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Appello tardivo: vale la data di spedizione, non arrivo

La Corte di Cassazione ha annullato un’ordinanza che dichiarava un appello tardivo. L’errore del giudice di merito era stato considerare la data di ricezione dell’atto spedito per posta, invece della data di spedizione. La Suprema Corte ha ribadito che, per il rispetto dei termini, fa fede il momento in cui l’atto viene consegnato all’ufficio postale, garantendo così il diritto di difesa.

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Pubblicato il 23 dicembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Appello Tardivo: La Cassazione Conferma che Vale la Data di Spedizione

Nel processo penale, il rispetto dei termini è un pilastro fondamentale che garantisce certezza e ordine. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha ribadito un principio cruciale in materia di impugnazioni, specificando come calcolare la tempestività di un appello tardivo quando questo viene spedito a mezzo posta. La decisione sottolinea che l’errore di valutazione di una Corte d’Appello può essere corretto per salvaguardare il diritto di difesa dell’imputato.

I Fatti del Caso

La vicenda processuale ha origine da una sentenza del Tribunale di Cassino emessa il 18 aprile 2016. Non essendo stato fissato un termine specifico per il deposito delle motivazioni, la legge prevedeva un termine di 15 giorni. Di conseguenza, il termine ultimo per proporre appello scadeva 30 giorni dopo, ovvero il 2 giugno 2016.

Tuttavia, essendo il 2 giugno un giorno festivo (Festa della Repubblica), il termine era prorogato di diritto al giorno successivo, venerdì 3 giugno 2016. Il difensore dell’imputata ha dimostrato di aver spedito l’atto di appello proprio in quella data, consegnandolo all’ufficio postale.

Nonostante ciò, la Corte di Appello di Roma, con un’ordinanza del 18 gennaio 2024, ha dichiarato l’impugnazione inammissibile per tardività, valorizzando erroneamente la data in cui l’atto era pervenuto alla cancelleria, ovvero l’8 giugno 2016.

L’Erronea Valutazione sull’Appello Tardivo

Il ricorso per cassazione si è basato su un unico, ma decisivo, motivo: la violazione di legge da parte della Corte di Appello nel calcolo dei termini. La difesa ha correttamente evidenziato che, secondo un principio consolidato, nel caso di impugnazioni spedite tramite servizio postale, gli effetti per l’impugnante si producono al momento della spedizione e non della ricezione.

L’errore del giudice di secondo grado è stato quello di confondere il momento rilevante per il notificante (la spedizione) con quello per il destinatario (la ricezione). Questa distinzione è fondamentale per non far ricadere sull’impugnante eventuali ritardi del servizio postale, che sono al di fuori del suo controllo.

Le Motivazioni della Cassazione

La Suprema Corte ha accolto il ricorso, definendolo ‘fondato’. I giudici hanno verificato dagli atti che la prospettazione del difensore era corretta. La spedizione dell’appello era avvenuta tempestivamente il 3 giugno 2016, ultimo giorno utile.

La decisione di dichiarare l’appello tardivo è stata quindi giudicata ‘scorretta’. La Cassazione ha annullato senza rinvio l’ordinanza impugnata, poiché basata su un palese errore di diritto procedurale. Annullando la decisione, la Corte non ha avuto bisogno di rimandare la questione a un nuovo giudice per la valutazione sull’ammissibilità, ma ha semplicemente ordinato la trasmissione degli atti alla stessa Corte di Appello di Roma per procedere con il giudizio di merito, che era stato ingiustamente precluso.

Le Conclusioni e le Implicazioni Pratiche

Questa sentenza riafferma un principio di garanzia fondamentale nel diritto processuale penale. Stabilisce in modo inequivocabile che la tempestività di un’impugnazione spedita per posta deve essere valutata con riferimento alla data del timbro postale di spedizione. Qualsiasi ritardo nella consegna non può essere imputato alla parte che ha diligentemente rispettato il termine.

La decisione serve da monito per gli uffici giudiziari, affinché applichino correttamente le norme sui termini processuali, evitando declaratorie di inammissibilità che ledono il diritto di difesa e il principio del doppio grado di giurisdizione. Per gli avvocati, è una conferma della validità di una prassi consolidata, che consente di utilizzare il servizio postale per le impugnazioni con la certezza che farà fede la data di spedizione.

Per un appello spedito per posta, quale data è valida per determinare se è in tempo?
La data valida è quella in cui l’atto di appello viene spedito, attestata dal timbro dell’ufficio postale. Non conta la data in cui l’atto viene ricevuto dalla cancelleria del tribunale.

Perché l’appello era stato inizialmente dichiarato inammissibile?
La Corte di appello aveva erroneamente considerato come data di riferimento quella di ricezione dell’atto (8 giugno 2016), che era successiva alla scadenza del termine, invece della data di spedizione (3 giugno 2016), che era l’ultimo giorno utile.

Qual è stata la decisione finale della Corte di Cassazione?
La Corte di Cassazione ha annullato l’ordinanza di inammissibilità e ha ordinato la trasmissione degli atti alla Corte di appello di Roma affinché proceda con la celebrazione del processo d’appello, riconoscendo che l’impugnazione era stata presentata tempestivamente.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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