LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Atto abnorme: GIP sbaglia, la Cassazione annulla

La Corte di Cassazione ha qualificato come atto abnorme l’ordinanza di un GIP che aveva erroneamente restituito gli atti al PM imponendo la citazione diretta a giudizio per un reato di lesioni aggravate. La Suprema Corte ha chiarito che, superando la pena massima i limiti edittali previsti per quel rito, l’azione penale era stata correttamente esercitata con la richiesta di rinvio a giudizio. L’ordinanza, causando un’indebita regressione del procedimento, è stata annullata.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 25 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Atto Abnorme: Quando l’Errore del Giudice Paralizza il Processo

Nel complesso panorama della procedura penale, l’efficienza e la correttezza dei riti processuali sono pilastri fondamentali. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha riacceso i riflettori su un concetto cruciale: l’atto abnorme. Si tratta di un provvedimento del giudice talmente anomalo da uscire dagli schemi del sistema, rischiando di bloccare o far regredire ingiustamente un procedimento. Il caso in esame offre un chiaro esempio di come e perché un’ordinanza possa essere qualificata come tale, con conseguenze decisive per il corso della giustizia.

I Fatti del Caso: Rinvio a Giudizio o Citazione Diretta?

La vicenda ha origine da una richiesta di rinvio a giudizio formulata da un Pubblico Ministero nei confronti di un imputato per i reati di resistenza a pubblico ufficiale e lesioni personali aggravate. L’aggravante contestata, prevista dall’art. 576, n. 5-bis, cod. pen., comporta un significativo aumento di pena.

Il Giudice per le indagini preliminari (GIP), invece di procedere con l’udienza preliminare, ha restituito gli atti al PM, sostenendo che per quei reati si dovesse procedere con citazione diretta a giudizio, un rito più snello previsto per reati considerati meno gravi. Questa decisione ha innescato l’immediato ricorso del Pubblico Ministero presso la Corte di Cassazione, denunciando l’abnormità del provvedimento del GIP.

La Decisione del GIP e la Figura dell’Atto Abnorme

Il Pubblico Ministero ha sostenuto che la decisione del GIP fosse non solo illegittima, ma un vero e proprio atto abnorme. L’argomento centrale si basava su un calcolo matematico della pena. La legge stabilisce che si procede con citazione diretta per i reati puniti con una pena massima non superiore a quattro anni di reclusione (art. 550 c.p.p.).

Nel caso specifico, il reato di lesioni (art. 582 c.p.) ha una pena massima di tre anni. Tuttavia, l’applicazione dell’aggravante contestata (art. 585 in relazione all’art. 576 c.p.) aumenta la pena da un terzo alla metà. Di conseguenza, la pena massima applicabile saliva a quattro anni e sei mesi, superando nettamente la soglia per la citazione diretta. L’azione penale, esercitata con la richiesta di rinvio a giudizio, era quindi proceduralmente corretta.

L’ordinanza del GIP, imponendo un rito errato, costringeva il PM a compiere un’attività contra legem (contro la legge), creando una situazione di stallo e un’ingiustificata regressione del procedimento. È proprio questa caratteristica a configurare l’atto abnorme.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha accolto pienamente il ricorso del Pubblico Ministero. I giudici supremi hanno ribadito che il calcolo corretto della pena massima, incluse le aggravanti, è determinante per la scelta del rito. Poiché la pena massima per le lesioni aggravate contestate superava i quattro anni, la via maestra era quella dell’udienza preliminare, correttamente intrapresa dal PM.

La Corte ha qualificato l’ordinanza del GIP come un atto abnorme perché ha imposto al PM un percorso processuale scorretto, che sarebbe stato inevitabilmente oggetto di eccezione in una fase successiva del giudizio. Questo non solo crea un’inutile stasi, ma viola i principi di efficienza ed economia processuale. Citando una precedente pronuncia delle Sezioni Unite, la Corte ha sottolineato che un atto è abnorme quando determina un’indebita regressione del procedimento, costringendo una delle parti a compiere attività processuali in violazione di legge.

Le Conclusioni

La sentenza in commento riafferma un principio fondamentale per l’ordinato svolgimento del processo penale: il giudice non può, sulla base di un’errata interpretazione delle norme procedurali, costringere il Pubblico Ministero a seguire un rito diverso da quello previsto dalla legge. L’atto abnorme rappresenta lo strumento eccezionale per porre rimedio a queste situazioni di stallo, garantendo che il procedimento possa proseguire secondo le regole corrette. Di conseguenza, la Corte di Cassazione ha annullato l’ordinanza del GIP, disponendo la restituzione degli atti al suo ufficio affinché il procedimento riprenda il suo giusto corso, a partire dall’udienza preliminare.

Quando un’ordinanza del Giudice per le Indagini Preliminari (GIP) può essere considerata un ‘atto abnorme’?
Un’ordinanza del GIP è considerata un ‘atto abnorme’ quando, basandosi su un presupposto erroneo, impone al pubblico ministero di compiere un’attività processuale ‘contra legem’ (contraria alla legge), causando un’indebita regressione e una stasi del procedimento.

Perché il reato di lesioni aggravate contestato nel caso di specie non rientrava tra quelli per cui è prevista la citazione diretta a giudizio?
Perché, a causa delle circostanze aggravanti contestate (art. 585 in relazione all’art. 576, comma 1, n. 5-bis c.p.), la pena massima superava i quattro anni di reclusione. L’art. 550 c.p.p. riserva la citazione diretta solo ai reati con pena massima non superiore a tale soglia.

Quali sono le conseguenze di un ‘atto abnorme’ come quello emesso dal GIP?
La conseguenza è l’annullamento senza rinvio dell’ordinanza da parte della Corte di Cassazione. Gli atti vengono quindi trasmessi nuovamente all’ufficio del giudice che ha emesso il provvedimento abnorme, affinché il procedimento possa riprendere il suo corretto corso legale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati