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Appello PM proscioglimento: la Cassazione conferma

La Corte di Cassazione ha annullato una decisione della Corte d’Appello che aveva dichiarato inammissibile l’appello di un Pubblico Ministero contro una sentenza di proscioglimento emessa in un giudizio abbreviato. La Suprema Corte ha ribadito che, a seguito di una sentenza della Corte Costituzionale del 2007, il PM ha il diritto di proporre appello PM proscioglimento. Inoltre, ha chiarito che le nuove norme restrittive sulle impugnazioni, introdotte nel 2024, non si applicano retroattivamente, in base al principio ‘tempus regit actum’.

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Pubblicato il 25 novembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Appello PM proscioglimento: la Cassazione ribadisce il diritto all’impugnazione

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 37792/2025, ha riaffermato un principio cruciale in materia di procedura penale: il diritto del Pubblico Ministero di impugnare le sentenze di proscioglimento emesse a seguito di giudizio abbreviato. Questa pronuncia chiarisce l’ambito di applicazione delle norme sull’appello PM proscioglimento, specialmente alla luce delle recenti riforme legislative, e consolida l’orientamento basato su una storica decisione della Corte Costituzionale.

Il caso: da furto qualificato a proscioglimento

Il procedimento trae origine da un’accusa di furto in abitazione. Il Tribunale di primo grado, al termine di un giudizio abbreviato, ha riqualificato il reato in furto semplice. Poiché per il furto semplice è necessaria la querela della persona offesa, e questa mancava, il giudice ha dichiarato il non doversi procedere nei confronti dell’imputato. Contro questa decisione, il Pubblico Ministero ha presentato appello, ritenendo errata la riqualificazione e la conseguente sentenza di proscioglimento.

La decisione della Corte d’Appello

La Corte d’Appello competente ha dichiarato inammissibile l’impugnazione del PM. La sua decisione si basava su un’interpretazione letterale dell’articolo 443 del codice di procedura penale, che, nella sua formulazione originaria, sembrava escludere la possibilità per il PM di appellare le sentenze di proscioglimento in sede di rito abbreviato. Questa interpretazione, tuttavia, non teneva conto di un intervento fondamentale della Corte Costituzionale.

Appello PM proscioglimento: l’intervento decisivo della Corte Costituzionale

La Corte di Cassazione, accogliendo il ricorso del Procuratore Generale, ha smontato la tesi della Corte d’Appello. Il cuore della decisione risiede nel richiamo alla sentenza n. 320 del 2007 della Corte Costituzionale. Con quella storica pronuncia, la Consulta aveva dichiarato l’illegittimità costituzionale dell’articolo 443 c.p.p. proprio nella parte in cui negava al PM il potere di appellare le sentenze di proscioglimento emesse in giudizio abbreviato. Di conseguenza, tale potere deve essere riconosciuto e garantito.

Il principio ‘Tempus Regit Actum’ e le nuove riforme

Un ulteriore elemento di interesse nella sentenza riguarda l’inapplicabilità di una recente riforma (legge n. 114/2024), che ha introdotto nuove limitazioni all’appello per reati minori. La difesa avrebbe potuto sostenere che questa nuova legge, essendo più restrittiva, dovesse applicarsi al caso di specie.

La Cassazione ha respinto questa potenziale obiezione applicando il principio ‘tempus regit actum’. Secondo questo principio, il regime delle impugnazioni applicabile è quello in vigore al momento della pronuncia della sentenza che si intende impugnare. Poiché la sentenza del Tribunale era stata emessa nel giugno 2024, prima dell’entrata in vigore della nuova legge (agosto 2024), le vecchie e più permissive regole sull’appello continuavano a valere.

Le Motivazioni della Cassazione

Le motivazioni della Suprema Corte sono lineari e si fondano su due pilastri. In primo luogo, il diritto del PM di appellare le sentenze di proscioglimento nel rito abbreviato è un diritto consolidato dalla giurisprudenza costituzionale, che ha rimosso l’ostacolo normativo presente nell’art. 443 c.p.p. Ignorare tale pronuncia costituisce una violazione di legge. In secondo luogo, in assenza di una disciplina transitoria specifica, le nuove leggi che modificano i regimi di impugnazione non hanno effetto retroattivo. Il diritto a impugnare sorge al momento della pubblicazione della sentenza e si cristallizza secondo le norme vigenti in quel preciso istante. Pertanto, l’appello del PM era pienamente ammissibile.

Conclusioni

La sentenza in esame non introduce principi nuovi, ma consolida un orientamento giurisprudenziale di fondamentale importanza per l’equilibrio del processo penale. Conferma che il Pubblico Ministero, quale rappresentante dell’interesse pubblico alla corretta applicazione della legge, deve poter contestare una decisione di proscioglimento che ritiene ingiusta o errata, anche nell’ambito dei riti speciali. La pronuncia serve inoltre da importante promemoria sull’applicazione del principio ‘tempus regit actum’, un cardine per garantire la certezza del diritto nel passaggio tra regimi normativi differenti.

Il Pubblico Ministero può appellare una sentenza di proscioglimento emessa in un giudizio abbreviato?
Sì. La Corte di Cassazione ha confermato che, a seguito della sentenza n. 320/2007 della Corte Costituzionale, la norma che lo impediva (art. 443 c.p.p.) è stata dichiarata incostituzionale in quella parte, restituendo al PM il pieno diritto di impugnazione.

Come si applicano le nuove leggi che limitano il diritto di appello ai processi già decisi in primo grado?
Si applica il principio ‘tempus regit actum’ (il tempo regola l’atto). Le regole sull’impugnazione sono quelle in vigore al momento in cui la sentenza viene emessa, non quelle successive. Pertanto, una nuova legge più restrittiva non si applica a sentenze pronunciate prima della sua entrata in vigore.

Perché la riforma del 2024 non è stata applicata in questo specifico caso?
La riforma del 2024 non è stata applicata perché la sentenza di primo grado impugnata dal PM era stata emessa nel giugno 2024, mentre la nuova legge è entrata in vigore solo nell’agosto 2024. Di conseguenza, valeva il regime processuale precedente, che consentiva l’appello.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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