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Appello tardivo: la decisione della Cassazione

La Corte di Cassazione ha confermato la decisione di inammissibilità di un appello presentato un giorno oltre il termine perentorio. L’ordinanza impugnata, emessa dalla Corte di Appello, aveva correttamente rilevato l’intempestività del deposito. La Suprema Corte ha chiarito che la verifica del rispetto dei termini è un dovere del giudice dell’impugnazione. Le giustificazioni addotte dal ricorrente, relative a una presunta causa di forza maggiore di natura informatica, sono state oggetto di un procedimento separato per la restituzione nel termine e non hanno potuto sanare l’originaria inammissibilità dell’appello tardivo. Di conseguenza, il ricorso è stato dichiarato inammissibile con condanna alle spese e a una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 17 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Appello Tardivo: Quando un Solo Giorno di Ritardo Costa Caro

Nel mondo del diritto, il tempo è un fattore cruciale. I termini processuali non sono semplici indicazioni, ma scadenze perentorie il cui mancato rispetto può avere conseguenze definitive sull’esito di una causa. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha ribadito questo principio fondamentale, analizzando un caso di appello tardivo presentato con un solo giorno di ritardo. Questa decisione sottolinea la rigidità delle norme procedurali e le responsabilità che ne derivano per le parti processuali.

I Fatti del Caso: Un Deposito Fuori Termine

La vicenda trae origine da una sentenza emessa dal Tribunale di Pavia. La parte imputata, insoddisfatta della decisione, decideva di proporre appello. Tuttavia, l’atto di impugnazione veniva depositato presso la cancelleria della Corte di Appello di Milano il giorno successivo alla scadenza del termine ultimo fissato dalla legge, precisamente l’11 marzo 2024.

Di conseguenza, la Corte di Appello, con un’ordinanza del 18 novembre 2024, dichiarava l’appello inammissibile per intempestività, senza entrare nel merito delle questioni sollevate. La cronologia dei fatti, e quindi il ritardo, non è mai stata contestata.

La Difesa dell’Imputato e il Ricorso in Cassazione

Contro l’ordinanza della Corte di Appello, l’imputato proponeva ricorso per Cassazione. La difesa sosteneva che il superamento del termine fosse stato causato da una “causa di forza maggiore informatica”. In parallelo, era stata presentata un’istanza di restituzione nel termine, un procedimento volto a “sanare” il ritardo dovuto a circostanze eccezionali e imprevedibili. Il ricorso in Cassazione, quindi, lamentava che la Corte d’Appello avesse dichiarato l’inammissibilità senza tenere conto di questa istanza.

Le Motivazioni della Suprema Corte: la gestione dell’appello tardivo

La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, definendolo manifestamente infondato. I giudici supremi hanno chiarito un punto procedurale fondamentale: la verifica della tempestività di un’impugnazione è un dovere primario del giudice, sancito dall’art. 591 del codice di procedura penale. Poiché il deposito dell’atto d’appello era avvenuto, in maniera incontestata, oltre il termine perentorio, la dichiarazione di inammissibilità da parte della Corte di Appello era un atto dovuto e corretto.

La Corte ha inoltre precisato che l’istanza di restituzione nel termine, basata sulla presunta causa di forza maggiore, segue un percorso processuale autonomo e separato. La sua presentazione non sospende né inficia il potere del giudice dell’impugnazione di dichiarare immediatamente l’inammissibilità per un ritardo oggettivo e accertato. Nel caso specifico, tale istanza era stata infatti trattata in un distinto procedimento.

Le Conclusioni: La Severità dei Termini Processuali

La sentenza ribadisce con forza il principio della perentorietà dei termini processuali. Il loro mancato rispetto, anche per un solo giorno, comporta la sanzione dell’inammissibilità, che preclude l’esame nel merito dell’impugnazione. La possibilità di chiedere la restituzione nel termine è un rimedio eccezionale, che non incide sulla constatazione oggettiva del ritardo. La decisione sottolinea inoltre che la proposizione di un ricorso palesemente infondato comporta non solo la sconfitta processuale, ma anche la condanna al pagamento delle spese e di una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende, come previsto dall’art. 616 del codice di procedura penale. Questo serve da monito sulla necessità di un’attenta e scrupolosa osservanza delle scadenze legali.

Cosa succede se un appello viene presentato anche solo un giorno dopo la scadenza del termine?
L’appello viene dichiarato inammissibile per intempestività. Ciò significa che il giudice non potrà esaminare il merito dei motivi di impugnazione, e la sentenza di primo grado diventerà definitiva.

È possibile giustificare un ritardo nel deposito di un appello a causa di un problema tecnico o ‘informatico’?
Sì, è possibile avanzare una richiesta di restituzione nel termine, sostenendo che il ritardo sia dovuto a caso fortuito o forza maggiore. Tuttavia, come chiarisce la sentenza, questa istanza viene valutata in un procedimento separato e non impedisce al giudice dell’appello di dichiarare immediatamente l’inammissibilità se il ritardo è un fatto oggettivo e incontestato.

Quali sono le conseguenze per chi propone un ricorso in Cassazione che viene giudicato inammissibile?
La parte che ha proposto il ricorso viene condannata al pagamento delle spese del procedimento e, se si ravvisano profili di colpa nella proposizione del ricorso, anche al versamento di una somma di denaro a favore della Cassa delle ammende. Nel caso specifico, la somma è stata fissata in tremila euro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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