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Appello tardivo: inammissibilità e sanzioni

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato, precedentemente assolto in appello, perché presentato oltre il termine di 15 giorni. La comunicazione del provvedimento impugnato era avvenuta tramite Posta Elettronica Certificata (PEC), data dalla quale decorreva il termine per l’impugnazione. A causa di questo appello tardivo, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 10 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Appello Tardivo: la Cassazione ribadisce l’Inammissibilità e le Sanzioni

Nel processo penale, il rispetto dei termini è un principio cardine non negoziabile. Un recente provvedimento della Corte di Cassazione lo dimostra in modo inequivocabile, dichiarando inammissibile un ricorso a causa di un appello tardivo. Questa decisione sottolinea come un errore procedurale, quale il deposito di un atto oltre la scadenza, possa precludere ogni possibilità di esame nel merito della questione, con conseguenze economiche significative per il ricorrente.

I Fatti del Caso: dal Tribunale alla Corte d’Appello

La vicenda processuale ha origine con una sentenza di assoluzione emessa dal Tribunale di primo grado nei confronti di un imputato per il reato di omicidio stradale. La formula assolutoria era “perché il fatto non costituisce reato”.

Non soddisfatto pienamente dalla formula, e soprattutto lamentando la mancata condanna delle parti civili alla refusione delle spese legali, l’imputato proponeva appello. L’obiettivo era duplice: ottenere un’assoluzione con formula più ampia e il risarcimento dei costi sostenuti per la difesa.

La Corte d’Appello, tuttavia, dichiarava l’impugnazione inammissibile con un’ordinanza emessa de plano (cioè senza udienza). La motivazione era di natura puramente procedurale: l’imputato non aveva formulato una specifica richiesta di condanna alle spese nel giudizio di primo grado, rendendo così inammissibile l’appello su quel punto.

La Decisione sul Ricorso: un Appello Tardivo

Contro l’ordinanza della Corte d’Appello, l’imputato proponeva ricorso per Cassazione. Anche in questa sede, però, l’esito è stato negativo. La Suprema Corte non è nemmeno entrata nel merito delle doglianze del ricorrente, fermandosi a una verifica preliminare dei termini processuali.

Dall’analisi degli atti, è emerso che:
1. L’ordinanza della Corte d’Appello era stata emessa e depositata il 22 marzo 2024.
2. La comunicazione ufficiale al difensore era avvenuta tramite Posta Elettronica Certificata (PEC) il 29 marzo 2024.
3. Ai sensi dell’art. 585, comma 1, lett. a), cod. proc. pen., il termine per proporre ricorso era di 15 giorni, con scadenza fissata al 13 aprile 2024.
4. Il ricorso è stato invece presentato il 27 aprile 2024.

La conseguenza di questo ritardo è stata inevitabile: la Corte ha dichiarato l’inammissibilità del ricorso poiché si trattava di un appello tardivo.

Le Motivazioni della Decisione

La motivazione della Cassazione è lineare e si fonda sul principio della perentorietà dei termini processuali. Il decorso del tempo, una volta scaduto il termine fissato dalla legge, estingue il diritto di esercitare un’azione o un’impugnazione. La comunicazione via PEC ha pieno valore legale e fa scattare il conto alla rovescia per l’impugnazione.

Presentare l’atto oltre la scadenza costituisce una causa di inammissibilità prevista dall’art. 591, comma 1, lett. c), del codice di procedura penale. La Corte ha inoltre escluso la presenza di una colpa non attribuibile al ricorrente, applicando l’art. 616 cod. proc. pen., che impone la condanna del proponente del ricorso inammissibile al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria in favore della cassa delle ammende, in questo caso quantificata in tremila euro.

Le Conclusioni

Questa pronuncia serve come un severo monito sull’importanza cruciale della diligenza e del monitoraggio delle scadenze processuali. Un appello tardivo non solo impedisce al giudice di valutare le ragioni del ricorrente, ma comporta anche sanzioni economiche dirette. La validità legale delle comunicazioni telematiche, come la PEC, rende ancora più stringente la necessità per i professionisti legali di gestire con massima attenzione i flussi di comunicazione per non incorrere in errori procedurali che possono compromettere irrimediabilmente l’esito di una causa.

Quando inizia a decorrere il termine per impugnare un’ordinanza comunicata via PEC?
Il termine per l’impugnazione inizia a decorrere dalla data in cui l’ordinanza viene comunicata tramite Posta Elettronica Certificata (PEC) al difensore, poiché tale comunicazione ha pieno valore legale.

Cosa succede se un ricorso in Cassazione viene presentato oltre i termini previsti dalla legge?
Se il ricorso è presentato oltre i termini, viene dichiarato inammissibile. Di conseguenza, la Corte non esamina il merito della questione e il provvedimento impugnato diventa definitivo.

Quali sono le conseguenze economiche per chi presenta un appello tardivo e inammissibile?
La persona che presenta un appello tardivo, dichiarato inammissibile, viene condannata al pagamento delle spese del procedimento e di una sanzione pecuniaria (in questo caso, tremila euro) da versare alla cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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