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Assoluzione art. 129 cpp: quando è impossibile?

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un imputato che chiedeva l’assoluzione per appropriazione indebita ai sensi dell’art. 129 c.p.p., nonostante l’estinzione del reato. La Corte ha stabilito che l’assoluzione in questi casi è possibile solo se l’innocenza emerge ‘ictu oculi’ dagli atti, senza necessità di alcuna valutazione. Nel caso specifico, la presenza di dichiarazioni della vittima e di una scrittura privata escludeva tale evidenza, rendendo impossibile l’assoluzione.

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Pubblicato il 25 novembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Assoluzione art. 129 cpp: quando l’evidenza dell’innocenza non basta?

L’assoluzione art. 129 cpp è un principio fondamentale del nostro ordinamento che consente al giudice di prosciogliere l’imputato anche in presenza di una causa di estinzione del reato, come la prescrizione. Tuttavia, questa possibilità non è incondizionata. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione (n. 22360/2024) chiarisce i rigidi confini applicativi di questa norma, sottolineando che l’innocenza deve essere palese e non richiedere alcuna valutazione discrezionale.

Il Caso: Ricorso contro la Condanna per Appropriazione Indebita

Il caso esaminato dalla Suprema Corte riguarda un imputato che ha presentato ricorso avverso una sentenza della Corte d’Appello. L’imputato, accusato del reato di appropriazione indebita, sosteneva la totale insussistenza degli elementi oggettivi e soggettivi del reato. La sua tesi difensiva puntava a ottenere una sentenza di assoluzione piena ai sensi dell’art. 129, comma 2, del codice di procedura penale, anche a fronte di una possibile causa di estinzione del reato.

La Norma Chiave e l’Assoluzione secondo l’art. 129 cpp

L’articolo 129, comma 2, del codice di procedura penale stabilisce che, quando ricorre una causa di estinzione del reato ma dagli atti emerge l’evidenza che il fatto non sussiste, che l’imputato non lo ha commesso o che il fatto non costituisce reato, il giudice pronuncia sentenza di assoluzione. La giurisprudenza, in particolare a partire dalla celebre sentenza a Sezioni Unite ‘Tettamanti’ del 2009, ha interpretato il concetto di ‘evidenza’ in modo molto restrittivo. L’innocenza deve emergere ictu oculi, ovvero ‘a colpo d’occhio’, senza la necessità di alcun approfondimento o valutazione di merito.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso manifestamente infondato e, quindi, inammissibile. I giudici hanno ribadito che il proscioglimento nel merito, in presenza di una causa estintiva, è possibile solo quando le prove di innocenza sono così lampanti da relegare il ruolo del giudice a una mera ‘constatazione’ piuttosto che a un ‘apprezzamento’.

Le Motivazioni

La motivazione della Corte si fonda su un principio consolidato: l’assoluzione prevale sulla causa estintiva solo se l’innocenza è indiscutibile e immediatamente percepibile dagli atti processuali. Nel caso di specie, la Corte d’Appello aveva basato la sua decisione sulle dichiarazioni della persona offesa, ulteriormente corroborate da una scrittura privata. La presenza di questi elementi probatori a carico dell’imputato escludeva categoricamente la possibilità di un’evidenza di innocenza ‘ictu oculi’.

Valutare la credibilità della persona offesa o l’interpretazione di un documento scritto richiede un’attività di ‘apprezzamento’ che è incompatibile con la ‘constatazione’ richiesta dall’art. 129 c.p.p. Pertanto, di fronte a un quadro probatorio non univoco, il giudice non può che dichiarare l’estinzione del reato, senza entrare nel merito della colpevolezza.

Le Conclusioni

Questa ordinanza conferma la linea rigorosa della giurisprudenza sull’applicazione dell’art. 129, comma 2, c.p.p. La pronuncia di assoluzione art. 129 cpp non è uno strumento per ottenere una valutazione di merito alternativa quando il reato è estinto. Al contrario, è un meccanismo eccezionale, riservato a quelle rare situazioni in cui gli atti processuali, letti nella loro interezza, gridano l’innocenza dell’imputato in modo così forte da rendere superflua ogni ulteriore analisi. Per gli imputati e i loro difensori, ciò significa che la richiesta di assoluzione nel merito in presenza di una causa estintiva ha possibilità di successo solo in assenza di qualsiasi elemento a carico che richieda una valutazione interpretativa da parte del giudice.

Quando un giudice può assolvere un imputato se il reato è già estinto?
Un giudice può pronunciare una sentenza di assoluzione, nonostante la presenza di una causa di estinzione del reato, soltanto nei casi in cui l’innocenza dell’imputato emerga dagli atti in modo assolutamente non contestabile. L’evidenza deve essere tale da essere percepita ‘ictu oculi’, cioè a colpo d’occhio, senza necessità di alcun accertamento o approfondimento.

Perché la Corte di Cassazione ha ritenuto inammissibile il ricorso in questo caso specifico?
La Corte ha ritenuto il ricorso inammissibile perché non sussistevano le condizioni per un’assoluzione ‘ictu oculi’. La sentenza di primo grado, richiamata dalla Corte d’Appello, si basava su prove concrete come le dichiarazioni della persona offesa e una scrittura privata, elementi che escludevano un’evidente estraneità dell’imputato al reato e che richiedevano una valutazione di merito.

Cosa significa che l’innocenza deve emergere ‘ictu oculi’?
Significa che le prove a favore dell’imputato devono essere così chiare e inequivocabili da rendere la sua innocenza palese a una prima e immediata lettura degli atti processuali. La valutazione del giudice deve limitarsi a una ‘constatazione’ di questa evidenza, senza dover procedere a un ‘apprezzamento’ critico o a un confronto tra diverse prove.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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