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Appello penale: l’obbligo di elezione di domicilio

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile un ricorso, confermando che l’atto di appello penale deve contenere l’elezione di domicilio o un riferimento specifico a una precedente dichiarazione. La Corte ha chiarito che tale onere formale sussiste anche se l’impugnazione è proposta unicamente dal difensore, in quanto l’obbligo si riferisce alla parte processuale (l’imputato). La recente abrogazione della norma non ha efficacia retroattiva.

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Pubblicato il 2 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Appello Penale: Senza Elezione di Domicilio l’Impugnazione è Inammissibile

L’appello penale rappresenta uno strumento fondamentale di garanzia nel nostro ordinamento, ma la sua efficacia è subordinata al rispetto di precisi requisiti formali. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha ribadito con forza l’importanza di uno di questi: la dichiarazione o elezione di domicilio. Con la sentenza n. 21245/2025, i giudici supremi hanno confermato che l’omissione di tale adempimento nell’atto di impugnazione ne determina l’inammissibilità, anche quando l’appello è presentato dal solo difensore.

I Fatti del Caso

La vicenda trae origine da un’ordinanza della Corte di Appello di Cagliari, che aveva dichiarato inammissibile l’appello presentato da un’imputata. La ragione era puramente procedurale: l’atto di impugnazione non era accompagnato dalla necessaria dichiarazione o elezione di domicilio, come richiesto dall’articolo 581, comma 1-ter, del codice di procedura penale. Contro questa decisione, l’imputata, tramite il suo difensore, ha proposto ricorso in Cassazione.

Il Ricorso in Cassazione e l’obbligo nell’appello penale

La difesa ha basato il ricorso su due argomentazioni principali. In primo luogo, ha sostenuto che, essendo l’appello stato proposto dal solo difensore e non anche sottoscritto dall’imputata, la norma sull’elezione di domicilio non avrebbe dovuto applicarsi. In secondo luogo, ha evidenziato che l’imputata non era stata assente nel giudizio di primo grado, circostanza che, a suo avviso, rendeva inapplicabile la disposizione in questione.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, giudicandolo inammissibile e confermando la correttezza della decisione della Corte di Appello. I giudici hanno richiamato un recentissimo e autorevole intervento delle Sezioni Unite (udienza del 24 ottobre 2024), che ha fornito un’interpretazione chiara dell’art. 581, comma 1-ter, c.p.p.

Secondo le Sezioni Unite, è sufficiente che l’atto di impugnazione contenga un “richiamo espresso e specifico” a una precedente dichiarazione o elezione di domicilio già presente nel fascicolo processuale, in modo da consentire un’individuazione “immediata e inequivoca” del luogo per le notificazioni. Nel caso di specie, l’atto di appello era totalmente carente di tale indicazione. Il difensore non aveva specificato se, quando e dove la sua assistita avesse eletto domicilio in precedenza.

La Corte ha inoltre smontato l’argomento secondo cui l’obbligo non sussisterebbe se l’appello è presentato dal solo difensore. La norma, infatti, fa riferimento alla “parte processuale”, che è l’imputato, e non a chi materialmente redige o deposita l’atto. L’onere di indicare il domicilio è quindi legato all’impugnazione in sé, a prescindere da chi la sottoscriva.

Infine, la Cassazione ha precisato un importante aspetto di diritto intertemporale. Sebbene il comma 1-ter dell’art. 581 sia stato successivamente abrogato, tale modifica legislativa si applica solo alle impugnazioni proposte dopo la sua entrata in vigore. Poiché l’appello in questione era stato depositato prima della novella, restava soggetto alla disciplina previgente, più rigorosa.

Conclusioni

La sentenza in esame costituisce un monito fondamentale per gli operatori del diritto. La dichiarazione o l’elezione di domicilio non è una mera formalità, ma un requisito di ammissibilità essenziale dell’appello penale, la cui mancanza preclude al giudice l’esame nel merito dell’impugnazione. La decisione chiarisce che tale onere non viene meno se l’atto è del solo difensore e che le nuove norme, meno restrittive, non possono salvare gli appelli presentati sotto il vigore della vecchia legge. La massima attenzione ai requisiti procedurali si conferma, dunque, un presupposto indispensabile per una difesa efficace.

È necessario indicare l’elezione di domicilio nell’appello penale anche se l’atto è presentato solo dal difensore?
Sì. La Corte di Cassazione ha stabilito che l’obbligo si riferisce alla parte processuale (l’imputato), pertanto la dichiarazione o elezione di domicilio, o un riferimento specifico a una precedente, è un requisito indispensabile a pena di inammissibilità, anche se l’atto è redatto e firmato solo dal difensore.

Cosa accade se manca l’indicazione del domicilio nell’atto di appello?
L’appello viene dichiarato inammissibile. Ciò significa che il giudice non esaminerà le ragioni e i motivi dell’impugnazione, e la sentenza di primo grado diventerà definitiva.

La recente abrogazione della norma che imponeva l’elezione di domicilio (art. 581, co. 1-ter c.p.p.) si applica anche agli appelli presentati in passato?
No. La Corte ha chiarito che la nuova disciplina, che ha eliminato l’obbligo, si applica solamente alle impugnazioni proposte dalla data di entrata in vigore della modifica legislativa. Per tutti gli atti precedenti, continua a valere la vecchia e più rigorosa regola.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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