LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Archiviazione per tenuità: illegittimo il de plano

Un indagato si opponeva alla richiesta di archiviazione per tenuità del fatto avanzata dal Pubblico Ministero. Il Giudice per le Indagini Preliminari, anziché fissare un’udienza, emetteva un decreto di archiviazione de plano. La Corte di Cassazione ha stabilito che tale procedura è illegittima, in quanto viola il diritto al contraddittorio. Il ricorso è stato quindi riqualificato come reclamo e trasmesso al Tribunale competente, chiarendo che questo è il rimedio corretto per impugnare un simile provvedimento.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 5 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Opposizione all’archiviazione per tenuità del fatto: il Giudice non può decidere de plano

L’istituto dell’archiviazione per tenuità del fatto, introdotto per deflazionare il carico giudiziario, solleva importanti questioni procedurali quando l’indagato non è d’accordo con tale esito. Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione ha ribadito un principio fondamentale a tutela del diritto di difesa: se l’indagato si oppone motivatamente alla richiesta di archiviazione per tenuità, il Giudice non può liquidare la questione de plano, ma deve garantire il contraddittorio fissando un’apposita udienza.

I fatti di causa

Il caso nasce da un procedimento penale per un reato ambientale. Il Pubblico Ministero, ritenendo che il fatto, pur esistente, fosse di lieve entità, chiedeva l’archiviazione ai sensi dell’art. 131-bis del codice penale. L’indagato, tuttavia, non condivideva questa valutazione e presentava un atto di opposizione, contestando le analisi su cui si basava la richiesta e sostenendo il proprio interesse a un proscioglimento nel merito per insussistenza del fatto.

Contrariamente a quanto previsto dalla procedura, il Giudice per le Indagini Preliminari (GIP) del Tribunale di Brescia accoglieva la richiesta di archiviazione con un decreto emesso de plano, ovvero senza fissare l’udienza camerale partecipata. Il GIP riteneva l’opposizione inammissibile e superflua, affermando che gli elementi difensivi non avrebbero potuto modificare la valutazione sulla tenuità del fatto. L’indagato, ritenendo leso il proprio diritto al confronto processuale, proponeva ricorso per Cassazione.

Le ragioni del ricorso e l’errore procedurale

Il ricorrente lamentava la violazione delle norme procedurali, in particolare degli artt. 409 e 127 del codice di procedura penale. Sosteneva che, a fronte di una sua opposizione, il GIP avesse l’obbligo di instaurare un contraddittorio formale prima di decidere. La decisione de plano gli aveva impedito di esporre compiutamente le sue ragioni e di vederle valutate in un’udienza dedicata.

Questo errore procedurale è il fulcro della decisione della Suprema Corte. La scelta di archiviare per tenuità del fatto, pur non essendo una condanna, iscrive comunque un precedente nel casellario giudiziale dell’indagato, che potrebbe quindi avere un legittimo interesse a ottenere una formula di proscioglimento più ampia, come l’assoluzione perché il fatto non sussiste. Negargli la possibilità di discutere la sua opposizione in un’udienza costituisce una palese violazione del diritto di difesa.

La decisione sulla corretta impugnazione dell’archiviazione per tenuità del fatto

La Corte di Cassazione, analizzando il caso, ha innanzitutto chiarito quale sia il rimedio corretto contro un decreto di archiviazione emesso erroneamente de plano. A seguito della cosiddetta “Riforma Orlando” (legge n. 103/2017), il sistema delle impugnazioni in materia di archiviazione è stato modificato. Non è più previsto il ricorso diretto per Cassazione per questo tipo di vizio.

Il rimedio corretto, come specificato dalla Corte, è il reclamo dinanzi al Tribunale in composizione monocratica, ai sensi dell’art. 410-bis del codice di procedura penale. Di conseguenza, la Corte non ha annullato il provvedimento, ma ha riqualificato l’impugnazione da ricorso a reclamo, disponendo la trasmissione degli atti al Tribunale di Brescia, che sarà l’organo competente a decidere nel merito dell’opposizione.

Le motivazioni

La motivazione della Corte si fonda sulla necessità di garantire il pieno rispetto del contraddittorio. L’art. 411, comma 1-bis, c.p.p. stabilisce che anche la persona sottoposta alle indagini può opporsi alla richiesta di archiviazione per particolare tenuità del fatto. Se viene presentata un’opposizione che indica le “ragioni del dissenso”, il giudice non può valutarne il merito in via preliminare e senza un confronto. Deve, invece, procedere nelle forme dell’art. 127 c.p.p., ovvero fissando un’udienza in camera di consiglio in cui le parti possono interloquire.

Decidere de plano svuota di significato il diritto di opposizione dell’indagato. La Suprema Corte ha sottolineato che il decreto di archiviazione emesso senza rispettare questa regola è illegittimo e, proprio per questo, reclamabile. La sequenza procedimentale è chiara: opposizione motivata dell’indagato, obbligo del giudice di fissare l’udienza, decisione solo dopo il contraddittorio. Qualsiasi deviazione da questo percorso rende il provvedimento viziato.

Le conclusioni

Questa ordinanza offre un’indicazione pratica di fondamentale importanza. Un indagato che si veda notificare una richiesta di archiviazione per tenuità del fatto ha pieno diritto di opporsi se ritiene di poter ottenere un proscioglimento più favorevole. Se presenta un’opposizione motivata, il giudice non può ignorarla decidendo de plano. Qualora ciò avvenga, l’indagato non dovrà ricorrere in Cassazione, ma presentare un reclamo al Tribunale, che dovrà rimediare all’errore procedurale e garantire che la discussione avvenga nel rispetto dei diritti di tutte le parti.

Se l’indagato si oppone alla richiesta di archiviazione per tenuità del fatto, il Giudice può decidere senza fissare un’udienza?
No. Secondo la Corte di Cassazione, se l’indagato presenta una motivata opposizione alla richiesta di archiviazione per particolare tenuità del fatto, il Giudice per le Indagini Preliminari (GIP) non può decidere de plano (cioè solo sulla base degli atti), ma deve fissare un’udienza camerale per consentire il contraddittorio tra le parti.

Qual è il rimedio corretto contro un decreto di archiviazione emesso de plano nonostante l’opposizione dell’indagato?
Il rimedio corretto non è il ricorso diretto per cassazione, ma il reclamo al tribunale in composizione monocratica. La Corte di Cassazione, nel caso di specie, ha riqualificato il ricorso come reclamo e ha trasmesso gli atti al tribunale competente.

Perché la “Riforma Orlando” è importante in questo contesto?
La “Riforma Orlando” (legge n. 103/2017) ha modificato la procedura, abrogando la possibilità di ricorrere per cassazione avverso l’ordinanza di archiviazione emessa de plano in questi casi e istituendo il tribunale in composizione monocratica come organo competente a decidere sui reclami avverso i provvedimenti di archiviazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati