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Appello sentenza penale: conversione del ricorso

La Corte di Cassazione ha analizzato il caso di un Procuratore generale che aveva impugnato una sentenza di assoluzione per lesioni pluriaggravate con ricorso diretto, anziché con appello. La Suprema Corte ha stabilito che l’impugnazione corretta era l’appello sentenza penale. Di conseguenza, ha convertito il ricorso in appello ai sensi dell’art. 569 del codice di procedura penale, trasmettendo gli atti alla Corte d’appello competente per il giudizio.

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Pubblicato il 25 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Appello sentenza penale: la conversione del ricorso errato salva l’impugnazione

L’ordinanza in esame offre un importante chiarimento sulle regole che governano l’appello sentenza penale e sui rimedi previsti dall’ordinamento quando viene scelto un mezzo di impugnazione errato. La Corte di Cassazione, con una decisione di natura prettamente processuale, ha applicato il principio di conservazione degli atti giuridici, convertendo un ricorso per cassazione in un atto di appello, garantendo così che la questione potesse essere esaminata dal giudice competente.

I Fatti del caso

La vicenda processuale ha origine da una sentenza di assoluzione emessa dal Tribunale di una città del sud Italia nei confronti di un imputato accusato del reato di lesioni pluriaggravate. Avverso tale decisione, il Procuratore generale presso la Corte d’appello ha proposto ricorso per cassazione, lamentando un vizio di motivazione nella sentenza di primo grado.

La questione giunta all’attenzione della Suprema Corte non riguardava il merito della vicenda (ovvero la colpevolezza o l’innocenza dell’imputato), ma unicamente la correttezza della procedura di impugnazione seguita dalla Procura generale.

L’appello sentenza penale e la conversione del ricorso

Il cuore della decisione della Corte di Cassazione risiede nella qualificazione giuridica dell’impugnazione. I giudici hanno dovuto stabilire se, per il tipo di reato contestato e per la sentenza emessa, fosse ammissibile il ricorso diretto per cassazione o se fosse invece necessario procedere con l’appello.

La Corte ha rilevato che il reato di lesioni pluriaggravate, per la sua gravità, non rientra tra quelli per i quali la legge esclude la possibilità di appello. Le recenti modifiche legislative (D.Lgs. n. 150/2022) hanno ampliato i casi di inappellabilità, ma questi riguardano principalmente reati minori o contravvenzioni punite con pene pecuniarie o alternative. Poiché il reato in questione prevede la celebrazione di un’udienza preliminare e non la citazione diretta, la sentenza di assoluzione era pienamente appellabile.

Di fronte all’errore del Procuratore generale, che ha presentato un ricorso per cassazione invece di un appello, la Corte ha applicato l’articolo 569 del codice di procedura penale. Questa norma prevede la cosiddetta “conversione” dell’impugnazione: quando una parte propone un ricorso per cassazione che avrebbe dovuto essere un appello, il ricorso non viene dichiarato inammissibile, ma viene convertito nell’atto di appello corretto. Di conseguenza, la Corte ha disposto la trasmissione degli atti alla Corte d’appello competente per la celebrazione del giudizio di secondo grado.

Le Motivazioni della Decisione

La motivazione della Corte si fonda su un’attenta analisi dell’articolo 593 del codice di procedura penale, che disciplina l’appellabilità delle sentenze. La Suprema Corte ha sottolineato che le eccezioni alla regola generale dell’appellabilità devono essere interpretate restrittivamente. Il reato di lesioni pluriaggravate contestato (artt. 582, 585 in relazione all’art. 576 c.p.) non è compreso tra quelli per cui l’art. 593 c.p.p. prevede l’inappellabilità. Pertanto, la via maestra per impugnare l’assoluzione era l’appello e non il ricorso per cassazione.

La scelta di convertire l’atto anziché dichiararlo inammissibile risponde al principio di conservazione degli atti giuridici e al favor impugnationis, che mira a preservare il diritto delle parti a un secondo grado di giudizio nel merito, quando previsto dalla legge. La Corte ha ritenuto che, pur essendo stato scelto lo strumento sbagliato, l’intenzione di impugnare la sentenza era chiara e il vizio dedotto (vizio di motivazione) era compatibile con i motivi di appello. Di conseguenza, ha attivato il meccanismo correttivo previsto dall’art. 569 c.p.p., rimettendo il processo sul binario proceduralmente corretto.

Conclusioni

Questa ordinanza ribadisce un principio fondamentale della procedura penale: la scelta del corretto mezzo di impugnazione è cruciale, ma un errore non determina necessariamente la fine del percorso processuale. L’istituto della conversione del ricorso agisce come una valvola di sicurezza, garantendo che le questioni di merito possano essere discusse davanti al giudice competente, in linea con i principi del giusto processo. La decisione evidenzia l’importanza per gli operatori del diritto di conoscere a fondo le norme sull’appellabilità, soprattutto alla luce delle recenti riforme, per evitare ritardi e deviazioni procedurali.

Cosa succede se viene presentato un ricorso per cassazione al posto di un appello?
Se l’impugnazione presenta i requisiti dell’appello, la Corte di Cassazione non la dichiara inammissibile ma, ai sensi dell’art. 569 c.p.p., la converte nell’impugnazione corretta e trasmette gli atti alla Corte d’appello competente.

Una sentenza di assoluzione per lesioni pluriaggravate è sempre appellabile?
Sì, secondo la decisione in esame, una sentenza di assoluzione per un reato come le lesioni pluriaggravate, che non prevede la citazione diretta ma l’udienza preliminare, è sempre soggetta ad appello e non rientra nei casi di inappellabilità previsti dalla legge.

Qual è la funzione dell’articolo 569 del codice di procedura penale?
L’articolo 569 c.p.p. ha la funzione di conservare gli effetti dell’atto di impugnazione presentato in una forma errata. Permette al giudice di ‘convertire’ l’impugnazione in quella corretta (da ricorso ad appello o viceversa), garantendo così il diritto della parte a ottenere una decisione nel merito dal giudice competente.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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