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Appello penale: quando è ammissibile senza domicilio

La Cassazione annulla una declaratoria di inammissibilità di un appello penale. La Corte di Appello aveva errato nell’applicare una nuova norma, ignorando la validità dell’elezione di domicilio presentata secondo la legge vigente al momento del deposito dell’atto. La decisione riafferma il principio *tempus regit actum*.

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Pubblicato il 23 novembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Appello Penale: Ammissibilità e la Regola del ‘Tempus Regit Actum’

Una recente sentenza della Corte di Cassazione fa luce su un’importante questione procedurale riguardante l’ammissibilità dell’appello penale. Il caso analizzato offre spunti fondamentali sull’applicazione delle norme nel tempo, in particolare quando una legge viene modificata dopo la presentazione di un atto di impugnazione. La Suprema Corte ha riaffermato un principio cardine del nostro ordinamento: tempus regit actum, ovvero ‘il tempo regola l’atto’.

I Fatti di Causa: Un Appello Dichiarato Inammissibile

La vicenda ha origine da una sentenza di condanna per reati legati agli stupefacenti, emessa al termine di un giudizio abbreviato svoltosi in assenza dell’imputato. Il difensore dell’imputato ha proposto appello avverso tale sentenza.

Tuttavia, la Corte di appello ha dichiarato l’impugnazione inammissibile. La ragione? La mancata allegazione, unitamente all’atto di appello, della dichiarazione o elezione di domicilio dell’imputato. Secondo la Corte territoriale, questa omissione violava la disciplina vigente al momento della sua decisione.

La Difesa e il Ricorso per Cassazione

Il difensore ha presentato ricorso in Cassazione, sostenendo una violazione di legge. L’argomento centrale della difesa era che la Corte di appello avesse applicato la normativa sbagliata. Al momento del deposito dell’appello (1° luglio 2024), era in vigore l’art. 581, comma 1-ter, del codice di procedura penale, che imponeva, a pena di inammissibilità, il deposito della dichiarazione o elezione di domicilio. Successivamente, tale norma è stata abrogata con una legge entrata in vigore il 25 agosto 2024.

Il difensore ha sostenuto che, in base al principio tempus regit actum, si sarebbe dovuta applicare la legge vigente al momento della presentazione dell’appello. Inoltre, ha evidenziato che l’elezione di domicilio era stata regolarmente effettuata tramite una procura speciale allegata all’atto di impugnazione, rendendo l’appello perfettamente valido secondo la normativa allora in vigore.

Le Motivazioni della Cassazione: il Ruolo del Principio ‘Tempus Regit Actum’ nell’Appello Penale

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, annullando la decisione di inammissibilità e rinviando gli atti alla Corte di appello per il giudizio di merito. La decisione si fonda su principi chiari e consolidati.

L’Intervento Chiarificatore delle Sezioni Unite

La Suprema Corte ha richiamato una precedente sentenza delle Sezioni Unite (24 ottobre 2024), che aveva stabilito due punti fermi:

1. La disciplina contenuta nell’art. 581, comma 1-ter, c.p.p., sebbene abrogata, continua ad applicarsi a tutte le impugnazioni proposte fino al 24 agosto 2024.
2. Per soddisfare tale requisito, è sufficiente che l’atto di impugnazione contenga un richiamo espresso e specifico a una precedente dichiarazione o elezione di domicilio già presente nel fascicolo processuale, in modo da consentire un’immediata individuazione del luogo per le notifiche.

L’Applicazione al Caso Concreto

Applicando questi principi, la Cassazione ha verificato che:

– L’appello era stato depositato il 1° luglio 2024, quindi sotto la vigenza della norma abrogata.
– All’atto di appello era stata allegata la procura speciale con cui l’imputato aveva eletto domicilio presso lo studio del difensore già per il primo grado di giudizio.

Di conseguenza, il requisito formale era stato pienamente rispettato. La Corte di appello aveva quindi errato nel dichiarare l’inammissibilità, applicando retroattivamente una disciplina non pertinente e non accorgendosi che il documento richiesto era, in realtà, presente agli atti.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa sentenza ribadisce l’importanza del principio di certezza del diritto nelle procedure giudiziarie. Gli atti processuali devono essere valutati sulla base delle norme in vigore al momento del loro compimento. Le modifiche legislative successive non possono avere l’effetto di invalidare atti che erano stati compiuti correttamente. Per gli avvocati, ciò significa che la validità di un appello penale dipende dalla scrupolosa osservanza delle regole procedurali esistenti al momento del deposito, anche se queste vengono successivamente modificate. La decisione garantisce che il diritto di difesa non sia compromesso da un’errata applicazione della legge nel tempo.

Quale legge si applica a un appello penale se la norma sui requisiti di ammissibilità cambia dopo il deposito dell’atto?
Si applica la legge in vigore al momento in cui l’atto di appello è stato depositato, in virtù del principio generale ‘tempus regit actum’.

Per un appello depositato prima del 25 agosto 2024, come si poteva soddisfare il requisito dell’elezione di domicilio?
Era sufficiente che l’impugnazione contenesse un richiamo espresso e specifico a una precedente dichiarazione o elezione di domicilio già presente nel fascicolo processuale, oppure che tale documento fosse allegato all’atto stesso.

Perché la Corte di Appello ha sbagliato a dichiarare l’inammissibilità dell’appello nel caso specifico?
Ha sbagliato perché ha applicato una normativa entrata in vigore dopo il deposito dell’appello e, inoltre, non ha rilevato che l’atto di impugnazione era corredato della procura speciale contenente l’elezione di domicilio, soddisfacendo così pienamente i requisiti della legge allora vigente.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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