibilità per le parti di partecipare pienamente all’accertamento. Di conseguenza, il Giudice aveva ordinato la rinnovazione della perizia.

Contro questa decisione, gli imputati proponevano ricorso per cassazione. La loro tesi era che l’ordinanza costituisse un atto abnorme, in quanto avrebbe determinato un’indebita regressione del procedimento, annullando un atto al di fuori dei casi previsti dalla legge e basandosi su un’eccezione di nullità sollevata da una parte (il Pubblico Ministero) che, a loro dire, non ne aveva interesse.

La nozione di atto abnorme secondo la Cassazione

La Corte di Cassazione, nel dichiarare inammissibili i ricorsi, ha colto l’occasione per ribadire i confini della nozione di atto abnorme. Gli Ermellini hanno ricordato che tale categoria deroga al principio di tassatività dei mezzi di impugnazione e si applica solo in situazioni estreme.

Un atto può essere considerato abnorme sotto due profili:
1. Abnormità strutturale: quando il provvedimento è talmente anomalo e stravagante da risultare completamente estraneo all’ordinamento processuale.
2. Abnormità funzionale: quando l’atto, pur essendo previsto dalla legge, viene utilizzato in un modo che provoca una stasi insuperabile del processo, impedendone la naturale progressione.

Il punto centrale, sottolineato dalle Sezioni Unite, è che l’abnormità si configura quando il giudice esercita un potere che non gli è attribuito dall’ordinamento. Se, invece, il giudice esercita un potere che la legge gli conferisce, eventuali vizi del provvedimento dovranno essere fatti valere con i mezzi di impugnazione ordinari, e non con il ricorso per abnormità.

Le Motivazioni della Decisione

Applicando questi principi al caso di specie, la Corte ha concluso che l’ordinanza del Giudice di Asti non potesse in alcun modo essere qualificata come abnorme. In primo luogo, il potere di dichiarare una nullità e di disporre la rinnovazione di un atto istruttorio è espressamente riconosciuto al giudice dall’ordinamento processuale, in particolare dall’art. 185 c.p.p. Pertanto, non sussisteva alcuna abnormità strutturale.

In secondo luogo, e in modo ancora più decisivo, il provvedimento non ha generato alcuna abnormità funzionale. L’annullamento della perizia e l’ordine di rinnovarla non hanno creato una paralisi del procedimento. Al contrario, il processo poteva e doveva proseguire proprio attraverso l’espletamento della nuova perizia. Non vi era, quindi, alcuna stasi processuale o una regressione che impedisse al giudizio di arrivare a una conclusione.

La Cassazione ha chiarito che non ogni violazione della legge processuale o ogni decisione che comporti un allungamento dei tempi costituisce un atto abnorme. Tale rimedio è riservato solo a quelle situazioni patologiche che minano le fondamenta stesse della sequenza processuale, cosa che nel caso in esame non si è verificata.

Conclusioni

La sentenza in commento riafferma un principio fondamentale: il ricorso per abnormità è uno strumento eccezionale e non può essere utilizzato per contestare provvedimenti che, pur se ritenuti errati, rientrano nell’ambito dei poteri giurisdizionali e non bloccano irrimediabilmente il corso del processo. L’ordine di rinnovare un atto istruttorio nullo, come una perizia, è espressione di un potere legittimo del giudice finalizzato a garantire un corretto accertamento dei fatti nel rispetto del contraddittorio. Pertanto, la sua adozione non può configurare un atto abnorme e non è autonomamente impugnabile per cassazione.

Quando un provvedimento del giudice può essere considerato un atto abnorme?
Un provvedimento è considerato un atto abnorme quando, per la sua singolarità, si pone al di fuori del sistema normativo (abnormità strutturale) oppure quando, pur essendo previsto dalla legge, determina una stasi insuperabile del processo, impedendone la prosecuzione (abnormità funzionale).

L’ordine di rinnovare una perizia dichiarata nulla è un atto abnorme?
No. Secondo la Corte di Cassazione, tale ordine non è un atto abnorme perché rientra nei poteri riconosciuti al giudice dall’ordinamento (art. 185 cod.proc.pen.) e non determina un’indebita stasi del procedimento, il quale può proseguire proprio attraverso la rinnovazione dell’atto istruttorio.

Perché il ricorso degli imputati è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché il provvedimento impugnato non è stato qualificato come abnorme. Di conseguenza, non era suscettibile dell’eccezionale rimedio del ricorso per cassazione, che è previsto solo per vizi specifici e non per contestare nel merito un’ordinanza che rientra nei poteri del giudice.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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