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Archiviazione per motivo diverso: la decisione del GIP

La Corte di Cassazione ha stabilito che non è abnorme l’ordinanza con cui il GIP dispone un’archiviazione per motivo diverso da quello richiesto dal Pubblico Ministero. Nel caso specifico, a fronte di una richiesta di archiviazione per impossibilità di identificare l’autore del reato, il GIP ha archiviato per manifesta infondatezza della notizia di reato. La Corte ha ritenuto il ricorso inammissibile, specificando che il GIP esercita un potere di controllo giurisdizionale e non è vincolato alla motivazione del PM. Il diritto al contraddittorio della persona offesa è comunque garantito dalla possibilità di presentare opposizione.

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Pubblicato il 16 dicembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Archiviazione per Motivo Diverso dal PM: La Cassazione Chiarisce i Poteri del GIP

Nel complesso panorama della procedura penale, la fase delle indagini preliminari si conclude spesso con una richiesta di archiviazione da parte del Pubblico Ministero. Ma cosa accade se il Giudice per le Indagini Preliminari (GIP) accoglie tale richiesta, ma per ragioni diverse da quelle addotte dall’accusa? Una recente ordinanza della Corte di Cassazione fa luce sulla legittimità di una tale archiviazione per motivo diverso, delineando i confini dei poteri del GIP e i diritti della persona offesa.

I Fatti del Caso

La vicenda trae origine dalla denuncia di un cittadino per la presunta contraffazione di un documento, un biglietto di invito a presentarsi presso la Polizia Giudiziaria. Il Pubblico Ministero, al termine delle indagini, chiedeva l’archiviazione del procedimento, motivandola con l’impossibilità di identificare l’autore del reato.

Tuttavia, il GIP del Tribunale di Roma, pur disponendo l’archiviazione, la fondava su una ragione differente: la mancanza dell’originale del documento contraffatto. Secondo il giudice, tale assenza rendeva impossibile svolgere una corretta indagine per verificarne l’autore e, di conseguenza, non permetteva di formulare una prognosi favorevole di condanna. In sostanza, il GIP archiviava per infondatezza della notizia di reato.

Il Ricorso in Cassazione: Abnormità dell’Ordinanza?

Il denunciante, ritenendosi leso, presentava ricorso in Cassazione, sostenendo che l’ordinanza del GIP fosse “abnorme”. Le sue doglianze si basavano su due punti principali:
1. La discrepanza tra la motivazione del PM e quella del GIP.
2. La presunta violazione del principio del contraddittorio.

Secondo il ricorrente, il giudice, discostandosi dalla richiesta dell’accusa, avrebbe agito al di fuori dei suoi poteri, emettendo un provvedimento viziato.

La Decisione della Cassazione: Legittimità dell’Archiviazione per Motivo Diverso

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, ritenendolo manifestamente infondato. I giudici hanno chiarito un punto cruciale: il GIP non è un mero esecutore delle richieste del PM, ma esercita una funzione giurisdizionale di controllo.

Quando il GIP valuta una richiesta di archiviazione, può aderirvi per le ragioni indicate dal PM oppure, come nel caso di specie, per altre ragioni previste dalla legge, come la manifesta infondatezza della notitia criminis (art. 411 c.p.p.). Questa diversità di motivazione non rende l’atto abnorme, poiché il provvedimento finale (l’archiviazione) rientra tra quelli che il giudice può legalmente adottare.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Corte ha spiegato che la decisione del GIP non è invasiva delle prerogative del Pubblico Ministero, la cui richiesta viene comunque accolta nel suo esito finale. Inoltre, non vi è alcuna lesione del diritto al contraddittorio della persona offesa. Quest’ultima, infatti, ha la facoltà di opporsi alla richiesta di archiviazione e, in quella sede, può estendere le proprie argomentazioni al di là dei motivi specifici indicati dal PM. La persona offesa è consapevole che il GIP potrebbe archiviare per un motivo diverso da quello prospettato, e deve quindi preparare una difesa completa.

L’ordinanza di archiviazione, inoltre, non è un provvedimento irrevocabile. Ha valore rebus sic stantibus, il che significa che può essere superata in qualsiasi momento qualora emergano nuovi elementi, con la riapertura delle indagini ai sensi dell’art. 414 c.p.p. Questo carattere precario del provvedimento rafforza l’idea che non si consuma l’azione penale e che la tutela delle ragioni del soggetto passivo è adeguatamente garantita.

Conclusioni

La decisione della Cassazione ribadisce un principio fondamentale: il GIP detiene un’ampia discrezionalità nel valutare i presupposti per l’archiviazione e non è vincolato dalle specifiche motivazioni addotte dal Pubblico Ministero. Questa interpretazione rafforza il ruolo del giudice come garante della legalità nella fase delle indagini, volto a evitare processi superflui quando la notizia di reato è palesemente infondata. Per le persone offese, ciò significa che l’eventuale opposizione all’archiviazione deve essere strutturata in modo ampio, prevedendo e contestando tutte le possibili ragioni che potrebbero fondare la decisione del giudice, non limitandosi a replicare alla richiesta del PM.

Un GIP può archiviare un procedimento per un motivo diverso da quello indicato dal Pubblico Ministero?
Sì. La Corte di Cassazione ha confermato che il GIP, nell’esercitare la sua funzione di controllo giurisdizionale, non è vincolato alla motivazione del PM. Può disporre l’archiviazione anche per una causa diversa, come la manifesta infondatezza della notizia di reato, rientrando ciò nei poteri che la legge gli conferisce.

L’archiviazione per un motivo diverso lede il diritto al contraddittorio della persona offesa?
No. Secondo la Corte, il diritto al contraddittorio è pienamente tutelato dalla possibilità per la persona offesa di presentare opposizione alla richiesta di archiviazione. In tale sede, la parte offesa può e deve estendere le proprie argomentazioni a tutti i possibili profili del caso, non solo a quelli sollevati dal PM.

Un’ordinanza di archiviazione è un “atto abnorme” se la motivazione del GIP differisce da quella del PM?
No, non è un atto abnorme. La Suprema Corte chiarisce che tale provvedimento rientra pienamente nella tipologia di decisioni che il GIP può adottare ai sensi degli artt. 408 e 411 del codice di procedura penale. Non si tratta di un atto che stravolge la procedura o crea uno stallo insanabile.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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