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Assegno di mantenimento: non si può compensare

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 43180/2024, ha stabilito che l’obbligo di versare l’assegno di mantenimento al coniuge separato non può essere estinto tramite compensazione con un controcredito. La Corte ha ribadito la natura “latamente alimentare” dell’assegno, che lo rende indisponibile e non compensabile unilateralmente, confermando la condanna penale per il reato di cui all’art. 570-bis c.p. a carico del coniuge obbligato che aveva omesso i pagamenti.

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Pubblicato il 9 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale

Assegno di Mantenimento Non Pagato: La Cassazione Nega la Compensazione

Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 43180/2024) ha affrontato un tema cruciale in materia di diritto di famiglia e diritto penale: la possibilità di estinguere l’obbligo di versare l’assegno di mantenimento tramite compensazione con un proprio credito verso l’ex coniuge. La Corte ha fornito una risposta netta, stabilendo che tale operazione non è lecita e confermando la rilevanza penale della condotta omissiva.

Il Caso: Mancato Pagamento e la Difesa dell’Imputato

Il caso riguardava un uomo condannato per il reato previsto dall’art. 570-bis del codice penale per aver omesso di versare al coniuge separato l’assegno di mantenimento di 300 euro mensili. La difesa dell’imputato sosteneva che il mancato pagamento fosse giustificato da un’operazione di compensazione. In pratica, l’uomo vantava un credito nei confronti della ex moglie per canoni di locazione che quest’ultima aveva indebitamente percepito. A suo avviso, questo credito estingueva il suo debito relativo al mantenimento.

La tesi difensiva si basava sull’idea che l’assegno di mantenimento non avesse una natura puramente “alimentare” (cioè di mera sussistenza), specialmente perché la beneficiaria non si trovava in uno stato di bisogno. Di conseguenza, secondo l’imputato, le rigide regole che vietano la compensazione per i crediti alimentari non avrebbero dovuto applicarsi.

La Decisione della Cassazione sull’assegno di mantenimento

La Suprema Corte ha rigettato il ricorso, ritenendolo infondato. I giudici hanno chiarito, una volta per tutte, che l’obbligato non può decidere unilateralmente di “scontare” dal mantenimento dovuto eventuali somme a lui spettanti.

La Natura “Latamente Alimentare” dell’Assegno

Il punto centrale della decisione è il richiamo a un importante principio stabilito dalle Sezioni Unite Civili (sentenza n. 32914/2022). Secondo tale orientamento, l’assegno di mantenimento, sia in sede di separazione che di divorzio, pur avendo un contenuto più ampio rispetto agli “alimenti” in senso stretto, assolve comunque a una funzione “latamente alimentare” o “assistenziale”.

Questo significa che l’assegno è destinato a sopperire ai bisogni di vita della persona, anche se in un’accezione più ampia che non richiede uno stato di indigenza totale. Proprio per questa sua finalità, all’assegno si applicano le stesse tutele previste per i crediti alimentari, tra cui l’impignorabilità e, appunto, la non compensabilità.

Il Divieto di Compensazione Unilaterale

La conseguenza diretta di questa natura è che il soggetto obbligato non può, di propria iniziativa e senza un provvedimento del giudice, decidere di non versare l’assegno perché vanta un controcredito. La tutela del beneficiario e delle sue esigenze di vita è considerata preminente. Chi ritiene di avere un credito deve agire nelle sedi giudiziarie competenti, ma non può farsi giustizia da sé sospendendo il pagamento del mantenimento.

Implicazioni Penali dell’inadempimento sull’assegno di mantenimento

La Corte ha inoltre respinto la richiesta di applicare la causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto (art. 131-bis c.p.). I giudici hanno sottolineato che il mancato versamento si era protratto per diversi mesi, configurando una condotta “abituale” e non meramente “occasionale”. Questo comportamento reiterato impedisce il riconoscimento del beneficio, confermando così la condanna penale.

Le Motivazioni della Sentenza

Le motivazioni della Corte si fondano sulla peculiarità del reato di violazione degli obblighi di assistenza familiare. L’obiettivo della norma (art. 570-bis c.p.) è garantire l’effettivo adempimento degli obblighi economici stabiliti in sede di separazione o divorzio. Consentire la compensazione unilaterale significherebbe vanificare questa tutela, lasciando il coniuge più debole privo dei mezzi necessari per far fronte alle proprie esigenze.

La Corte ha affermato che il dovere di sopperire ai bisogni primari del coniuge è indisponibile e prevale su qualsiasi altra pretesa creditoria dell’obbligato. L’orientamento, già consolidato per il reato di cui all’art. 570 c.p., viene esteso senza esitazioni anche alla fattispecie specifica dell’art. 570-bis c.p., che punisce il mero inadempimento dell’obbligo economico stabilito dal giudice.

Conclusioni

In conclusione, la sentenza n. 43180/2024 rafforza un principio fondamentale: l’assegno di mantenimento non è un debito come gli altri. La sua funzione assistenziale lo sottrae alle normali regole sulla compensazione. Chi è obbligato al versamento non può sospenderlo o ridurlo arbitrariamente, neanche se vanta un credito legittimo verso l’ex coniuge. L’unica strada percorribile è quella giudiziaria. Agire diversamente non solo è illegittimo dal punto di vista civile, ma integra un reato penalmente perseguibile, con conseguenze significative per l’inadempiente.

È possibile compensare l’assegno di mantenimento con un altro credito che ho verso l’ex coniuge?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che l’assegno di mantenimento non è compensabile con un controcredito vantato dal soggetto obbligato, a causa della sua natura “latamente alimentare” e della sua funzione assistenziale.

Cosa significa che l’assegno di mantenimento ha natura “latamente alimentare”?
Significa che, pur non essendo limitato alla mera sussistenza come gli “alimenti” veri e propri, l’assegno è comunque destinato a soddisfare i bisogni di vita del coniuge beneficiario. Questa finalità lo rende un credito indisponibile e non soggetto a compensazione unilaterale.

Si commette reato anche se il mancato pagamento dell’assegno è solo per pochi mesi?
Sì. Secondo la sentenza, il mancato versamento protratto per più mesi costituisce una condotta “abituale”, che integra il reato di cui all’art. 570-bis c.p. e impedisce l’applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto, che richiede l’occasionalità della condotta.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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