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Assegno di mantenimento: un solo reato se mancano i mezzi

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 32039/2024, ha stabilito che in caso di omesso versamento dell’assegno di mantenimento, se tale condotta provoca anche la mancanza dei mezzi di sussistenza per il minore, non si configurano due reati distinti. Il delitto più grave, ovvero la violazione degli obblighi di assistenza familiare (art. 570 c.p.), assorbe quello meno grave di mancata corresponsione dell’assegno (art. 570-bis c.p.), in applicazione del principio di consunzione. Di conseguenza, la pena viene calcolata solo per il reato più grave.

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Pubblicato il 9 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale

Assegno di Mantenimento: Un Solo Reato se si Causa lo Stato di Bisogno

Il mancato versamento dell’assegno di mantenimento è una questione delicata con importanti risvolti penali. Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 32039 del 2024, ha chiarito un punto fondamentale: quando l’omissione del genitore non solo viola l’ordine del giudice, ma fa anche mancare al figlio i mezzi di sussistenza, non si commettono due reati, ma uno solo, quello più grave. Analizziamo insieme questa importante decisione.

I Fatti del Caso

Il caso riguardava un padre condannato in primo grado e in appello per non aver versato l’assegno di mantenimento di trecento euro mensili a favore della figlia minore, a partire dal marzo 2013. Questa omissione aveva avuto una conseguenza molto grave: aveva fatto mancare alla bambina i mezzi di sussistenza. I giudici di merito avevano ritenuto che questa condotta integrasse due diversi reati: la violazione degli obblighi di assistenza familiare (art. 570, comma 2, n. 2 del codice penale) e la mancata corresponsione dell’assegno stabilito dal giudice (art. 570-bis del codice penale). L’imputato ha quindi presentato ricorso in Cassazione, sostenendo che si trattasse di un’unica violazione e non di due reati distinti.

La Decisione della Corte di Cassazione sul Cumulo dei Reati

La Suprema Corte ha accolto il ricorso del padre, ma solo per quanto riguarda la qualificazione giuridica del fatto. I giudici hanno sposato un orientamento ormai consolidato che vede un rapporto di consunzione tra le due norme incriminatrici. In altre parole, il reato previsto dall’art. 570 c.p. (far mancare i mezzi di sussistenza) è considerato più grave e “assorbe” quello previsto dall’art. 570-bis c.p. (omettere il versamento dell’assegno). Non si tratta, quindi, di un concorso formale di reati, ma di un concorso apparente di norme, dove si applica solo la norma che punisce la violazione più grave.

Le Motivazioni: la Tutela del Medesimo Bene Giuridico

La Corte ha spiegato che entrambe le norme, pur con presupposti diversi, tutelano lo stesso bene giuridico: l’obbligo di assistenza economica nell’ambito dei rapporti familiari. La differenza tra le due fattispecie risiede unicamente nella gravità dell’inadempimento.

L’art. 570-bis punisce la semplice omissione del versamento dell’importo stabilito dal giudice, a prescindere dalle conseguenze. L’art. 570, comma 2, n. 2, invece, punisce una condotta più grave: quella che, attraverso l’inadempimento, fa mancare al beneficiario i mezzi essenziali per vivere (il cosiddetto “stato di bisogno”).

Secondo la Cassazione, queste violazioni si pongono su una linea di gravità crescente. La condotta più grave (causare lo stato di bisogno) contiene già in sé quella meno grave (non pagare l’assegno). Pertanto, punire il soggetto per entrambi i reati costituirebbe una duplicazione ingiustificata. Il reato previsto dall’art. 570-bis, sebbene richieda un provvedimento del giudice, non tutela l’autorità della decisione giudiziaria (come fa l’art. 388 c.p.), ma l’assistenza familiare. Per questo motivo, quando l’omissione dell’assegno di mantenimento degenera fino a causare uno stato di bisogno, si applica solo la norma che punisce la conseguenza più grave.

Le Conclusioni: l’impatto della Sentenza

In conclusione, la sentenza ha annullato la condanna nella parte relativa all’aumento di pena per il reato meno grave (art. 570-bis c.p.), ritenendolo assorbito. La pena finale è stata quindi rideterminata tenendo conto solo della violazione dell’art. 570, comma 2, n. 2 c.p. Questa decisione rafforza un principio di proporzionalità e di specialità: il sistema penale si concentra sulla lesione effettiva del bene protetto, applicando la sanzione prevista per la condotta di maggiore offensività, senza duplicare le pene per un fatto che, nella sua sostanza, è unitario. Per i genitori obbligati al mantenimento, ciò significa che la conseguenza penale più severa scatta quando la loro omissione mette a rischio la sussistenza stessa dei figli.

Chi non paga l’assegno di mantenimento e fa mancare i mezzi di sussistenza ai figli commette due reati distinti?
No. Secondo la sentenza, si configura un unico reato, quello più grave previsto dall’art. 570, comma 2, n. 2 del codice penale (violazione degli obblighi di assistenza familiare), che assorbe il reato meno grave di omesso versamento dell’assegno (art. 570-bis c.p.).

Quale principio applica la Corte per decidere che si tratta di un solo reato?
La Corte applica il principio di consunzione (o assorbimento), secondo cui quando la commissione di un reato più grave comporta necessariamente la realizzazione di un reato meno grave, si viene puniti solo per il primo. Le due condotte non possono essere punite separatamente.

Perché il reato di cui all’art. 570 c.p. è considerato più grave di quello dell’art. 570-bis c.p.?
Perché l’art. 570, comma 2, n. 2 c.p. non punisce la semplice omissione del pagamento, ma il fatto che tale omissione abbia causato al beneficiario la mancanza dei mezzi di sussistenza, ponendolo in uno stato di bisogno. La lesione del bene giuridico tutelato (l’assistenza familiare) raggiunge in questo caso il suo grado di maggiore offensività.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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