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Archiviazione per prescrizione: ricorso inammissibile

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso delle persone offese contro un’ordinanza di archiviazione per prescrizione imminente di un reato di falso. La Corte ha stabilito che il provvedimento del GIP non è “abnorme” e che i ricorrenti mancano di un interesse concreto all’impugnazione, poiché l’eventuale annullamento non cambierebbe l’esito del procedimento, destinato comunque a concludersi per il decorso dei termini. La sentenza ribadisce che il rimedio corretto avverso tali ordinanze è il reclamo e non il ricorso per Cassazione.

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Pubblicato il 11 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Archiviazione per Prescrizione Imminente: la Cassazione Dichiara Inammissibile il Ricorso

Con la sentenza n. 5516 del 2025, la Corte di Cassazione affronta un tema cruciale della procedura penale: l’impugnabilità di un’ordinanza di archiviazione per prescrizione quando il termine non è ancora decorso, ma è ritenuto imminente dal giudice. La decisione chiarisce i limiti del ricorso per abnormità e sottolinea il requisito dell’interesse concreto come presupposto di ammissibilità, fornendo un’importante lezione sull’economia processuale e sui rimedi esperibili.

I Fatti del Caso: un Collaudo Controverso e la Richiesta di Archiviazione

Il caso origina da un procedimento penale a carico di ignoti per il reato di falso in atto pubblico. L’ipotesi accusatoria riguardava il certificato di collaudo di una nuova galleria autostradale, ritenuto gravemente lacunoso e in contrasto con le risultanze di altri procedimenti. Il Giudice per le Indagini Preliminari (GIP) del Tribunale di Roma, nonostante l’opposizione delle persone offese, ha disposto l’archiviazione del procedimento. La motivazione del GIP si fondava sulla previsione che non si sarebbe potuti giungere a una condanna prima del decorso del termine di prescrizione, fissato per la fine del 2024. In sostanza, il giudice ha ritenuto inutile proseguire con ulteriori indagini data l’imminente estinzione del reato.

Il Ricorso delle Persone Offese e l’Ipotesi di Atto Abnorme

Le persone offese hanno proposto ricorso per Cassazione, sostenendo che l’ordinanza di archiviazione fosse un atto “abnorme”. Secondo la loro tesi, la legge consente l’archiviazione solo quando la prescrizione è già maturata, non quando è solo pronosticata. Hanno inoltre argomentato che la previsione sulla prescrizione avrebbe potuto cambiare qualora le indagini avessero portato a una diversa qualificazione giuridica del reato o all’individuazione di responsabili con precedenti penali (recidiva), circostanze che avrebbero allungato i tempi necessari per l’estinzione del reato.

La Decisione della Cassazione sull’Archiviazione per Prescrizione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile per una pluralità di motivi, tracciando confini netti tra i diversi rimedi processuali e i requisiti per accedervi.

Inammissibilità Strutturale del Ricorso

In primo luogo, la Corte ha ribadito che l’ordinanza di archiviazione, anche se potenzialmente illegittima, non costituisce un atto abnorme. L’abnormità, infatti, si configura solo quando un atto si pone completamente al di fuori del sistema normativo o quando provoca una stasi processuale insuperabile. Nel caso di specie, l’ordinanza di archiviazione è un provvedimento previsto dalla legge e non impedisce la riapertura delle indagini in presenza di nuovi elementi. Pertanto, il ricorso per Cassazione non era lo strumento corretto; le parti avrebbero dovuto presentare reclamo dinanzi al Tribunale, come previsto dall’art. 410-bis del codice di procedura penale.

La Carenza di Interesse Concreto

Il nucleo centrale della decisione risiede nella valutazione della “carenza di interesse”. La Cassazione ha spiegato che, per poter impugnare un provvedimento, non è sufficiente lamentare un vizio di forma, ma è necessario dimostrare di avere un interesse pratico e attuale al suo annullamento. L’eventuale accoglimento del ricorso deve poter rimuovere un pregiudizio concreto.

Le Motivazioni della Corte

Nelle motivazioni, i giudici hanno evidenziato che, anche se l’ordinanza di archiviazione fosse stata annullata, il risultato non sarebbe cambiato. Il reato, nella sua forma non aggravata, sarebbe comunque andato incontro a prescrizione in tempi brevi. Le ipotesi alternative prospettate dai ricorrenti, come una diversa qualificazione giuridica o la contestazione della recidiva, sono state considerate mere congetture, del tutto teoriche e non fondate su elementi concreti.

In particolare, la Corte ha sottolineato che la recidiva, per poter incidere sul calcolo della prescrizione, deve essere formalmente contestata dall’accusa prima che il termine di prescrizione ordinario sia spirato. Trattandosi di un procedimento contro ignoti, tale contestazione era di fatto impossibile. Di conseguenza, insistere per la prosecuzione di indagini relative a un reato prossimo all’estinzione è stato ritenuto privo di qualsiasi utilità pratica, configurando appunto una carenza di interesse che rende il ricorso inammissibile.

Le Conclusioni

La sentenza rappresenta un importante punto fermo sull’applicazione del criterio della “ragionevole previsione di condanna” e sui limiti dell’impugnazione dei provvedimenti di archiviazione. La Corte di Cassazione ha inteso porre un freno a ricorsi basati su mere speculazioni, riaffermando il principio di economia processuale. La decisione insegna che le impugnazioni devono mirare a un risultato tangibile e non possono essere utilizzate per prolungare artificialmente procedimenti ormai destinati a concludersi. Per le persone offese, la strada corretta da percorrere, in caso di dissenso con l’archiviazione, è quella del reclamo al Tribunale, strumento specificamente previsto dal legislatore per contestare nel merito tali decisioni.

È possibile impugnare in Cassazione un’ordinanza di archiviazione perché la prescrizione è vicina ma non ancora maturata?
No, la Corte di Cassazione ha stabilito che tale ricorso è inammissibile. Il provvedimento non è “abnorme”, ovvero non è un atto estraneo al sistema processuale né causa una stasi irrimediabile del procedimento. Il rimedio corretto previsto dalla legge è il reclamo al Tribunale.

La possibilità teorica di individuare responsabili con precedenti penali (recidiva) può impedire l’archiviazione per prescrizione imminente?
No. La Corte ha chiarito che la recidiva, per poter estendere i termini di prescrizione, deve essere formalmente contestata prima che scada il termine ordinario. In un procedimento contro ignoti, dove non vi sono indagati a cui contestarla, questa possibilità è puramente ipotetica e non può essere usata per giustificare la prosecuzione delle indagini.

Cosa si intende per “carenza di interesse” in un ricorso contro l’archiviazione?
Significa che il ricorrente non otterrebbe alcun vantaggio pratico e concreto dall’eventuale annullamento del provvedimento. Nel caso specifico, anche se il ricorso fosse stato accolto e l’archiviazione annullata, il reato si sarebbe comunque prescritto a breve, rendendo inutile la prosecuzione del procedimento e dimostrando così la mancanza di un beneficio reale per i ricorrenti.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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