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Appello patteggiamento: i limiti del ricorso in Cassazione

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso contro una sentenza di patteggiamento, fondato su un presunto vizio di motivazione. La decisione ribadisce che, dopo la riforma del 2017, l’appello patteggiamento è consentito solo per i motivi tassativamente elencati nell’art. 448, comma 2-bis, c.p.p., tra cui non rientra il difetto di motivazione sulla mancata applicazione di cause di proscioglimento.

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Pubblicato il 12 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Appello Patteggiamento: Quando è Possibile Impugnare la Sentenza?

L’appello patteggiamento rappresenta una delle questioni più dibattute nella procedura penale, specialmente dopo le modifiche legislative che ne hanno ristretto l’ambito. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione fornisce un’importante occasione per fare chiarezza sui limiti e sui motivi validi per impugnare una sentenza emessa a seguito di accordo tra le parti. La Suprema Corte ha dichiarato inammissibile un ricorso che lamentava un vizio di motivazione, ribadendo la natura tassativa dei motivi di impugnazione.

Il Caso in Esame: un Ricorso per Vizio di Motivazione

Nel caso di specie, un imputato aveva presentato ricorso in Cassazione contro una sentenza di patteggiamento emessa dal Tribunale. Il ricorrente sosteneva che la sentenza fosse viziata da un difetto di motivazione in merito alla verifica dell’insussistenza delle cause di proscioglimento previste dall’art. 129 del codice di procedura penale. In altre parole, secondo la difesa, il giudice di primo grado non avrebbe adeguatamente spiegato perché non sussistevano le condizioni per un’assoluzione immediata dell’imputato, nonostante l’accordo sulla pena.

L’Impatto della Riforma sull’Appello Patteggiamento

Il cuore della decisione della Cassazione risiede nell’interpretazione dell’articolo 448, comma 2-bis, del codice di procedura penale, introdotto dalla legge n. 103 del 23 giugno 2017. Questa norma ha limitato drasticamente la possibilità di impugnare una sentenza di patteggiamento.

La Corte ha sottolineato che il legislatore ha operato una scelta precisa: l’impugnazione è consentita solo per un elenco chiuso e tassativo di motivi, che attengono a specifiche violazioni di legge. Tra questi motivi non rientra il vizio di motivazione, che invece è un motivo di ricorso tipico per le sentenze ordinarie.

I Motivi Ammessi per l’Impugnazione

Sebbene l’ordinanza non li elenchi tutti, la norma richiamata consente di impugnare il patteggiamento solo per motivi quali:

* Mancata espressione del consenso da parte dell’imputato.
* Corruzione del consenso.
* Erronea qualificazione giuridica del fatto.
* Illegalità della pena applicata.

Il ricorso presentato nel caso di specie non rientrava in nessuna di queste categorie.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile con una motivazione netta e lineare. I giudici hanno chiarito che la doglianza del ricorrente, relativa a una presunta “difformità” tra la richiesta delle parti e la decisione del giudice o a una presunta carenza argomentativa sulla non applicabilità dell’art. 129 c.p.p., non costituisce una violazione di legge secondo i ristretti parametri dell’art. 448, comma 2-bis.

Inoltre, la Corte ha specificato che la pena applicata non poteva essere considerata “illegale” secondo i principi stabiliti dalla sentenza delle Sezioni Unite n. 33040 del 2015 (nota come sentenza Jazouli). Di conseguenza, mancando un valido motivo di ricorso, l’impugnazione è stata respinta in via preliminare.

L’esito è stato la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro alla Cassa delle Ammende, come previsto dall’articolo 616 del codice di procedura penale in caso di inammissibilità del ricorso.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza conferma un orientamento giurisprudenziale ormai consolidato: l’appello patteggiamento è un rimedio eccezionale. La decisione di accedere a questo rito processuale speciale comporta una rinuncia quasi totale al diritto di impugnazione, salvo per vizi di particolare gravità e specificamente previsti dalla legge.

Per gli operatori del diritto, ciò significa che la valutazione sull’opportunità del patteggiamento deve essere ancora più attenta, poiché le possibilità di correggere eventuali errori in un secondo momento sono estremamente ridotte. Per l’imputato, è fondamentale comprendere che l’accordo sulla pena cristallizza la decisione, rendendola difficilmente contestabile, se non per le limitate ipotesi che la legge consente.

È possibile fare appello a una sentenza di patteggiamento per un vizio di motivazione?
No, la Corte di Cassazione ha stabilito che un vizio di motivazione non rientra tra i motivi tassativamente previsti dall’art. 448, comma 2-bis, cod. proc. pen. per impugnare una sentenza di patteggiamento.

Quali sono le conseguenze di un ricorso inammissibile contro una sentenza di patteggiamento?
La dichiarazione di inammissibilità comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle Ammende, come previsto dall’art. 616 cod. proc. pen.

La legge del 2017 ha cambiato le regole per l’appello patteggiamento?
Sì, la legge n. 103 del 2017 ha introdotto l’art. 448, comma 2-bis, cod. proc. pen., che ha limitato notevolmente la possibilità di impugnare le sentenze di patteggiamento, ammettendola solo per specifiche ipotesi di violazione di legge.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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