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Atto abnorme: quando la regressione non è impugnabile

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un Pubblico Ministero contro un’ordinanza che, dichiarando la nullità di una notifica, aveva causato una regressione del procedimento. Secondo la Corte, non si tratta di un atto abnorme, in quanto il provvedimento del giudice, seppur potenzialmente errato, rientra nei poteri previsti dalla legge e non determina una stasi processuale irrisolvibile, potendo essere sanato con una nuova notificazione.

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Pubblicato il 29 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Atto abnorme nel processo penale: la Cassazione chiarisce i limiti dell’impugnabilità

Nel complesso panorama della procedura penale, la nozione di atto abnorme rappresenta un rimedio eccezionale per contestare provvedimenti giudiziari che, per la loro stranezza o eccentricità, si pongono al di fuori del sistema legale. Tuttavia, non ogni errore del giudice o ogni battuta d’arresto del processo configura un’abnormità. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ci offre un’importante lezione su quando un atto che causa una regressione del procedimento possa essere impugnato e quando, invece, no.

I fatti del caso

Il caso trae origine da una decisione del Tribunale di Cuneo. Durante un procedimento penale, il Tribunale ha rilevato una nullità nella notifica dell’avviso di conclusione delle indagini preliminari (atto previsto dall’art. 415 bis c.p.p.). La notifica era stata inviata al difensore d’ufficio, nonostante l’imputato avesse formalmente eletto un domicilio specifico per ricevere le comunicazioni. Di conseguenza, il Tribunale ha dichiarato nullo l’atto e il successivo decreto di citazione a giudizio, disponendo la restituzione degli atti al Pubblico Ministero.

Questa decisione ha comportato una “regressione” del procedimento, facendolo tornare indietro alla fase delle indagini. Il Pubblico Ministero, ritenendo tale provvedimento un atto abnorme capace di generare una stasi processuale, ha proposto ricorso per cassazione.

La decisione della Corte di Cassazione sul concetto di atto abnorme

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso del Pubblico Ministero inammissibile. I giudici supremi hanno chiarito che, per quanto la decisione del Tribunale potesse essere basata su un’interpretazione errata delle norme sulle notifiche, non poteva essere qualificata come un atto abnorme.

Le motivazioni

La Corte ha fondato la sua decisione su principi consolidati, delineati in particolare dalle Sezioni Unite. La nozione di atto abnorme è stata circoscritta a due scenari principali:

1. Abnormità strutturale: quando l’atto si colloca completamente al di fuori del sistema processuale, essendo espressione di un potere non riconosciuto dalla legge.
2. Abnormità funzionale: quando l’atto, pur essendo previsto dalla legge, determina una stasi irrimediabile e insuperabile del procedimento.

Nel caso specifico, la Corte ha osservato che la decisione del Tribunale non rientrava in nessuna delle due categorie. La dichiarazione di nullità e la conseguente regressione del procedimento sono espressione di un potere che l’ordinamento riconosce al giudice. Se questo potere sia stato esercitato correttamente o meno è una questione di merito, ma non trasforma l’atto in un’anomalia.

Soprattutto, il provvedimento non ha causato una stasi “irrimediabile”. Il Pubblico Ministero, infatti, poteva semplicemente superare l’ostacolo rinnovando la notificazione nel modo ritenuto corretto dal Tribunale, permettendo così al processo di riprendere il suo corso. L’errore del giudice, dunque, ha causato un intoppo sanabile, non una paralisi definitiva. Un atto illegittimo non è, solo per questo, anche un atto abnorme.

Le conclusioni

La sentenza ribadisce un principio fondamentale: il ricorso per cassazione contro un presunto atto abnorme è uno strumento eccezionale, da utilizzare con rigore. Non può essere invocato per contestare qualsiasi decisione sfavorevole o proceduralmente errata. Se il provvedimento del giudice, per quanto discutibile, rientra nell’alveo dei poteri che la legge gli conferisce e non crea una situazione di stallo insuperabile, l’eventuale errore deve essere gestito con gli strumenti ordinari previsti dal codice. In questo caso, la soluzione era semplicemente correggere la notifica e proseguire. Questa pronuncia serve a preservare il carattere eccezionale dell’impugnazione per abnormità, evitando che diventi un modo per eludere il principio di tassatività dei mezzi di impugnazione.

Quando un provvedimento del giudice può essere definito ‘atto abnorme’?
Un provvedimento è definito ‘atto abnorme’ solo quando si pone completamente al di fuori del sistema processuale (abnormità strutturale) o quando, pur essendo previsto, determina una stasi irrimediabile e insuperabile del procedimento (abnormità funzionale).

La regressione del procedimento dal dibattimento alle indagini preliminari è sempre un atto abnorme?
No. Secondo la Corte, se la regressione è l’espressione di un potere riconosciuto al giudice dall’ordinamento (come quello di dichiarare una nullità), non è un atto abnorme, anche se la decisione del giudice fosse errata. Diventa abnorme solo se crea una paralisi insuperabile del processo.

Perché il ricorso del Pubblico Ministero è stato dichiarato inammissibile in questo caso?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché il provvedimento impugnato non era abnorme. La regressione del procedimento, pur se illegittima, non creava una stasi irrimediabile, in quanto il Pubblico Ministero poteva semplicemente sanare la situazione rinnovando la notifica e permettendo al processo di proseguire.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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