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Appello penale: la nuova elezione di domicilio è d’obbligo

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 23575/2024, ha dichiarato inammissibile un appello penale per mancato deposito della nuova dichiarazione o elezione di domicilio contestualmente all’atto di impugnazione, come richiesto dalla Riforma Cartabia (art. 581, c. 1-ter c.p.p.). La Corte ha stabilito che l’elezione di domicilio effettuata nel giudizio di primo grado non è più sufficiente e che la nuova disciplina si applica a tutte le impugnazioni proposte contro sentenze emesse dopo la sua entrata in vigore.

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Pubblicato il 27 novembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Appello penale e Riforma Cartabia: la nuova elezione di domicilio è obbligatoria

La recente Riforma Cartabia ha introdotto significative modifiche nel processo penale, mirando a una maggiore efficienza e celerità. Una delle novità più rilevanti, che sta avendo un impatto diretto sulla difesa tecnica, riguarda i requisiti di forma per l’appello penale. Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 23575 del 2024, ha ribadito con fermezza l’obbligatorietà di un adempimento cruciale: la dichiarazione o elezione di domicilio da depositare contestualmente all’atto di impugnazione. La mancata osservanza di questa prescrizione comporta una conseguenza drastica: l’inammissibilità del ricorso.

Il caso in esame: un appello dichiarato inammissibile

La vicenda processuale nasce dall’impugnazione di una sentenza emessa dal Giudice di Pace. L’imputato, tramite il suo difensore, proponeva appello, ma il Tribunale competente lo dichiarava inammissibile. Il motivo? L’assenza, nell’atto di impugnazione, della specifica dichiarazione o elezione di domicilio ai fini della notificazione del decreto di citazione a giudizio, come prescritto dal nuovo articolo 581, comma 1-ter, del codice di procedura penale.

L’imputato decideva quindi di ricorrere in Cassazione, sostenendo principalmente due argomenti: in primo luogo, che la nuova norma non fosse ancora in vigore all’epoca del procedimento che aveva portato alla sua condanna; in secondo luogo, che l’elezione di domicilio già effettuata nel corso del primo grado di giudizio dovesse ritenersi ancora valida ed efficace.

Le motivazioni della Corte di Cassazione sul nuovo appello penale

La Suprema Corte ha respinto il ricorso, definendolo ‘manifestamente infondato’ e fornendo chiarimenti decisivi sull’applicazione delle nuove norme procedurali. Le motivazioni della decisione si articolano su tre punti fondamentali.

### L’applicazione temporale della norma

Il primo argomento della difesa, relativo alla non vigenza della norma, è stato smontato con un chiaro riferimento normativo. La Corte ha sottolineato che l’articolo 89 del D.Lgs. 150/2022 (Riforma Cartabia) stabilisce in modo inequivocabile che le nuove disposizioni sull’impugnazione, incluso l’art. 581, comma 1-ter, si applicano ‘per le sole impugnazioni proposte avverso sentenze pronunciate in data successiva a quella di entrata in vigore del presente decreto’. Poiché la sentenza di primo grado era successiva all’entrata in vigore della riforma, l’appellante era tenuto a rispettare i nuovi oneri formali.

### L’insufficienza della precedente elezione di domicilio

La Corte ha inoltre demolito la tesi secondo cui l’elezione di domicilio del primo grado potesse bastare. Citando un proprio precedente (Sez. 5, n. 3118/2024), i giudici hanno ribadito che la dichiarazione o elezione di domicilio richiesta per l’appello deve essere successiva alla pronuncia della sentenza impugnata e depositata unitamente all’atto di gravame. La nuova formulazione dell’art. 164 c.p.p. ha infatti superato il principio della durata illimitata dell’elezione di domicilio effettuata nella fase precedente. È quindi necessario un atto nuovo e specifico per il grado di appello.

### L’irrilevanza della presenza dell’imputato

Infine, è stato giudicato irrilevante il fatto che l’imputato fosse comparso a un’udienza di primo grado e non fosse stato processato ‘in absentia’. L’obbligo di depositare la dichiarazione o elezione di domicilio è una condizione di ammissibilità dell’impugnazione stessa, che prescinde dalle modalità di partecipazione dell’imputato al precedente grado di giudizio. Si tratta di un onere formale la cui omissione vizia insanabilmente l’atto.

Le conclusioni e le implicazioni pratiche

La Corte di Cassazione ha quindi dichiarato inammissibile il ricorso, condannando il ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria. La pronuncia consolida un principio fondamentale introdotto dalla Riforma Cartabia: la presentazione dell’appello penale richiede ora un’attenzione scrupolosa a nuovi oneri formali. Per i difensori e i loro assistiti, la lezione è chiara: per evitare una declaratoria di inammissibilità che precluderebbe ogni discussione sul merito della causa, è imperativo allegare sempre, all’atto di impugnazione, una nuova e apposita dichiarazione o elezione di domicilio valida per il giudizio di secondo grado. Un adempimento apparentemente burocratico, ma che si rivela un passaggio decisivo per la validità stessa del gravame.

Dopo la Riforma Cartabia, è ancora valida per l’appello l’elezione di domicilio fatta nel primo grado di giudizio?
No, la Corte di Cassazione ha chiarito che non è più sufficiente. L’art. 581, comma 1-ter, c.p.p. richiede una nuova e specifica dichiarazione o elezione di domicilio da depositare unitamente all’atto di impugnazione, a pena di inammissibilità.

La nuova norma sull’elezione di domicilio nell’appello penale si applica anche se il procedimento di primo grado è iniziato prima della Riforma Cartabia?
Sì. La Corte ha specificato che il criterio determinante è la data della sentenza impugnata. Se la sentenza è stata pronunciata dopo l’entrata in vigore del d.lgs. 150/2022, le nuove regole sull’impugnazione, inclusa quella sull’elezione di domicilio, si applicano.

Cosa succede se si presenta un appello penale senza la nuova dichiarazione o elezione di domicilio?
L’appello viene dichiarato inammissibile. Ciò significa che il giudice non esaminerà il merito dell’impugnazione e la sentenza di condanna diventerà definitiva.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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