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Appello tardivo: quando il ricorso è inammissibile

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile un ricorso a causa di un appello tardivo. L’analisi si concentra sul calcolo dei termini per l’impugnazione secondo l’art. 585 c.p.p. e chiarisce la non applicabilità delle nuove norme della Riforma Cartabia, in quanto la sentenza impugnata era stata pronunciata prima della loro entrata in vigore.

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Pubblicato il 12 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Appello tardivo: il rigore dei termini nel processo penale

Nel processo penale, il rispetto dei termini è un principio fondamentale che garantisce la certezza del diritto e il corretto svolgimento della giustizia. Un appello tardivo, ovvero depositato oltre la scadenza prevista dalla legge, è destinato a essere dichiarato inammissibile, senza alcuna possibilità per il giudice di esaminare le ragioni nel merito. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ci offre un chiaro esempio di questa regola e delle sue implicazioni, analizzando anche l’impatto delle recenti modifiche legislative come la Riforma Cartabia.

I Fatti del Caso

Il caso ha origine da un’ordinanza della Corte di Appello di Firenze, che aveva dichiarato inammissibile l’appello proposto da un imputato contro una sentenza del Tribunale di Pistoia. La ragione era semplice: l’appello era stato presentato fuori tempo massimo.

La sentenza di primo grado era stata depositata in cancelleria il 18 ottobre 2022. Secondo le norme del codice di procedura penale, il termine per proporre appello era di trenta giorni, decorrenti dalla scadenza di un primo periodo di quindici giorni dal deposito. La scadenza ultima per l’impugnazione era quindi fissata per il 28 novembre 2022. L’atto di appello, tuttavia, era stato depositato presso la cancelleria del Tribunale il 30 novembre 2022, due giorni dopo il termine.

La Decisione della Corte e l’impatto di un appello tardivo

L’imputato ha presentato ricorso in Cassazione sostenendo che l’impugnazione era stata trasmessa correttamente a mezzo raccomandata con ricevuta di ritorno. Tuttavia, la Suprema Corte ha respinto il ricorso, confermando la decisione dei giudici d’appello. I giudici hanno sottolineato che il ricorso era manifestamente infondato, in quanto non contestava adeguatamente le ragioni della Corte territoriale.

Le Motivazioni della Sentenza

La Corte di Cassazione ha basato la sua decisione su due pilastri argomentativi principali: il calcolo del termine e l’inapplicabilità della normativa sopravvenuta.

Il Calcolo dei Termini e la Prova della Spedizione

Il punto centrale della motivazione è la tempestività dell’atto. La Corte ha osservato che la difesa non contestava la data di scadenza (28 novembre 2022), ma affermava di aver spedito l’atto via raccomandata. Tuttavia, dagli atti processuali emergeva che il timbro postale sulla raccomandata riportava la data del 30 novembre 2022. Anche considerando la data di spedizione (e non quella di ricezione) come momento di presentazione dell’impugnazione, l’atto risultava comunque depositato oltre il termine perentorio. L’appello tardivo era quindi un dato di fatto incontrovertibile.

L’Inapplicabilità della Riforma Cartabia

Un aspetto giuridicamente rilevante della sentenza riguarda la Riforma Cartabia (D.Lgs. 150/2022). La difesa, implicitamente, avrebbe potuto beneficiare delle nuove norme, in particolare dell’art. 585, comma 1-bis, c.p.p., che aumenta di quindici giorni i termini per l’impugnazione del difensore di un imputato giudicato in assenza. Tuttavia, la Corte ha spiegato dettagliatamente perché questa norma non fosse applicabile al caso di specie.

La Riforma ha previsto una disciplina transitoria specifica (art. 89). Questa stabilisce che le nuove disposizioni sull’assenza si applicano solo a determinate condizioni. In particolare, le norme più favorevoli sui termini di impugnazione (come l’art. 585, comma 1-bis) valgono solo per le sentenze pronunciate a partire dal 31 dicembre 2022. Poiché la sentenza impugnata era stata emessa il 14 ottobre 2022 (e depositata il 18 ottobre 2022), ovvero prima di tale data, continuavano ad applicarsi le regole previgenti, che non prevedevano alcun termine aggiuntivo.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche

La sentenza ribadisce un principio cardine del diritto processuale: la perentorietà dei termini per le impugnazioni. Anche un ritardo minimo può compromettere irrimediabilmente il diritto di difesa. Il caso evidenzia l’importanza per i professionisti legali di calcolare con la massima precisione le scadenze e di agire con congruo anticipo. Inoltre, la pronuncia offre un’importante lezione sull’applicazione delle riforme legislative, sottolineando come la disciplina transitoria sia cruciale per determinare quale normativa (vecchia o nuova) si applichi a un procedimento in corso. Non basta conoscere la nuova legge, ma è fondamentale studiarne le modalità di entrata in vigore per evitare errori procedurali fatali.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché l’atto di appello è stato presentato dopo la scadenza del termine perentorio stabilito dalla legge. La data di deposito e quella di spedizione a mezzo posta erano entrambe successive al termine ultimo del 28 novembre 2022.

Come si calcola il termine per presentare un appello penale nel caso esaminato?
Poiché la sentenza è stata depositata il 18 ottobre 2022 senza un termine specifico per il deposito, il termine per l’appello si calcola così: 15 giorni dal deposito (fino al 2 novembre) più i successivi 30 giorni. La scadenza finale era quindi il 28 novembre 2022.

Perché non sono state applicate le norme più favorevoli della Riforma Cartabia?
Le norme più favorevoli della Riforma Cartabia, che estendono i termini di impugnazione per l’imputato assente, non sono state applicate perché la disciplina transitoria prevedeva la loro efficacia solo per le sentenze pronunciate dopo il 31 dicembre 2022. La sentenza in questione era stata emessa in data anteriore.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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