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Art. 131 bis abuso edilizio: quando non si applica

La Corte di Cassazione ha annullato una sentenza che applicava la causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto a un abuso edilizio. La Corte ha stabilito che l’applicazione dell’art. 131 bis per abuso edilizio richiede una valutazione complessa che va oltre le dimensioni dell’opera, includendo la sua localizzazione in area vincolata, l’assenza di titolo abilitativo e l’impossibilità di sanatoria.

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Pubblicato il 28 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale

Art. 131 bis Abuso Edilizio: Limiti e Criteri secondo la Cassazione

L’applicazione dell’art. 131 bis abuso edilizio rappresenta un tema dibattuto e di grande interesse pratico. Quando un’opera abusiva può essere considerata così lieve da non meritare una punizione? Una recente sentenza della Corte di Cassazione fa luce sui criteri da adottare, stabilendo che la valutazione non può limitarsi alle sole dimensioni del manufatto, ma deve includere un’analisi completa del contesto, specialmente in presenza di vincoli paesaggistici.

I Fatti del Caso

Il caso trae origine da una decisione del Tribunale di Torre Annunziata, che aveva dichiarato il non doversi procedere nei confronti di un imputato per due distinti reati edilizi. Il primo, relativo a interventi con cambio di destinazione d’uso, era stato dichiarato estinto per prescrizione. Il secondo, riguardante la realizzazione di una tettoia di 96 mq e uno scavo, era stato archiviato in base all’art. 131 bis c.p. per la particolare tenuità del fatto.

Contro questa decisione, il Pubblico Ministero ha proposto ricorso per Cassazione, sostenendo che l’applicazione della causa di non punibilità fosse errata. Secondo il ricorrente, l’intervento non poteva essere considerato ‘esiguo’ poiché realizzato in assenza di qualsiasi titolo abilitativo, in una zona sottoposta a vincoli paesaggistici, non sanabile (come confermato da un parere negativo su un’istanza di condono) e strumentale a un altro immobile, anch’esso abusivo.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha accolto il ricorso del Pubblico Ministero, annullando la sentenza impugnata e rinviando il caso al Tribunale per un nuovo giudizio. I giudici di legittimità hanno ritenuto fondate le censure, evidenziando come il giudice di merito avesse omesso una valutazione completa e corretta dei presupposti per l’applicazione dell’art. 131 bis c.p.

Le Motivazioni: i Limiti all’Applicazione dell’Art. 131 bis per Abuso Edilizio

La Corte ha ribadito un principio consolidato nella sua giurisprudenza: la valutazione della particolare tenuità del fatto in materia di reati urbanistici e paesaggistici deve essere complessa e multifattoriale. Non è sufficiente considerare un singolo elemento, come le dimensioni dell’opera.

Secondo la Cassazione, il giudice deve tenere conto di una serie di parametri, tra cui:

* La tipologia e le caratteristiche costruttive dell’intervento: Una tettoia di 96 mq non è di per sé un’opera trascurabile.
* La localizzazione dell’immobile: La realizzazione in un’area vincolata è un elemento di particolare gravità che incide sull’offensività del reato.
* L’assenza totale di titolo abilitativo: Costruire senza alcun permesso è una violazione più grave rispetto a una mera difformità da un titolo esistente.
* L’impossibilità di sanatoria: Se l’opera non può essere regolarizzata, il danno all’assetto del territorio è permanente.
* Il collegamento con altre opere abusive: È stato considerato ‘manifestamente illogico’ giustificare la creazione di una tettoia abusiva sostenendo che sia funzionale alla protezione di un altro immobile, a sua volta abusivo. L’illegalità non può giustificare altra illegalità.

La Corte ha sottolineato che, quando la consistenza dell’opera è tale da escludere a priori l’esiguità del danno o del pericolo, l’applicazione dell’art. 131 bis è preclusa.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa pronuncia rafforza l’idea che la causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto non è un’esenzione automatica per i reati edilizi considerati ‘minori’. La decisione di applicare l’art. 131 bis per abuso edilizio deve derivare da un’analisi rigorosa e approfondita di tutti gli elementi del caso concreto. La presenza di aggravanti, come la violazione di vincoli paesaggistici o l’impossibilità di sanare l’abuso, assume un peso determinante e, nella maggior parte dei casi, osta al riconoscimento della particolare tenuità, confermando un approccio severo a tutela del territorio e della legalità urbanistica.

Quando un abuso edilizio può essere considerato di ‘particolare tenuità’ ai sensi dell’art. 131 bis c.p.?
Secondo la sentenza, la valutazione non può basarsi solo sulle dimensioni dell’opera. È necessario un esame complessivo che includa la tipologia di intervento, la sua destinazione, l’impatto sul carico urbanistico, il contrasto con gli strumenti urbanistici, l’impossibilità di sanatoria, la violazione di vincoli, il collegamento con altre opere abusive e la totale assenza di titolo abilitativo.

La realizzazione di un’opera abusiva in zona vincolata è compatibile con l’applicazione dell’art. 131 bis c.p.?
La sentenza chiarisce che la costruzione in un’area soggetta a vincoli (urbanistici o paesaggistici) è un elemento di particolare gravità. Questo fattore, unito ad altri come l’assenza di permesso e l’insanabilità dell’opera, rende molto difficile, se non impossibile, il riconoscimento della particolare tenuità del fatto.

È possibile giustificare un’opera abusiva sostenendo che sia funzionale a un altro immobile anch’esso abusivo?
No. La Corte di Cassazione ha definito questa giustificazione ‘manifestamente illogica’. Un’illegalità non può essere utilizzata per giustificarne un’altra. La creazione di una nuova struttura abusiva, come una tettoia, non può essere scusata dal fatto che serva a proteggere un edificio preesistente a sua volta illegale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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