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Appello PM: inammissibile se manca interesse concreto

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un Pubblico Ministero contro una sentenza di proscioglimento per particolare tenuità del fatto. Il PM lamentava un vizio procedurale, ma la Corte ha stabilito la sua carenza di interesse ad impugnare, poiché la norma violata era a tutela dell’imputato e l’esito della sentenza era a lui favorevole. La decisione sottolinea che l’impugnazione richiede un interesse pratico e non solo la corretta applicazione teorica della legge.

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Pubblicato il 10 novembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Appello del PM: inammissibile se manca un concreto interesse ad impugnare

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 13081/2024, affronta una questione cruciale in materia processuale: i limiti dell’interesse ad impugnare del Pubblico Ministero. Il caso analizza la situazione in cui il PM ricorre contro una sentenza di proscioglimento, lamentando un vizio di procedura, ma senza un reale e pratico interesse all’annullamento della decisione, che risulta favorevole all’imputato. Vediamo nel dettaglio la vicenda e i principi affermati dalla Suprema Corte.

I Fatti di Causa

La vicenda processuale ha origine dalla richiesta del Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Pavia di emettere un decreto penale di condanna nei confronti di un soggetto per un reato contravvenzionale. Il Giudice per le Indagini Preliminari (G.i.p.), anziché accogliere la richiesta, ha emesso una sentenza di proscioglimento ai sensi dell’art. 129 c.p.p., ritenendo il fatto di “particolare tenuità” secondo quanto previsto dall’art. 131-bis del codice penale.

In sostanza, il giudice ha concluso il procedimento con una decisione favorevole all’imputato, sebbene attraverso un percorso procedurale non pienamente conforme alle indicazioni della giurisprudenza di legittimità.

Il Ricorso del PM e la questione dell’interesse ad impugnare

Il Pubblico Ministero ha proposto ricorso per cassazione avverso tale sentenza. La doglianza non verteva sul merito della decisione (cioè sulla sussistenza o meno della particolare tenuità del fatto), ma esclusivamente sulla violazione della legge processuale. Secondo il PM ricorrente, il G.i.p., ravvisando i presupposti per l’applicazione della causa di non punibilità, non avrebbe potuto prosciogliere direttamente l’imputato senza la previa instaurazione del contraddittorio. La procedura corretta, secondo un consolidato orientamento delle Sezioni Unite, avrebbe imposto al giudice di rigettare la richiesta di decreto penale e restituire gli atti all’ufficio della Procura.

Il PM, quindi, ha agito per ottenere l’annullamento della sentenza e la restituzione degli atti, al fine di ripristinare la corretta sequenza procedurale. Si poneva, tuttavia, una questione pregiudiziale: esiste un concreto interesse ad impugnare in capo al PM quando l’esito del provvedimento è favorevole all’imputato e il vizio lamentato riguarda la violazione di una garanzia posta a tutela dello stesso?

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso del Pubblico Ministero inammissibile per carenza di un concreto interesse.

Il Collegio, pur riconoscendo la correttezza della premessa del PM – ossia che la procedura seguita dal G.i.p. era illegittima – ha evidenziato come il ricorso debba essere supportato da un interesse pratico e non solo teorico. L’art. 568, comma 4, c.p.p. richiede infatti che la parte che impugna abbia un interesse concreto e attuale a ottenere un risultato utile.

Nel caso di specie, la Corte ha sviluppato i seguenti punti chiave:

1. La tutela del contraddittorio: La regola che impone il contraddittorio prima di una declaratoria di non punibilità per particolare tenuità del fatto è una garanzia posta a tutela dell’imputato, non del Pubblico Ministero. Serve a permettere all’imputato di interloquire, difendersi ed eventualmente opporsi a una simile conclusione, che pur essendo un proscioglimento, lascia traccia nel casellario giudiziale e non è liberatoria come un’assoluzione nel merito.

2. Mancanza di interesse del PM: Il Pubblico Ministero non può farsi portatore di un interesse che non è proprio. Impugnare la sentenza per ripristinare una garanzia a favore dell’imputato, quando quest’ultimo ha beneficiato di un esito a lui favorevole (il proscioglimento) e non ha mostrato interesse a contestarlo, è un’azione priva di concreta utilità per l’organo dell’accusa.

3. Effetto pregiudizievole per l’imputato: L’eventuale accoglimento del ricorso del PM avrebbe comportato l’annullamento della sentenza di proscioglimento. Di conseguenza, l’imputato sarebbe tornato alla sua precedente posizione di indagato, con la concreta possibilità di subire una nuova formulazione dell’imputazione e la riapertura del procedimento. Un risultato, questo, palesemente svantaggioso per l’imputato stesso.

La Corte ha quindi concluso che, in assenza di un’allegazione specifica su quale sarebbe l’interesse concreto dell’imputato all’annullamento, e dato che il PM non contestava il merito della decisione, il ricorso si risolveva nella richiesta di una mera correzione formale della procedura, senza alcun vantaggio pratico per l’organo ricorrente.

Le Conclusioni

La sentenza ribadisce un principio fondamentale del sistema delle impugnazioni: non basta lamentare una violazione di legge per poter ricorrere, ma è necessario dimostrare di avere un interesse concreto, attuale e personale a ottenere un provvedimento diverso e più vantaggioso. Il Pubblico Ministero, pur avendo il dovere di vigilare sull’osservanza delle leggi, non può impugnare una decisione per far valere garanzie difensive dell’imputato quando l’esito del procedimento è già favorevole a quest’ultimo. L’interesse ad impugnare non può essere astratto e teorico, ma deve tradursi in un risultato pratico e utile per la parte che propone il gravame, cosa che in questo caso mancava del tutto.

Può il Pubblico Ministero impugnare una sentenza di proscioglimento per un vizio procedurale che tutela l’imputato?
No, la Corte di Cassazione ha stabilito che il PM non ha un concreto interesse ad impugnare per la violazione di una norma processuale posta a garanzia dell’imputato, soprattutto quando la decisione (in questo caso, il proscioglimento) è favorevole all’imputato stesso.

Cosa dovrebbe fare il Giudice per le Indagini Preliminari se, richiesto di emettere un decreto penale, ritiene che il fatto sia di particolare tenuità?
Secondo l’orientamento delle Sezioni Unite, il giudice non deve emettere una sentenza di proscioglimento, ma deve rigettare la richiesta di decreto penale e restituire gli atti al pubblico ministero, affinché valuti la possibilità di chiedere l’archiviazione nel rispetto del contraddittorio.

Qual è il requisito fondamentale per poter presentare un ricorso in cassazione?
Oltre ai motivi previsti dalla legge, è necessario avere un “interesse ad impugnare” concreto ed attuale. Ciò significa che la parte che impugna deve poter ottenere un risultato pratico e favorevole dall’accoglimento del ricorso, non solo una correzione teorica della legge.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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