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Atto abnorme: la Cassazione chiarisce i limiti

La Corte di Cassazione analizza il concetto di atto abnorme in un caso complesso. Un Giudice dell’Udienza Preliminare, dopo aver prosciolto un’imputata per i reati più gravi di epidemia e omicidio colposo, ha restituito gli atti al Pubblico Ministero per le restanti contravvenzioni in materia di sicurezza sul lavoro. Il PM ha impugnato la decisione, ritenendola un atto abnorme che causava un’indebita regressione del procedimento. La Cassazione, pur riconoscendo l’errore procedurale del GUP, ha dichiarato il ricorso inammissibile. Ha chiarito che l’atto non era abnorme perché, seppur scorretto, non creava una stasi processuale insuperabile, potendo il PM procedere con citazione diretta senza incorrere in nullità.

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Pubblicato il 15 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Atto Abnorme: la Cassazione Chiarisce i Limiti dell’Errore Giudiziario

La recente sentenza della Corte di Cassazione, n. 43386 del 2024, offre un’importante lezione sulla distinzione tra un errore procedurale e un vero e proprio atto abnorme, ovvero un provvedimento giudiziario talmente anomalo da stravolgere il corso della giustizia. Il caso in esame riguarda la decisione di un Giudice dell’Udienza Preliminare (GUP) di restituire gli atti al Pubblico Ministero (PM) dopo aver prosciolto un’imputata dai reati più gravi, una decisione che ha innescato un ricorso per le sue presunte conseguenze sul corretto svolgimento del processo.

I Fatti del Caso

Una persona, in qualità di datore di lavoro di una comunità alloggio, era stata accusata di una serie di reati. Le imputazioni più gravi erano quelle di omicidio colposo plurimo e di epidemia colposa, legate alla diffusione del virus SARS-CoV-2 all’interno della struttura, che aveva causato il decesso di alcuni ospiti. Accanto a questi delitti, erano contestate numerose contravvenzioni in materia di sicurezza sul lavoro, previste dal D.Lgs. 81/2008.

All’esito dell’udienza preliminare, il GUP ha emesso una sentenza di non luogo a procedere per i delitti di omicidio ed epidemia. Per le restanti contravvenzioni, anziché disporre il rinvio a giudizio davanti al tribunale monocratico, il giudice ha ordinato la restituzione degli atti al PM. La logica del GUP era che, venuti meno i reati che richiedevano l’udienza preliminare, le altre imputazioni (procedibili con citazione diretta) dovessero tornare alla fase delle indagini per permettere al PM di esercitare l’azione penale nella forma corretta.

Il Ricorso del Pubblico Ministero: la Tesi dell’Atto Abnorme

Il Pubblico Ministero ha impugnato questa decisione davanti alla Corte di Cassazione, sostenendo che la restituzione degli atti costituisse un atto abnorme. Secondo l’accusa, il provvedimento del GUP violava il principio di non regressione del procedimento, causando un’inutile e illegittima battuta d’arresto. La tesi era che il GUP, una volta chiusa l’udienza preliminare, avrebbe dovuto esercitare i suoi poteri e disporre direttamente il processo per i reati residui, come previsto da consolidata giurisprudenza delle Sezioni Unite. La restituzione degli atti al PM, invece, rappresentava uno sviamento della funzione giurisdizionale, sia dal punto di vista strutturale (il giudice si sarebbe spogliato di una decisione che gli competeva) sia funzionale (avrebbe creato una stasi processuale).

La Distinzione tra Errore e Abnormità

Il cuore della questione era stabilire se l’errore commesso dal GUP fosse così grave da poter essere qualificato come atto abnorme. Questa qualifica è cruciale, perché permette di impugnare provvedimenti che altrimenti non sarebbero appellabili, al fine di correggere vizi che minano le fondamenta stesse del processo. Un atto è considerato abnorme quando si pone completamente al di fuori del sistema normativo (abnormità strutturale) o quando, pur essendo formalmente previsto, determina una stasi insuperabile del procedimento (abnormità funzionale).

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso del PM inammissibile. Pur riconoscendo che la decisione del GUP era proceduralmente errata, ha concluso che non integrava gli estremi dell’atto abnorme.

Le Motivazioni

La Corte ha basato la sua decisione su una distinzione fondamentale. Sebbene le Sezioni Unite (sentenza Sacco, 2019) avessero già chiarito che il GUP, in un caso come questo, deve disporre il rinvio a giudizio e non la restituzione degli atti, l’errore commesso non ha generato una paralisi processuale.

Non si è verificata un’abnormità strutturale, perché il potere di restituire gli atti al PM è, in astratto, previsto dall’ordinamento, sebbene esercitato in un contesto sbagliato.

Soprattutto, non si è verificata un’abnormità funzionale. La restituzione degli atti, infatti, non creava una stasi irreversibile. Il PM, ricevuto il fascicolo, poteva (e doveva) semplicemente procedere con la citazione diretta a giudizio per le contravvenzioni residue. Questo adempimento non avrebbe comportato alcuna nullità futura, poiché il passaggio per l’udienza preliminare (anche se non necessario per quei reati) aveva già offerto all’imputato garanzie difensive maggiori, non minori, di quelle previste.

La Corte ha evidenziato che la situazione sarebbe stata diversa se la regressione avesse costretto il PM a compiere un atto nullo, come ad esempio emettere una citazione diretta per un reato che richiedeva obbligatoriamente l’udienza preliminare. In quel caso, l’impasse sarebbe stato reale e il provvedimento del giudice sarebbe stato effettivamente abnorme. In questo caso, invece, l’errore ha causato solo un allungamento dei tempi, ma non ha bloccato il cammino della giustizia.

Le Conclusioni

Con questa sentenza, la Cassazione ribadisce un principio di diritto cruciale: non ogni errore procedurale del giudice costituisce un atto abnorme. L’abnormità si configura solo quando l’errore è talmente grave da deviare il processo dai suoi binari fondamentali o da bloccarlo in un vicolo cieco. La Corte ha stabilito che, qualora il GUP restituisca erroneamente gli atti al PM per reati procedibili con citazione diretta, il provvedimento, sebbene scorretto, non è abnorme perché non impedisce la prosecuzione del giudizio. Il PM può e deve semplicemente adeguarsi, esercitando l’azione penale nella forma richiesta, senza che ciò infici la validità del futuro processo.

Cos’è un atto abnorme nel processo penale?
Un atto abnorme è un provvedimento del giudice che si colloca al di fuori del sistema legale o che provoca una paralisi insuperabile del procedimento. È considerato un vizio così grave da poter essere impugnato immediatamente per cassazione per evitare che il processo si blocchi o prenda una direzione contraria alla legge.

Perché la restituzione degli atti al PM non è stata considerata un atto abnorme in questo caso?
La Corte di Cassazione ha ritenuto che la restituzione degli atti, pur essendo un errore procedurale, non fosse un atto abnorme perché non creava una stasi processuale irreversibile. Il Pubblico Ministero poteva semplicemente procedere con la citazione diretta a giudizio per i reati residui senza incorrere in alcuna nullità, garantendo così la prosecuzione del processo.

Cosa avrebbe dovuto fare correttamente il Giudice dell’Udienza Preliminare (GUP)?
Secondo la giurisprudenza consolidata richiamata dalla stessa Cassazione, il GUP, dopo aver pronunciato la sentenza di non luogo a procedere per i reati più gravi, avrebbe dovuto disporre direttamente il rinvio a giudizio per le contravvenzioni residue dinanzi al tribunale in composizione monocratica, evitando così la regressione del procedimento alla fase precedente.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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