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Atto abnorme: quando la restituzione atti è legittima?

Un Pubblico Ministero ha impugnato per abnormità un’ordinanza con cui il GUP, rilevando un presunto difetto di notifica, aveva dichiarato la nullità dell’avviso di conclusione indagini e disposto la restituzione degli atti. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, specificando che un provvedimento, anche se errato, non costituisce un atto abnorme se è espressione di un potere riconosciuto dalla legge al giudice e non provoca un’insuperabile stasi processuale. La restituzione degli atti è considerata una “regressione consentita” del procedimento.

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Pubblicato il 12 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Atto Abnorme: La Cassazione Chiarisce i Limiti del Potere del Giudice

Nel complesso mondo della procedura penale, il concetto di atto abnorme rappresenta una valvola di sicurezza per correggere decisioni giudiziarie che escono completamente dai binari del sistema normativo. Tuttavia, non ogni atto percepito come errato o illegittimo rientra in questa categoria. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ci offre un’importante lezione sui confini tra l’esercizio, anche se scorretto, di un potere legittimo del giudice e un vero e proprio atto abnorme che giustifichi un ricorso. Analizziamo insieme il caso e le conclusioni della Suprema Corte.

I Fatti del Caso: Una Notifica Contesta

Il caso ha origine da un’ordinanza del Giudice per l’udienza preliminare (GUP) del Tribunale di Brescia. Il GUP, esaminando gli atti, ha rilevato che la notifica dell’avviso di conclusione delle indagini preliminari (ex art. 415-bis c.p.p.) all’imputato era stata eseguita con modalità ritenute non corrette. In particolare, la notifica era avvenuta secondo le disposizioni dell’art. 157-bis c.p.p. anziché quelle previste dall’art. 157 c.p.p. Ritenendo che questa irregolarità compromettesse la corretta informazione dell’imputato e la sua effettiva conoscenza del procedimento, il giudice ha dichiarato la nullità dell’avviso e ha disposto la restituzione degli atti al Pubblico Ministero per provvedere a una nuova notifica.

La Posizione del Pubblico Ministero: un Atto Abnorme?

Il Pubblico Ministero, non condividendo la decisione, ha proposto ricorso per cassazione, sostenendo che l’ordinanza del GUP costituisse un atto abnorme. Secondo l’accusa, il giudice aveva creato una causa di nullità non prevista dal codice, determinando una “abnormità funzionale”. Questa situazione, a dire del PM, avrebbe causato un’insuperabile stasi del procedimento, costringendolo a ripetere un atto in contrasto con le norme vigenti e rischiando di generare ulteriori nullità.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, fornendo una chiara spiegazione di perché l’ordinanza del GUP non potesse essere classificata come un atto abnorme.

Il Collegio ha ribadito che un provvedimento è abnorme solo in due casi:
1. Abnormità strutturale: quando l’atto si pone completamente al di fuori del sistema processuale.
2. Abnormità funzionale: quando, pur essendo previsto in astratto, determina una stasi insuperabile del procedimento, precludendo a qualsiasi organo di porvi rimedio con gli strumenti ordinari.

Nel caso specifico, il GUP ha esercitato un potere che la legge gli conferisce espressamente: quello di verificare la regolarità delle notifiche e, più in generale, la corretta instaurazione del rapporto processuale. La decisione di restituire gli atti al Pubblico Ministero, anche se basata su una valutazione di nullità potenzialmente errata, è una conseguenza prevista dall’ordinamento e costituisce una “regressione consentita” del processo.

La Corte ha sottolineato che il Pubblico Ministero è tenuto a conformarsi ai provvedimenti del giudice, anche se li ritiene illegittimi, a meno che l’adempimento non si traduca in un atto a sua volta nullo. Rinnovare una notifica, anche se non strettamente necessario, non costituisce un atto nullo, ma semplicemente un adempimento disposto dal giudice nell’esercizio delle sue funzioni. Pertanto, non si crea alcuna stasi insuperabile: il PM può semplicemente eseguire l’ordine e il procedimento può riprendere il suo corso.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche

La sentenza consolida un principio fondamentale nei rapporti tra giudice e pubblico ministero: il ricorso per abnormità è un rimedio eccezionale, da utilizzare solo in presenza di deviazioni radicali dal modello normativo. Un errore di valutazione da parte del giudice, che porta a una regressione del procedimento, non è di per sé sufficiente a configurare un atto abnorme. Il sistema processuale prevede che il PM si adegui alla decisione del giudice, anche se contestabile, per garantire la progressione del processo. Questa pronuncia serve a delimitare con precisione il campo di applicazione del concetto di abnormità, evitando che diventi uno strumento per contestare qualsiasi decisione sfavorevole del giudice e ribadendo la necessità di rispettare la ripartizione dei poteri all’interno del processo penale.

Quando un provvedimento del giudice può essere considerato un atto abnorme?
Un provvedimento è considerato abnorme quando si pone completamente al di fuori del sistema normativo (abnormità strutturale) o quando, pur essendo previsto dalla legge, causa una paralisi insuperabile del procedimento che non può essere risolta con gli strumenti processuali ordinari (abnormità funzionale).

La restituzione degli atti al Pubblico Ministero da parte del giudice è sempre un atto abnorme?
No. Secondo la Corte, la restituzione degli atti, anche se basata su una valutazione di nullità errata, non è un atto abnorme perché rientra nei poteri del giudice di verificare la corretta instaurazione del processo. Si tratta di una “regressione consentita” del procedimento che non causa una stasi insuperabile.

Cosa deve fare il Pubblico Ministero se ritiene che un ordine del giudice sia illegittimo ma non abnorme?
Il Pubblico Ministero è tenuto a osservare e adempiere al provvedimento emesso dal giudice. Può contestarlo solo se l’adempimento richiesto si concretizzasse in un atto nullo rilevabile nel futuro corso del processo; altrimenti, deve conformarsi alla decisione per consentire la prosecuzione del procedimento.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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