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Archiviazione per tenuità: ricorso inammissibile

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un indagato contro un’ordinanza di archiviazione per particolare tenuità del fatto. La decisione si fonda sul fatto che l’indagato non si era opposto alla richiesta iniziale del Pubblico Ministero, prestandovi di fatto acquiescenza e perdendo così il diritto di impugnare il provvedimento finale.

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Pubblicato il 19 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Archiviazione per tenuità del fatto: quando l’indagato perde il diritto al ricorso

L’archiviazione per particolare tenuità del fatto rappresenta uno strumento fondamentale nel nostro ordinamento per evitare processi per reati di minima offensività. Ma cosa succede se l’indagato non è d’accordo e preferirebbe un’assoluzione piena per cancellare ogni ombra? Una recente sentenza della Corte di Cassazione chiarisce un punto procedurale cruciale: il diritto di impugnare tale provvedimento è strettamente legato a una tempestiva opposizione. Analizziamo insieme la decisione per capire le sue implicazioni pratiche.

I Fatti di Causa

Il caso ha origine da un procedimento penale per furto di legname. Il Pubblico Ministero, valutata la situazione, ha richiesto al Giudice per le Indagini Preliminari (GIP) di archiviare il caso per la particolare tenuità del fatto, ai sensi dell’art. 131-bis del codice penale.

La persona offesa si è opposta a questa richiesta, portando il caso a un’udienza in camera di consiglio. In questa sede, il GIP ha accolto la richiesta del PM e ha disposto l’archiviazione.

Sorprendentemente, è stata la persona indagata a presentare ricorso per cassazione contro l’ordinanza di archiviazione. Il suo obiettivo non era l’archiviazione per tenuità, ma una formula assolutoria piena, che avrebbe escluso ogni sua responsabilità e precluso future richieste di risarcimento danni da parte della persona offesa. L’indagata sosteneva che il provvedimento fosse illegittimo perché non aveva considerato elementi che avrebbero dimostrato la sua completa innocenza.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Quinta Sezione Penale della Corte di Cassazione, con la sentenza n. 12294/2025, ha dichiarato il ricorso dell’indagata inammissibile. La Corte ha stabilito che, non avendo presentato opposizione alla richiesta di archiviazione del Pubblico Ministero, l’indagata aveva perso il diritto di impugnare successivamente l’ordinanza che accoglieva tale richiesta.

Le Motivazioni: l’importanza dell’opposizione all’archiviazione per particolare tenuità del fatto

Il cuore della sentenza risiede nella spiegazione del meccanismo procedurale previsto dall’articolo 411, comma 1-bis, del codice di procedura penale. La legge prevede che la richiesta di archiviazione per particolare tenuità del fatto debba essere notificata non solo alla persona offesa, ma anche all’indagato. Questo avviso ha uno scopo preciso: permettere a entrambe le parti di presentare la propria opposizione.

L’indagato, in particolare, può opporsi per dimostrare l’assenza totale degli elementi costitutivi del reato e puntare a una formula di proscioglimento più favorevole. Se l’indagato non si oppone, compie un atto di acquiescenza: accetta implicitamente che il procedimento si concluda in quel modo.

Nel caso specifico, la posizione dell’indagata era ulteriormente compromessa. Durante l’udienza scaturita dall’opposizione della persona offesa, il suo difensore aveva addirittura insistito per l’accoglimento della richiesta di archiviazione del PM. Questo comportamento ha confermato, secondo la Corte, la sua volontà di accettare quel tipo di esito, creando una preclusione a qualsiasi ripensamento successivo.

La Corte ha ribadito che, sebbene l’ordinanza di archiviazione per tenuità del fatto abbia natura decisoria e sia iscrivibile nel casellario giudiziale (motivo per cui è astrattamente ricorribile), il diritto all’impugnazione è subordinato al corretto svolgimento dei passaggi procedurali. La mancata opposizione iniziale chiude definitivamente la porta al ricorso per cassazione.

Conclusioni

Questa sentenza offre un’importante lezione pratica: chi è sottoposto a indagine e riceve una notifica di richiesta di archiviazione per tenuità del fatto, ma desidera un’assoluzione piena, deve agire immediatamente. È fondamentale presentare una formale opposizione entro i termini di legge, spiegando le ragioni per cui il fatto non sussiste o non costituisce reato. Attendere l’ordinanza del giudice per poi impugnarla è una strategia destinata al fallimento. La mancata opposizione viene interpretata dalla legge come un’accettazione dell’esito, rendendo ogni successivo tentativo di ricorso inammissibile.

Un indagato può impugnare un’ordinanza di archiviazione per particolare tenuità del fatto?
Sì, in linea di principio è possibile, poiché si tratta di un provvedimento con carattere decisorio che viene iscritto nel casellario giudiziale. Tuttavia, questo diritto è subordinato al rispetto di precise regole procedurali.

Qual è la condizione indispensabile per poter ricorrere contro tale provvedimento di archiviazione?
L’indagato deve aver presentato una formale opposizione alla richiesta di archiviazione per particolare tenuità del fatto avanzata dal Pubblico Ministero. Senza questa opposizione preliminare, il diritto all’impugnazione viene meno.

Cosa succede se l’indagato non si oppone alla richiesta di archiviazione del PM e presta acquiescenza?
Se l’indagato non si oppone, o addirittura sostiene la richiesta di archiviazione in udienza, si verifica una preclusione. Ciò significa che perde definitivamente la possibilità di contestare l’ordinanza di archiviazione tramite un ricorso per cassazione, anche se aspirava a una formula assolutoria più favorevole.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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