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Appello tardivo: inammissibile se si sceglie il rito abbreviato

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile un ricorso contro una decisione della Corte d’Appello che aveva respinto un appello per tardività. La Suprema Corte ha ribadito che l’imputato che sceglie il rito abbreviato è legalmente considerato ‘presente’, perdendo così il diritto a termini di impugnazione più lunghi previsti per gli assenti. La declaratoria di un appello tardivo interrompe la ‘catena devolutiva’, rendendo definitiva la condanna di primo grado.

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Pubblicato il 17 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Appello Tardivo e Rito Abbreviato: la Cassazione Chiarisce

Nel processo penale, il rispetto dei termini è un principio cardine. Una recente sentenza della Corte di Cassazione (Sez. 2, Sent. n. 9970/2025) ha ribadito un concetto fondamentale relativo alle impugnazioni, chiarendo le conseguenze di un appello tardivo per chi sceglie di essere giudicato con rito abbreviato. La decisione sottolinea come la scelta di questo rito alternativo comporti una presunzione di ‘presenza’ processuale che incide direttamente sui termini per appellare la sentenza.

Il Contesto del Caso: Dalla Condanna all’Appello Inammissibile

La vicenda processuale ha origine dalla condanna di un’imputata per il reato di estorsione, emessa dal Giudice per le indagini preliminari (Gup) del Tribunale di Parma a seguito di un giudizio abbreviato. La difesa dell’imputata ha proposto appello avverso tale sentenza.

Tuttavia, la Corte d’Appello di Bologna ha dichiarato l’impugnazione inammissibile, non per questioni di merito, ma per un vizio procedurale: la sua tardività. L’appello era stato cioè presentato oltre i termini perentori stabiliti dalla legge. Contro questa ordinanza, la difesa ha quindi proposto ricorso per Cassazione, lamentando, tra le altre cose, un’errata applicazione delle norme procedurali.

La Decisione della Cassazione: un Appello Tardivo è Invalicabile

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, confermando in toto la decisione della Corte territoriale. Gli Ermellini hanno fornito una spiegazione chiara e netta del perché l’appello fosse da considerarsi tardivo e, di conseguenza, inammissibile.

La ‘Fictio Iuris’ della Presenza nel Rito Abbreviato

Il punto centrale della decisione risiede nell’interpretazione degli effetti della scelta del giudizio abbreviato. La legge prevede una dilazione dei termini per impugnare per il solo imputato assente. La Cassazione, in linea con un orientamento giurisprudenziale consolidato, ha stabilito che l’imputato che accede al rito abbreviato (ex art. 438 cod.proc.pen.) deve essere considerato a tutti gli effetti ‘presente’ ai fini processuali. Questa è una fictio iuris, ovvero una finzione giuridica, che presume la sua piena conoscenza e partecipazione al procedimento, anche se fisicamente non presente in aula. Di conseguenza, non può beneficiare della proroga dei termini concessa agli imputati dichiarati formalmente assenti.

L’Interruzione della Catena Devolutiva

La dichiarazione di inammissibilità dell’appello per tardività ha una conseguenza drastica: l’interruzione della cosiddetta ‘catena devolutiva’. Questo termine tecnico significa che il giudizio di merito non viene trasferito al giudice superiore. La Corte d’Appello, avendo riscontrato il vizio procedurale della tardività, non ha potuto esaminare le ragioni di merito dell’impugnazione (come la valutazione delle prove o il mancato riconoscimento di un’attenuante). La sua decisione si è fermata alla porta del processo, accertando l’insussistenza delle condizioni per celebrare il giudizio d’appello. Di riflesso, anche i motivi di ricorso per Cassazione che entravano nel merito della responsabilità penale sono stati dichiarati preclusi, poiché la sentenza di primo grado era già divenuta irrevocabile.

Le Motivazioni

La Suprema Corte ha motivato la propria decisione di inammissibilità del ricorso basandosi su due pilastri. In primo luogo, ha evidenziato la correttezza della decisione della Corte d’Appello sulla tardività, ribadendo che la scelta del rito abbreviato equivale a una presenza processuale che esclude l’applicazione dei termini più ampi previsti per l’assente. In secondo luogo, ha rilevato la genericità dei motivi di ricorso presentati dalla difesa, in particolare quello relativo alla presunta falsa applicazione dell’art. 420, comma 2ter, cod.proc.pen., che non era supportato da specifiche ragioni a sostegno della censura. L’inammissibilità dell’appello originario ha poi reso inammissibili, per conseguenza, tutti gli altri motivi che toccavano il merito della vicenda, poiché la sentenza di primo grado era già passata in giudicato.

Le Conclusioni

Questa sentenza offre un importante monito per la pratica legale: la scelta di un rito processuale come quello abbreviato non è priva di conseguenze procedurali significative. La presunzione di presenza che ne deriva impone una vigilanza ancora maggiore sui termini per l’impugnazione. La declaratoria di inammissibilità per un appello tardivo è un ostacolo insormontabile che cristallizza la decisione di primo grado, precludendo ogni ulteriore discussione sul merito della colpevolezza e della pena. La decisione finale ha quindi comportato la condanna della ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma a favore della Cassa delle Ammende, confermando l’irrevocabilità della sentenza di condanna iniziale.

Chi sceglie il giudizio abbreviato è considerato presente o assente ai fini dei termini per l’impugnazione?
Secondo la sentenza, l’imputato che sceglie il giudizio abbreviato deve essere considerato processualmente presente. Pertanto, non può beneficiare della dilazione dei termini di impugnazione prevista per l’imputato assente.

Un appello presentato in ritardo (appello tardivo) può essere esaminato nel merito?
No. La sentenza chiarisce che la declaratoria di inammissibilità di un appello per tardività interrompe la ‘catena devolutiva’, impedendo al giudice superiore di esaminare le questioni di merito e rendendo irrevocabile la pronuncia di primo grado.

Quali sono le conseguenze se il ricorso per Cassazione contro un’ordinanza di inammissibilità dell’appello viene a sua volta dichiarato inammissibile?
Se il ricorso per Cassazione è dichiarato inammissibile, la decisione della Corte d’Appello viene confermata. Di conseguenza, la sentenza di condanna di primo grado diventa definitiva e irrevocabile, e il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle Ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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