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Atto abnorme: quando il giudice può restituire gli atti?

La Corte di Cassazione ha stabilito che non costituisce un atto abnorme l’ordinanza con cui il giudice, ai sensi dell’art. 554-bis c.p.p., restituisce gli atti al Pubblico Ministero che si sia rifiutato di modificare l’imputazione. Tale provvedimento rientra nei poteri conferiti al giudice dalla legge e la conseguente regressione del procedimento è una conseguenza fisiologica e non patologica, anche in caso di un potenziale errore di valutazione da parte del giudice.

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Pubblicato il 27 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Atto abnorme e poteri del giudice: la Cassazione fa chiarezza

Nel complesso dialogo tra accusa e organo giudicante, esistono momenti di potenziale conflitto che mettono alla prova i confini dei rispettivi poteri. Uno degli istituti più discussi è quello dell’atto abnorme, un provvedimento del giudice talmente anomalo da uscire dagli schemi procedurali. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha affrontato proprio questo tema, chiarendo quando la decisione di un Tribunale di restituire gli atti al Pubblico Ministero possa considerarsi legittima e quando, invece, varchi la soglia dell’abnormità.

Il caso in esame: un’imputazione contestata

La vicenda trae origine da un’udienza predibattimentale. Il Tribunale, esaminando il capo d’imputazione a carico di due persone, ha ritenuto che un riferimento normativo fosse impertinente rispetto al fatto contestato. Di conseguenza, ha invitato il Pubblico Ministero a modificare l’imputazione, espungendo la norma ritenuta non pertinente.

Di fronte al rifiuto del rappresentante dell’accusa di procedere alla modifica, il Tribunale ha applicato una specifica disposizione del codice di procedura penale (l’art. 554-bis, comma 6), disponendo la restituzione di tutti gli atti al Pubblico Ministero. Ritenendo tale decisione un’indebita regressione del procedimento e, dunque, un atto abnorme, la Procura ha proposto ricorso per Cassazione.

La nozione di atto abnorme secondo la Cassazione

Per comprendere la decisione della Suprema Corte, è fondamentale richiamare la definizione di atto abnorme. Secondo la giurisprudenza consolidata, un atto può essere dichiarato abnorme quando presenta due caratteristiche:

1. Abnormità strutturale: L’atto si colloca al di fuori dell’intero sistema processuale, essendo un provvedimento non previsto dalla legge.
2. Abnormità funzionale: Pur essendo un atto previsto dalla legge, il suo esercizio provoca una stasi insuperabile del procedimento o una sua regressione a una fase precedente in modo del tutto anomalo e ingiustificato.

La Cassazione ha da tempo chiarito che la chiave per distinguere un atto meramente illegittimo da uno abnorme risiede nella sussistenza o meno del potere del giudice di adottarlo. Se il provvedimento, pur se errato nel merito, rientra nei poteri che la legge attribuisce al giudice, non può essere considerato abnorme. Si tratterà di un atto ‘contro norma’ (illegittimo), ma non ‘extra norma’ (abnorme).

L’impatto della nuova normativa (art. 554-bis c.p.p.)

Il punto cruciale della decisione della Cassazione risiede nell’analisi dell’art. 554-bis, comma 6, del codice di procedura penale. Questa norma, di recente introduzione, conferisce esplicitamente al giudice il potere, nella fase predibattimentale, di sollecitare modifiche all’imputazione per renderla più aderente alle risultanze investigative.

La stessa norma prevede la conseguenza del rifiuto del PM: il giudice ‘dispone con ordinanza la restituzione degli atti al pubblico ministero’. Pertanto, l’azione del Tribunale non è stata un’invenzione estemporanea, ma l’applicazione puntuale di un potere legislativamente previsto.

Le motivazioni della Corte

Sulla base di queste premesse, la Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso del Pubblico Ministero. La motivazione è lineare: il Tribunale ha esercitato un potere che l’ordinamento gli attribuisce espressamente. La restituzione degli atti non è un’anomalia, ma la conseguenza procedurale stabilita dal legislatore di fronte all’inerzia dell’accusa. Di conseguenza, il provvedimento impugnato non può essere qualificato come atto abnorme, né strutturalmente né funzionalmente. La regressione del procedimento che ne deriva non è una stasi patologica, ma una conseguenza ‘fisiologica’ prevista dal sistema per garantire la corretta formulazione dell’accusa prima di avviare il dibattimento. Anche se la valutazione del giudice sulla pertinenza della norma contestata fosse stata un errore, tale errore rientrerebbe comunque nella sua sfera di competenza e non renderebbe abnorme il provvedimento adottato.

Le conclusioni

La sentenza consolida un principio importante: l’ambito dell’atto abnorme è circoscritto a situazioni eccezionali in cui il giudice agisce al di fuori dei poteri conferitigli dalla legge. L’introduzione di norme come l’art. 554-bis c.p.p. ha codificato specifici poteri del giudice nella fase di controllo dell’imputazione, rendendo legittime azioni che in passato avrebbero potuto generare incertezza. Questa decisione rafforza il ruolo di garanzia del giudice nel verificare la precisione dell’accusa e stabilisce che la regressione del procedimento, se prevista dalla legge come conseguenza di una precisa dinamica processuale, non è di per sé sintomo di abnormità.

Quando un provvedimento del giudice può essere considerato un ‘atto abnorme’?
Un atto è considerato abnorme quando non è previsto dall’ordinamento processuale (abnormità strutturale) oppure quando, pur essendo previsto, determina una stasi del procedimento non altrimenti superabile o una regressione ingiustificata a una fase precedente (abnormità funzionale).

La restituzione degli atti al Pubblico Ministero è sempre un atto abnorme?
No. Secondo la sentenza, non è un atto abnorme se costituisce l’esercizio di un potere specificamente attribuito al giudice dalla legge, come quello previsto dall’art. 554-bis, comma 6, del codice di procedura penale. In questo caso, la regressione è una conseguenza fisiologica del procedimento.

Cosa succede se il giudice invita il PM a modificare l’imputazione e il PM si rifiuta?
In base all’art. 554-bis, comma 6, del codice di procedura penale, se il Pubblico Ministero non apporta le modifiche richieste, il giudice deve disporre con ordinanza la restituzione degli atti allo stesso ufficio del Pubblico Ministero.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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