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Atto abnorme: annullata restituzione atti al PM

La Corte di Cassazione ha qualificato come ‘atto abnorme’ l’ordinanza di un giudice monocratico che, a seguito di opposizione a decreto penale, aveva restituito gli atti al Pubblico Ministero per un errore di competenza (collegiale anziché monocratica). Secondo la Corte, tale restituzione causa un’illegittima regressione del processo, poiché il rito scelto dall’imputato escludeva volontariamente l’udienza preliminare. L’ordinanza è stata annullata, disponendo la trasmissione diretta degli atti al giudice collegiale competente.

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Pubblicato il 14 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Quando un errore procedurale diventa un atto abnorme? Il caso della restituzione degli atti al PM

Nel complesso mondo della procedura penale, la corretta sequenza degli atti processuali è fondamentale per garantire un giusto processo e la sua ragionevole durata. Ma cosa succede quando un giudice, pur agendo nell’esercizio dei suoi poteri, emette un provvedimento che stravolge questo ordine? La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 45643/2024, ci offre un chiaro esempio, definendo atto abnorme un’ordinanza che aveva disposto un’illegittima regressione del procedimento.

I Fatti di Causa: Dall’Opposizione a Decreto Penale all’Ordinanza Impugnata

La vicenda processuale ha origine da un procedimento per un reato contro la Pubblica Amministrazione. Inizialmente, era stato emesso un decreto penale di condanna, un rito semplificato che evita il dibattimento. L’imputato, tuttavia, ha esercitato il suo diritto di opposizione, chiedendo di essere processato. Questa scelta ha instaurato un giudizio immediato, un rito che, per sua natura, salta la fase dell’udienza preliminare.

Il caso è stato assegnato a un Tribunale in composizione monocratica. Il giudice, però, ha rilevato che il reato contestato rientrava nella competenza del Tribunale in composizione collegiale. Invece di trasmettere semplicemente gli atti al collegio competente, il giudice ha disposto la restituzione dell’intero fascicolo al Pubblico Ministero, basandosi sull’art. 33 septies, comma 2, del codice di procedura penale. Questa decisione è stata impugnata dal Pubblico Ministero, che l’ha ritenuta un atto abnorme.

La Decisione della Corte: Annullamento per Atto Abnorme Strutturale

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso del Pubblico Ministero, annullando senza rinvio l’ordinanza del Tribunale. Il provvedimento è stato qualificato come atto abnorme perché ha deviato dal modello legale, creando una regressione del procedimento non prevista e contraria alla logica del sistema processuale.

Secondo la Suprema Corte, la restituzione degli atti al PM è uno strumento eccezionale, finalizzato a garantire il diritto dell’imputato all’udienza preliminare qualora ne sia stato illegittimamente privato. In questo caso, però, era stato lo stesso imputato a rinunciare consapevolmente all’udienza preliminare, optando per l’opposizione al decreto penale e il conseguente giudizio immediato. Imporre un ritorno alla fase precedente, con la celebrazione di un’udienza non voluta, si traduce in una violazione dei principi di economia processuale e di ragionevole durata del processo.

Le Motivazioni: Perché la Restituzione degli Atti Era un Atto Abnorme?

La motivazione della Corte si concentra sulla distorsione della finalità della norma applicata dal giudice di primo grado. L’art. 33 septies c.p.p. è stato interpretato in modo errato, poiché la sua applicazione è legata alla tutela di una garanzia (l’udienza preliminare) che in questo specifico contesto non era stata violata, ma volontariamente superata dalla scelta processuale dell’imputato.

La Corte chiarisce che l’inosservanza delle regole sulla competenza tra giudice monocratico e collegiale, in un contesto di giudizio immediato, non deve mai portare a una regressione del processo. La soluzione corretta, e prevista dall’ordinamento, è la mera trasmissione degli atti al giudice competente (in questo caso, il collegio), con la fissazione di una nuova udienza per la prosecuzione del giudizio.

Il provvedimento impugnato ha invece comportato:
1. Una radicale violazione dell’ordinata sequenza degli atti (ordo processus).
2. L’imposizione di una fase processuale (l’udienza preliminare) non richiesta e anzi esclusa dalla volontà delle parti.
3. L’obbligo per il Pubblico Ministero di esercitare nuovamente un’azione penale già validamente avviata, in palese contrasto con i principi di efficienza e celerità.

Conclusioni: L’Importanza della Corretta Sequenza Processuale

La sentenza ribadisce un principio fondamentale: i poteri del giudice devono essere esercitati in conformità allo scopo per cui le norme sono state create. Un provvedimento che, pur apparendo formalmente legittimo, produce un’alterazione della logica processuale, causando una stasi o un’anomala regressione, deve essere considerato un atto abnorme. Questa decisione tutela l’integrità del sistema processuale, assicurando che le scelte delle parti vengano rispettate e che il processo avanzi verso la sua naturale conclusione senza inutili e dannosi ritorni a fasi già superate, nel rispetto del principio costituzionale della ragionevole durata del processo.

Quando un provvedimento del giudice viene considerato un ‘atto abnorme’?
Un provvedimento è considerato ‘atto abnorme’ quando, per la sua singolarità o stranezza, si pone al di fuori dell’intero ordinamento processuale, oppure quando, pur essendo espressione di un potere legittimo, viene esercitato al di fuori dei casi consentiti, determinando la stasi del processo o l’impossibilità di proseguirlo.

Perché in questo caso la restituzione degli atti al Pubblico Ministero è stata considerata un atto abnorme?
Perché ha causato un’illegittima regressione del procedimento. L’imputato, opponendosi al decreto penale di condanna, aveva scelto un rito (il giudizio immediato) che per legge salta l’udienza preliminare. La restituzione degli atti per consentire la celebrazione di tale udienza era quindi contraria sia alla volontà dell’imputato sia ai principi di economia processuale.

Cosa avrebbe dovuto fare il giudice monocratico una volta rilevata la propria incompetenza?
Il giudice avrebbe dovuto semplicemente disporre la trasmissione degli atti al giudice ritenuto competente, ovvero il Tribunale in composizione collegiale, affinché quest’ultimo fissasse l’udienza per la prosecuzione del giudizio, senza restituire il fascicolo al Pubblico Ministero.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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