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Atto abnorme: il ricorso del PM è inammissibile?

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 40177/2024, ha dichiarato inammissibile il ricorso del Pubblico Ministero contro un provvedimento del Tribunale. Quest’ultimo, pur qualificandosi come un atto abnorme perché determinava una regressione del procedimento, aveva di fatto corretto una precedente violazione processuale. Secondo la Corte, il Pubblico Ministero non aveva un interesse concreto a impugnare una decisione che, seppur anomala nella forma, aveva ripristinato la corretta procedura, rendendo il ricorso inammissibile per carenza di interesse.

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Pubblicato il 9 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Atto abnorme: quando l’anomalia corregge un errore

Nel complesso mondo della procedura penale, può accadere che un provvedimento giudiziario, pur essendo tecnicamente anomalo, finisca per ripristinare la legalità violata da un atto precedente. La recente sentenza della Corte di Cassazione n. 40177/2024 affronta proprio un caso del genere, chiarendo quando un atto abnorme non può essere validamente impugnato per carenza di interesse. La Corte ha stabilito che se la decisione, seppur irregolare, produce l’effetto giuridicamente corretto di sanare un errore, il ricorso proposto dal Pubblico Ministero è inammissibile.

I Fatti del Caso: Un Complesso Intreccio Processuale

La vicenda processuale ha origine da un procedimento per maltrattamenti in famiglia. L’imputato, dopo aver ottenuto un decreto di giudizio immediato, aveva richiesto il giudizio abbreviato condizionato. Successivamente, in udienza camerale, aveva però rinunciato a tale richiesta. Il Giudice per le Indagini Preliminari (G.I.P.), prendendo atto della rinuncia, aveva revocato il rito abbreviato già incardinato, un atto considerato irrituale dalla giurisprudenza.

Il processo è quindi approdato davanti al Tribunale per il dibattimento. Quest’ultimo, rilevando l’illegittimità della revoca del rito abbreviato, ha qualificato la decisione del G.I.P. come un atto abnorme. Di conseguenza, ha disposto la restituzione degli atti al G.I.P. per dare corso alla richiesta di rito abbreviato originaria, causando di fatto una regressione del procedimento. Contro questa decisione del Tribunale, il Sostituto Procuratore della Repubblica ha proposto ricorso in Cassazione, lamentando la violazione delle norme processuali e l’abnormità strutturale e funzionale del provvedimento.

La Decisione della Corte di Cassazione sull’atto abnorme

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso del Pubblico Ministero inammissibile per carenza di interesse. Il fulcro della decisione risiede in un’analisi pragmatica degli effetti prodotti dai due atti processuali in conflitto. Sebbene la decisione del Tribunale di restituire gli atti al G.I.P. costituisca un atto abnorme, in quanto determina un’indebita regressione del procedimento non prevista dal codice, essa ha avuto l’effetto concreto di correggere un errore precedente: la revoca, da parte del G.I.P., di una richiesta di giudizio abbreviato che, secondo la giurisprudenza costante, non era più revocabile dopo la fissazione dell’udienza speciale.

Le Motivazioni della Sentenza

La Corte ha sottolineato che l’interesse a impugnare, nel processo penale, deve essere concreto e finalizzato a rimuovere uno svantaggio processuale o a ottenere un’utilità. In questo caso, il Pubblico Ministero si doleva di una decisione che, pur anomala, aveva ripristinato la ritualità della procedura, ridando validità alla richiesta di rito abbreviato dell’imputato. L’interesse a impugnare, semmai, sarebbe stato della parte privata, che si trovava nuovamente vincolata alla scelta del rito speciale.

La Cassazione ha evidenziato che ci si trovava di fronte a due atti tra loro confliggenti ed entrambi anomali: il primo, la revoca del rito da parte del G.I.P.; il secondo, la restituzione degli atti da parte del Tribunale. Tuttavia, il secondo provvedimento, oggetto del ricorso, pur essendo un atto abnorme, aveva l’effetto giuridicamente corretto di eliminare la precedente violazione delle norme processuali. Pertanto, il Pubblico Ministero non aveva alcun interesse giuridicamente apprezzabile a rimuovere una decisione che, nella sostanza, aveva ristabilito il corretto corso del processo. La Corte ha concluso che, a fronte di un atto abnorme che ne sana uno precedente, manca l’interesse del PM a ricorrere.

Conclusioni

Questa sentenza offre un importante principio di diritto: la valutazione di un atto abnorme non può prescindere dagli effetti concreti che esso produce sul procedimento. Quando un provvedimento, pur discostandosi dalle regole procedurali, serve a correggere un errore precedente e a ripristinare la legalità, l’impugnazione proposta dalla parte pubblica, che non subisce alcun pregiudizio concreto, deve essere dichiarata inammissibile per carenza di interesse. Si afferma così un criterio di pragmatismo giuridico che privilegia la sostanza della giustizia rispetto al formalismo esasperato delle procedure.

Cos’è un atto abnorme nel processo penale?
Un atto abnorme è un provvedimento del giudice che, per la sua singolarità o per la sua capacità di alterare il corretto svolgimento del processo (ad esempio, causando una stasi o un ritorno a una fase precedente), si pone al di fuori del sistema processuale delineato dalla legge.

Perché il ricorso del Pubblico Ministero è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile per carenza di interesse. Secondo la Corte, il Pubblico Ministero non aveva un vantaggio concreto nell’impugnare la decisione del Tribunale, poiché quest’ultima, sebbene anomala, aveva di fatto corretto un errore processuale precedente, ripristinando la validità della richiesta di giudizio abbreviato e quindi la corretta procedura.

Una richiesta di giudizio abbreviato può essere sempre revocata?
No. Secondo la giurisprudenza citata nella sentenza, la richiesta di giudizio abbreviato presentata a seguito di un decreto di giudizio immediato può essere revocata solo fino a quando non viene emesso il decreto che fissa l’udienza per l’ammissione del rito speciale. Una volta emesso tale decreto, la richiesta diventa irrevocabile.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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