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Appello penale: la nuova elezione di domicilio

La Corte di Cassazione chiarisce un punto fondamentale introdotto dalla Riforma Cartabia: la necessità di una nuova elezione di domicilio per ogni atto di impugnazione, pena l’inammissibilità. In questo caso, un appello è stato dichiarato inammissibile perché mancante di tale dichiarazione, nonostante la Corte d’Appello avesse inizialmente motivato la decisione su un presupposto errato (l’assenza dell’imputato, che invece era da considerarsi presente avendo richiesto il rito abbreviato).

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Pubblicato il 1 dicembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Appello Penale e Elezione di Domicilio: Un Requisito Inderogabile

La recente Riforma Cartabia ha introdotto modifiche significative nella procedura penale, con l’obiettivo di snellire e rendere più efficiente la giustizia. Una di queste novità, come evidenziato da una recente sentenza della Corte di Cassazione, riguarda un adempimento formale che può costare caro se trascurato: la elezione di domicilio nell’atto di impugnazione. Questo caso dimostra come anche un errore di valutazione da parte di una Corte d’Appello possa essere superato da un requisito di ammissibilità inderogabile, portando comunque alla stessa conclusione: l’inammissibilità del ricorso.

Il Caso: Un Appello Dichiarato Inammissibile

La vicenda processuale ha origine dalla condanna di un individuo da parte del Tribunale di Ravenna. L’imputato, tramite il suo difensore, propone appello. Tuttavia, la Corte d’Appello di Bologna dichiara l’impugnazione inammissibile. La ragione addotta dalla Corte territoriale era che, essendo il giudizio di primo grado stato celebrato in assenza dell’imputato, l’atto di appello avrebbe dovuto essere accompagnato da un mandato specifico e da una dichiarazione o elezione di domicilio, come previsto dall’art. 581, commi 1-ter e 1-quater del codice di procedura penale.

Contro questa decisione, la difesa ricorre in Cassazione, sostenendo un errore fondamentale: l’imputato non era assente, ma presente.

Giudizio in Assenza vs. Rito Abbreviato: Un Equivoco Chiave

Il punto cruciale sollevato dalla difesa era corretto. Il processo di primo grado si era svolto con il rito abbreviato, richiesto formalmente dal difensore munito di procura speciale. La giurisprudenza costante, ribadita anche in questa sede dalla Cassazione, considera l’imputato che richiede il rito abbreviato come presente nel giudizio. La scelta di questo rito speciale, infatti, implica una chiara volontà di partecipare e accettare una decisione basata sugli atti esistenti. Pertanto, la Corte d’Appello aveva commesso un errore nel qualificare l’imputato come “assente”.

La Nuova Elezione di Domicilio: il Requisito che Cambia Tutto

Nonostante l’errore della Corte d’Appello, la Cassazione ha comunque dichiarato inammissibile il ricorso, ma per una ragione diversa e più profonda, legata alle nuove disposizioni normative. La Riforma Cartabia (d.lgs. n. 150/2022) ha introdotto nell’art. 581 c.p.p. il comma 1-ter. Questa norma stabilisce che, con l’atto di impugnazione, deve essere depositata una dichiarazione o elezione di domicilio ai fini della notificazione degli atti del giudizio successivo. E questo, sottolinea la Corte, è un requisito di ammissibilità che si applica a tutte le impugnazioni, indipendentemente dal fatto che l’imputato fosse presente o assente nel grado precedente.

L’adempimento non è soddisfatto dalla semplice allegazione di una precedente dichiarazione di domicilio. La legge ora richiede che l’interessato fornisca nuovamente questa indicazione al momento dell’impugnazione, manifestando così la sua volontà di essere reperibile per il nuovo grado di giudizio.

Le Motivazioni della Cassazione

La Suprema Corte ha chiarito che il comma 1-ter dell’art. 581 c.p.p. introduce una condizione di ammissibilità autonoma e generale. Il suo scopo è garantire la certezza delle notificazioni nella fase dell’impugnazione. La precedente elezione di domicilio, effettuata per il primo grado, non ha più una validità illimitata. Con l’introduzione dell’appello, si apre una nuova fase processuale che richiede una conferma o una nuova indicazione del domicilio eletto. Di conseguenza, pur avendo la Corte d’Appello sbagliato nel ritenere l’imputato assente, la sua decisione di inammissibilità era nel risultato corretta, poiché l’atto di appello mancava di questo nuovo e imprescindibile requisito formale.

Conclusioni

Questa sentenza è un monito importante per tutti gli operatori del diritto. Le riforme processuali, in particolare la Riforma Cartabia, hanno introdotto nuovi oneri formali la cui inosservanza può avere conseguenze drastiche, come la preclusione del diritto di impugnare una sentenza. La elezione di domicilio non è più un mero dettaglio, ma una condizione essenziale per l’ammissibilità dell’appello. La decisione evidenzia la necessità di una scrupolosa attenzione agli adempimenti procedurali, poiché un errore su questo punto, anche a fronte di ragioni di merito valide, può compromettere irrimediabilmente l’esito del processo.

Un imputato che chiede il rito abbreviato tramite avvocato è considerato presente o assente al processo?
È da considerarsi presente. La Cassazione chiarisce che la richiesta di un rito speciale, effettuata tramite un procuratore speciale, equivale a una manifestazione di volontà di partecipare al giudizio, rendendo inapplicabili le norme previste per l’imputato assente.

Dopo la Riforma Cartabia, è necessario eleggere domicilio ogni volta che si presenta un atto di impugnazione?
Sì, la sentenza conferma che l’art. 581, comma 1-ter del codice di procedura penale ha introdotto una nuova e inderogabile condizione di ammissibilità. Con ogni atto di impugnazione deve essere depositata una nuova dichiarazione o elezione di domicilio, a pena di inammissibilità, anche se ne era già stata fatta una nel grado precedente.

Cosa succede se la Corte d’Appello dichiara un appello inammissibile per un motivo sbagliato, ma la decisione è comunque corretta per un’altra ragione?
La Corte di Cassazione, pur correggendo la motivazione errata, può confermare la decisione di inammissibilità se sussiste un’altra valida causa ostativa, come in questo caso la mancata nuova elezione di domicilio. L’esito finale non cambia, anche se il ragionamento giuridico viene rettificato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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