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Appello patteggiamento: limiti e inammissibilità

La Corte di Cassazione dichiara inammissibili i ricorsi contro una sentenza di patteggiamento. La decisione sottolinea come l’appello patteggiamento sia consentito solo per motivi tassativamente previsti dalla legge, escludendo contestazioni sulla motivazione del calcolo della pena o sul bilanciamento delle circostanze. Il caso in esame conferma la rigorosa interpretazione della normativa vigente.

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Pubblicato il 2 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Appello Patteggiamento: Quando la Cassazione Dichiara l’Inammissibilità

L’appello patteggiamento rappresenta una via processuale con contorni ben definiti, la cui impugnazione è soggetta a limiti rigorosi. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha ribadito questi confini, dichiarando inammissibili i ricorsi di due imputati che avevano contestato la loro condanna per motivi non previsti dalla normativa. Analizziamo insieme la decisione per comprendere meglio i confini di questo istituto.

I Fatti del Caso

Due soggetti, a seguito di un accordo con la pubblica accusa (patteggiamento), erano stati condannati dal Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Salerno. Le accuse erano gravi: lesioni personali, porto di arma clandestina e, per uno dei due, violenza privata. Le pene applicate erano rispettivamente di tre anni di reclusione e 6.000 euro di multa per il primo, e di due anni e sei mesi di reclusione e 5.500 euro di multa per il secondo.

Nonostante l’accordo raggiunto, entrambi gli imputati hanno deciso di presentare ricorso per Cassazione contro la sentenza.

I Motivi del Ricorso

I motivi addotti dai due ricorrenti erano distinti:

1. Il primo imputato lamentava un vizio di motivazione, sostenendo un erroneo calcolo della pena e la mancata concessione della prevalenza delle attenuanti sulle aggravanti.
2. Il secondo imputato denunciava una violazione di legge, specificamente il mancato assorbimento del reato di porto d’arma clandestina previsto da una legge in un’altra fattispecie normativa.

Entrambi i ricorsi, tuttavia, si sono scontrati con i paletti normativi che regolano l’impugnazione delle sentenze di patteggiamento.

Limiti all’Appello Patteggiamento: La Normativa di Riferimento

La Corte di Cassazione ha fondato la sua decisione sull’articolo 448, comma 2-bis, del codice di procedura penale, introdotto dalla legge n. 103/2017. Questa norma limita drasticamente la possibilità di ricorrere contro una sentenza di patteggiamento. L’impugnazione è consentita solo per motivi specifici, quali:

* L’espressione della volontà dell’imputato (ad esempio, se il consenso è stato viziato).
* Il difetto di correlazione tra la richiesta delle parti e la sentenza del giudice.
* L’erronea qualificazione giuridica del fatto.
* L’illegalità della pena o della misura di sicurezza applicata.

Qualsiasi motivo di ricorso che esuli da questo elenco è destinato a essere dichiarato inammissibile.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha analizzato i ricorsi alla luce della norma citata, giungendo a una declaratoria di inammissibilità per entrambi.

Per quanto riguarda il primo ricorrente, la Corte ha chiarito che la contestazione sulla carenza di motivazione riguardo all’entità della pena e al bilanciamento delle circostanze non rientra tra i motivi ammessi. La decisione del giudice era conforme all’accordo tra le parti e la pena, diminuita “fino a un terzo” come previsto dalla legge, non era illegale, ma semplicemente il risultato di una valutazione discrezionale non sindacabile in quella sede.

Anche il ricorso del secondo imputato è stato ritenuto manifestamente infondato. Secondo la Corte, l’imputazione contestava chiaramente e separatamente sia la detenzione sia il porto dell’arma clandestina, con esplicita indicazione delle norme violate. Non vi era, quindi, alcuna erronea qualificazione giuridica del fatto da correggere.

Le Conclusioni

La decisione riafferma un principio fondamentale: l’accordo di patteggiamento cristallizza la pena e la qualificazione del reato, limitando fortemente le successive possibilità di contestazione. L’appello patteggiamento non è uno strumento per rimettere in discussione valutazioni discrezionali del giudice, come il calcolo della pena, ma solo per correggere vizi specifici e tassativi. La conseguenza di un ricorso basato su motivi non consentiti è la sua inammissibilità, con la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende.

È possibile impugnare una sentenza di patteggiamento per contestare il calcolo della pena o il bilanciamento delle attenuanti?
No, la Corte di Cassazione ha stabilito che questi motivi non rientrano tra quelli tassativamente previsti dall’art. 448, comma 2-bis, del codice di procedura penale e, pertanto, un ricorso basato su di essi è inammissibile.

Quali sono i motivi validi per ricorrere in Cassazione contro una sentenza di patteggiamento?
Il ricorso è consentito solo per motivi attinenti all’espressione della volontà dell’imputato, al difetto di correlazione tra la richiesta e la sentenza, all’erronea qualificazione giuridica del fatto e all’illegalità della pena o della misura di sicurezza.

Cosa comporta la dichiarazione di inammissibilità di un ricorso contro una sentenza di patteggiamento?
Comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma in favore della Cassa delle ammende, che nel caso di specie è stata fissata in 3.000,00 euro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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